Porzûs. Violenza e Resistenza sul confine orientale |
a cura di Tommaso Piffer Porzûs il Mulino, pagg.168, Euro 15,00
IL LIBRO – Nel febbraio del 1945 si consumava ad opera di un commando di GAP comunisti l’eccidio di 20 partigiani delle formazioni «Osoppo» stanziate sul confine orientale: si trattò del più grave e sanguinoso scontro interno alla Resistenza italiana. Nei decenni successivi le responsabilità morali e materiali dell’eccidio sono state al centro di un infuocato dibattito politico e storiografico, soprattutto per quanto riguarda il ruolo del Partito comunista italiano e i suoi rapporti con la Resistenza jugoslava. Negli ultimi anni il tema è tornato nuovamente al centro dell’attenzione anche in seguito alla proposta di attribuire lo status di monumento nazionale delle Malghe di Porzûs, dove avvenne la strage. L’intento di questo volume è duplice: da una parte fare il punto sulle più recenti acquisizioni della storiografia sull’eccidio e più in generale sul tema degli scontri interni alla Resistenza italiana, con particolare riferimento alla zona del confine orientale; dall’altra riflettere sulle categorie fin qui utilizzate per analizzare la storia della Resistenza italiana, e sul rapporto tra antifascismo, anticomunismo e democrazia. Contributi di Elena Aga-Rossi, Patrick Karlsen, Orietta Moscarda Oblak, Paolo Pezzino, Tommaso Piffer, Raoul Pupo. DAL TESTO – “L'eccidio di Porzûs […] non rappresenta solo uno dei più gravi e sanguinosi scontri all'interno del movimento partigiano, ma è anche uno degli episodi più controversi della storia della Resistenza italiana. Ancora oggi si continua a discutere sui mandanti e sulle motivazioni di questa esecuzione. A chi andava attribuita la responsabilità dell'eccidio? Ai vertici delle formazioni garibaldine e del PCI? Alla federazione di Udine? Agli sloveni? Oppure a un iniziativa personale di «Giacca»? Intorno a queste domande si è esercitato un aspro contenzioso politico e storiografico, pari forse solo a quello sull'attento dei GAP di via Rasella, che determinò poi la terribile rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine. In entrambi i casi la vicenda ha avuto un seguito nelle aule dei tribunali alimentando reciproche accuse di strumentalizzazione. Vi è però una grande differenza tra le due situazioni, a parte il fatto che mandanti ed esecutori di via Rasella furono subito chiari: l'eccidio di Porzûs fu preceduto e accompagnato da un pesante clima di intimidazioni e di violenza a livello locale, che allora e in seguito spinse al silenzio gli abitanti della zona. A differenza di altri casi inoltre gran parte della storiografia ha fin da subito sposato il punto di vista del comunisti e degli sloveni, da subito molto determinati a difendere le proprie posizioni nei confronti degli osovani, sui quali sono riusciti a insinuare pesanti sospetti.” IL CURATORE – Tommaso Piffer è assegnista di ricerca di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato "Il banchiere della Resistenza" (Mondadori 2005), Gli alleati e la Resistenza italiana (Il Mulino 2009) e Società totalitarie e transizione alla democrazia. Saggi in memoria di Victor Zaslavsky (Il Mulino 2011, a cura di e con Vladislav Zubok). Attualmente è "Visiting Scholar" presso il Center for European Studies di Harvard. INDICE DELL’OPERA - Introduzione, di Tommaso Piffer - I. Strategia e politiche delle formazioni partigiane comuniste italiane, di Tommaso Piffer - II. Violenza politica e presa del potere in Jugoslavia, di Orietta Moscarda Oblak – III. La violenza del dopoguerra al confine tra due mondi, di Raoul Pupo - IV. Il PCI di Togliatti tra via nazionale e modello jugoslavo (1941-1948), di Patrick Karlsen - V. L'eccidio di Porzûs e la sua memoria, di Elena Aga-Rossi - VI. Un termine di paragone: casi di conflitti interni alla Resistenza toscana, di Paolo Pezzino - Indice dei nomi
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