Lettere al boia. Scrivere a Stalin |
a cura di Luba Jurgenson e Maurizia Calusio Lettere al boia Archinto, pagg.147, Euro 16,00
IL LIBRO – Dagli anni del Terrore staliniano, un'epoca della quale restano pochissimi documenti privati, ci arrivano oggi queste lettere rimaste nascoste per decenni negli archivi sovietici. Sono le voci di alcune vittime che cercavano di sfuggire all'arresto, o si riconoscevano colpevoli, o chiedevano pietà (più raramente giustizia) per sé, i propri cari, il proprio paese. Erano scrittori, intellettuali, militari, diplomatici, dirigenti politici caduti in disgrazia. Si rivolgevano all'unica persona che sarebbe potuta intervenire in loro favore, la stessa, peraltro, cui dovevano la loro condanna: Stalin. Tranne in un caso, non li salvò dal boia nessuna di queste lettere, che restituiscono una visione tremenda della società sovietica negli anni dello sterminio di massa. DAL TESTO – “Era Stalin a decidere tutto? Controllava personalmente ogni angolo dell'immenso paese? Di quale autonomia godevano i «piccoli capi» locali incaricati di applicare le direttive del centro? In teoria, il margine di manovra dei subalterni era molto ridotto, per non dire inesistente, ma ciò nonostante, l'eterna incuria russa ha fatto sì che talvolta l'efficacia della repressione si inceppasse, lasciando delle scappatoie, delle vie di fuga. Grazie a questa componente di arbitrarietà e caos che si insinuava negli ingranaggi intermedi del potere, poteva accadere che la macchina, una volta messa in moto dal tiranno, sfuggisse al suo controllo. INDICE DELL’OPERA - Nota all'edizione italiana - Lettere al boia - Rompere con lo stalinismo (Ignatij Rajss - Val'ter Krivickij - Fëdor Raskol'nikov) - Proteggere i propri cari (Zinaida Rajch - Marina Cvetaeva) - Evitare l'arresto (Vladimir Kiršon - Grigorij e Marija Jagoda - Nikolaj Ežov) - Invocare la legge (Martem'jan Rjutin) – L’ultima lettera (Iona Jakir - Nikolaj Bucharin) - Salvare il proprio villaggio (Michail Šolochov) - Postfazione
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