Il risveglio del Drago Stampa E-mail

Edward N. Luttwak

Il risveglio del Drago
La minaccia di una Cina senza strategia

Rizzoli, pagg.288, € 18,00

 

luttwak_drago  IL LIBRO – La crescita della Cina è destinata a scalzare gli Stati Uniti dalla loro posizione dominante? Probabilmente no. La logica della strategia dei grandi imperi finirà infatti per imporre la propria legge, fermando la corsa cinese verso la supremazia. Il problema è come ciò potrà accadere. Una rapidissima crescita economica, che continua nonostante la crisi, combinata con ambizioni di influenza politica planetaria e con il rafforzamento militare, non può che destare preoccupazioni, e scatenare l’opposizione delle altre potenze. La peculiare storia della Cina, Paese grande e a lungo isolato, circondato da territori scarsamente popolati, ha prodotto intere generazioni di leader con una debole propensione alle relazioni internazionali. Ma questi stessi leader ora sono chiamati a una sfida cruciale: accettare una crescita sbilanciata, economica ma non militare, o aprire a una vera democrazia. Solo così la loro nazione potrà espandere pacificamente la sua influenza liberandosi dai conflitti che premono ai suoi confini. In caso contrario, la resistenza globale colpirà anche la crescita economica cinese, scatenando una pericolosa instabilità. Edward N. Luttwak racconta in questo libro il presente e il futuro di una terra ancora misteriosa ma ormai centrale per le sorti del mondo. “Non guardo a questo Paese e alla sua gente da osservatore distaccato, ma da persona che ne condivide speranze e preoccupazioni” scrive. Tra queste ultime, la principale è la rotta di collisione tra una Cina resa incauta dalla crescita apparentemente inarrestabile e un’America pronta all’uso della forza per difendere i propri interessi strategici. “Il precedente di Pearl Harbor dovrebbe mettere in guardia da questo pericolo,” osserva Luttwak “ma se gli uomini fossero stati capaci di imparare qualcosa da precedenti simili, la storia non sarebbe una serie infinita di folli imprese belliche.”

  DAL TESTO – “Nel lungo termine, tuttavia, se la capacità economica della Cina dovesse continuare ad aumentare molto più in fretta di quella dei suoi antagonisti messi insieme, questi ultimi non saranno più in grado di uguagliare i suoi investimenti militari, mentre anche il processo di aggregazione tra alleati potrebbe raggiungere i suoi limiti politici. Per esempio, solo per ragioni di politica interna, la Federazione Russa potrebbe mantenere a lungo la posizione attuale di equilibrio tra la Cina e la coalizione anticinese che si sta delineando. A quel punto, gli Stati Uniti e i loro alleati, di fronte alla continua erosione del loro potere, non potrebbero più limitarsi alla cooperazione tra forze armate e Difesa per vanificare le potenziali minacce militari dei cinesi e al coordinamento diplomatico per ridurre la loro influenza.
  “Gli unici mezzi di resistenza rimasti sarebbero di tipo «geo-economico», per applicare la logica della strategia alla grammatica del commercio: limitare le esportazioni cinesi nei loro mercati, negando per quanto possibile alla Cina di importare materie prime, e bloccare ogni genere di trasferimento di tecnologia di cui Pechino potesse aver ancora bisogno in quello scenario. È ovvio che se non si può vanificare a lungo il potenziamento economico della Cina, l'unica alternativa sarebbe di impedire la sua crescita economica abbastanza per mantenere un equilibrio di potere tollerabile.
  “Allo stato attuale, la sostenuta crescita militare della Cina e la sua recente propensione ad assumere una condotta minacciosa hanno ormai cominciato a pregiudicare l'atmosfera commerciale molto favorevole che ha permesso il rapido sviluppo della sua economia, al traino delle esportazioni. In alcuni mercati i consumatori mostrano ormai segnali di antipatia verso i prodotti cinesi, in particolare in Giappone, Stati Uniti e Vietnam. I diversi scandali legati al cibo e ai giocattoli hanno fatto sì che la domanda privata per alcune categorie di merci cinesi sia calata anche in molti altri mercati. A contare qui è la scelta dei consumatori, un indicatore discontinuo e forse di scarso significato generale. Ma include esplicite scelte politiche quando si tratta degli acquisti delle autorità centrali o locali. Negli Stati Uniti e in alcuni altri Paesi adesso è meno probabile di un tempo che le autorità acquistino beni pubblici di evidente provenienza cinese, come ponti di acciaio.”

  L’AUTORE – Edward N. Luttwak, noto esperto di economia, politica e strategia militare, è consigliere del Center for Strategic and International Studies di Washington. Fra i suoi saggi più famosi usciti per Rizzoli, La grande strategia dell’Impero romano (1981), Strategia (1989 e 2001) e C’era una volta il sogno americano (1994).

   INDICE DELL’OPERA – Prefazione - 1. La fallacia del potenziamento incontrastato - 2. Sicurezza prematura - 3. L'«autismo da grande nazione» - 4. Residui storici nel comportamento cinese - 5. L'incipiente resistenza geo-economica all'ascesa della Cina - 6. Il potenziamento cinese e le reazioni mondiali - 7. L'analogia inevitabile - 8. La Cina potrebbe adottare una grande strategia vincente? - 9. L'insipienza strategica degli antichi - 10. Competenza strategica. Breve cronistoria - 11. L'inevitabilità di una resistenza crescente - 12. Perché dureranno le politiche attuali - 13. Australia. Tessere una coalizione - 14. Giappone. Disimpegnarsi dal disimpegno - 15. La sfida del Vietnam. Il nuovo alleato americano? - 16. Corea del Sud. Un esempio di subordinazione al Tianxia? - 17. Mongolia. Avamposto settentrionale della coalizione? - 18. Indonesia. Dall'ostracismo alla coalizione - 19. Filippine. Come farsi dei nemici - 20. Norvegia. Norvegia? Norvegia! - 21. Le tre politiche degli Stati Uniti nei confronti della Cina - 22. Conclusioni e pronostici - Appendice. Ascesa e declino dell'«Ascesa pacifica» - Ringraziamenti – Note - Indice dei nomi