Ippolito Edmondo Ferrario
I diavoli di Bargagli La seconda indagine del banchiere milanese Raoul Sforza
Fratelli Frilli Editore, pagg.368, € 16,90
Il romanzo di Ippolito Edmondo Ferrario, "I diavoli di Bargagli. La seconda indagine del banchiere milanese Raoul Sforza", è ambientato in un contesto storico e culturale che affonda le radici nell'Italia del secondo dopoguerra, un periodo segnato da una continua ricerca di giustizia e verità, ma anche da una profonda omertà, che si riflette nell'oscura vicenda narrata nel testo.
La storia di Bargagli, un piccolo borgo nell'entroterra genovese, rimanda a un'epoca in cui le tensioni politiche e sociali si intrecciavano con il mutare degli equilibri economici. Dopo il 1945, l'Italia viveva la complessa fase della ricostruzione post-bellica, un periodo in cui il Paese affrontava la difficoltà di liberarsi dalle cicatrici lasciate dalla guerra civile, e nello stesso tempo cercava di trovare una nuova identità. La violenza, le trame oscure e le misteriose scomparse non erano infrequenti in un contesto dove il crimine organizzato, la politica e l'economia si intrecciavano in modo sempre più inestricabile.
La vicenda del "mostro di Bargagli", che segna la trama centrale di questo romanzo, richiama alla memoria un episodio storico che ha colpito l'immaginario collettivo, pur restando in gran parte avvolto nel mistero. Il racconto di Ferrario, pur non limitandosi a una mera ricostruzione storica, si arricchisce di una forte componente di finzione, che lo rende un affresco vivido e suggestivo di un'Italia in cui le ombre del passato non sono mai davvero scomparse.
Raoul Sforza è il protagonista di questo romanzo e rappresenta una figura di grande fascino e inquietudine. Banchiere milanese di successo, Sforza è un personaggio ambiguo, un uomo che vive tra il lusso, l'arte e la musica, ma che nasconde dietro questa facciata una spietata e implacabile determinazione. Ferrario disegna il suo protagonista come un moderno "anti-eroe", lontano dai modelli di moralità tradizionali, i cui cinismo e spregiudicatezza ne fanno una figura che non può lasciare indifferenti.
Sforza è descritto come un uomo che ha fatto delle sue abilità nell'arte degli intrighi finanziari e delle manipolazioni politiche la sua ragion d'essere. Non si fa scrupoli a ricattare figure istituzionali e a tessere trame di potere sotto il profilo finanziario, ma anche attraverso le sue capacità di controllo psicologico e manipolatorio. La sua figura è il simbolo di un sistema che agisce nell'ombra, ma che condiziona in modo determinante la vita pubblica e privata degli altri.
La sua presenza nell'indagine sul "mostro di Bargagli" non è cercata, ma si impone in modo inesorabile, come un'ombra che si stende su un passato di segreti, omertà e violenze. Se la sua natura cinica e disinteressata alla morale lo rende un indagatore fuori dal comune, è proprio questo aspetto che gli consente di penetrare nel mistero che circonda gli omicidi, svelando verità che altri non avrebbero mai avuto il coraggio di affrontare. Sforza, infatti, è un uomo che, pur spinto da motivazioni egoistiche, è capace di decifrare le contraddizioni di una società corrotta, dove la verità è spesso la prima vittima.
Il romanzo si snoda attraverso una serie di colpi di scena e di eventi che conducono il lettore nel cuore oscuro del borgo di Bargagli. Il mistero degli omicidi che da anni funestano la comunità sembra essere legato a un passato lontano, ma, come spesso accade nelle trame più affascinanti, la verità è nascosta sotto strati di silenzio, rimozione e paura. Ferrario utilizza il giallo e il noir come strumenti per esplorare non solo la psicologia dei suoi personaggi, ma anche per indagare sulle dinamiche di una società che, pur cambiando, continua a portare con sé le cicatrici del suo passato.
L'intreccio tra il personaggio di Sforza e il giornalista Diego Casazza, suo malgrado coinvolto in questo complesso puzzle, è uno degli elementi che arricchiscono ulteriormente la narrazione. Casazza, spiantato ma determinato, rappresenta un contraltare alla figura di Sforza, che appare distaccato, lucido e spietato. Il loro rapporto, purtroppo destinato a restare ambiguo e senza vera fiducia reciproca, offre uno spunto per riflessioni più ampie sulla moralità, il giornalismo e il ruolo delle istituzioni nella società italiana del dopoguerra.
Il romanzo affronta un tema centrale che è quello della verità nascosta e della corruzione, a livello sia personale sia sociale. La vicenda del "mostro di Bargagli" non è solo un caso di omicidi misteriosi, ma un simbolo delle dinamiche sotterranee che attraversano la comunità, il Paese e la stessa nazione. Ferrario non si limita a narrare gli eventi, ma li inserisce in un contesto più ampio di critica sociale, esplorando come il potere, la paura e la complicità possano condizionare la ricerca della giustizia.
Il "mostro", quindi, diventa metafora non solo di un crimine irrisolto, ma di tutte le ingiustizie e le verità che rimangono occultate da una società che preferisce chiudere gli occhi piuttosto che affrontare il passato e le sue colpe. Sforza, pur non avendo alcuna motivazione morale nel risolvere il caso, è forse l'unico capace di rivelare una verità che rischia di restare sepolta per sempre.
"I diavoli di Bargagli. La seconda indagine del banchiere milanese Raoul Sforza" è un romanzo che riesce a offrire uno spunto di riflessione profonda sulle dinamiche di potere, corruzione e omertà in una società post-bellica. La scrittura di Ippolito Edmondo Ferrario è ricca di dettagli e sfumature, e la sua capacità di creare un'atmosfera tesa e misteriosa rende il romanzo avvincente. La figura di Raoul Sforza, con la sua personalità complessa e senza scrupoli, rimane a lungo nella mente del lettore, costringendolo a confrontarsi con le contraddizioni di una società che, pur evolvendosi, non ha mai veramente risolto i suoi conflitti interni. Un libro che sa catturare l'attenzione e stimolare riflessioni più ampie sul passato e sul presente dell'Italia, senza mai rinunciare al fascino della narrativa di genere.
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