Louis-Ferdinand Céline
Polemiche. 1947-1961
Guanda, pagg.128, Euro 12,50
IL LIBRO - Perché Louis-Ferdinand Céline è stato forse lo scrittore più amato, aborrito, e comunque discusso, del Novecento? Le sette interviste raccolte in questo volume (apparse su riviste, a volte semplicemente registrate e pubblicate postume nella stessa Francia) gettano luce su tutti gli aspetti del «caso Céline». Estese lungo un arco temporale che dall’immediato dopoguerra giunge fino all’anno di morte dell’autore, esse ci mostrano, da parte degli intervistatori, una grande varietà di atteggiamenti. Se François Nadaud sembra affrontare lo scrittore secondo un partito preso di condanna, affiora nelle parole di François Gillois la commozione di chi aveva sognato sulle pagine di Viaggio al termine della notte. Se l’intervista di Chambri appare un po’ troppo schierata dalla parte del romanziere, la lunga conversazione tra Céline e Francine Bloch assume toni più amabili e rilassati. Ma è proprio tale diversità a fornirci un’immagine completa dell’autore, a indicarci il senso più profondo di certe vicende. Di più, i testi qui presentati ci rivelano un toccante ritratto: dall’esilio politico in Danimarca a quello «morale» nella periferia parigina, Céline è «messo a nudo» innanzitutto come uomo, con le sue difficoltà materiali, le sue ossessioni, il suo senso di persecuzione, i suoi tormentati slanci.
DAL TESTO - "Lo scrittore è politico o si fa avvolgere di pubblicità. Ogni anno abbiamo ottocentomila pivelli, quattrocentomila per ogni sesso. Ottocentomila giovani che si affacciano alla vita. Si accaniscono per sapere chi è il migliore, ma ne arrivano altri ottocentomila. C'è un'età della spontaneità; ma questa età è presa dall'educazione, dal diploma. Quei giovani si perdono nel rimbambimento morale o nel commercio. Gli altri, prendono quello che gli danno: Sartre, il signor Camus, i Goncourt, i maîtres à penser ... Bevono, mangiano, s'abbuffano, questo sostituisce tutto. C'è il rnusic-hall, lo strip-tease, questo non vuol dire che ne capiscano. Io presto grande attenzione a tutti questi piaceri ... Quegli strip-tease. Si vede che non ne capiscono proprio. Parlo dal punto di vista veterinario, un po' me ne intendo. In genere a quelle signore do tre ventesimi, difetti da fare schifo, cosce in stato pietoso ... In generale si è sui 4,5,6 ventesimi, e non parliamo di quando vado alle lezioni di danza. Non ho mai lasciato le lezioni di danza. Me ne intendo. So che non dura. il fiore non dura cinquant'anni, e io mi dico è proprio biancospino 'sta roba".
L'AUTORE - Louis-Ferdinand Destouches nasce a Courbevoie (un sobborgo di Parigi) il 22 maggio 1894. Figlio di Fernand Destouches, un modesto impiegato, e di Marguerite Guillou, merciaia, trascorre quasi tutta la sua infanzia a Parigi, ove conseguita la licenza elementare esercita per vivere modesti impieghi, preparando privatamente il baccalauréat, che consegue nel 1917. Nel 1912 si arruola volontario e nel 1914, nelle Fiandre, riporta una grave ferita alla testa che gli provoca un'invalidità permanente. Viene inviato nel 1916 in Camerun nei servizi di occupazione delle antiche colonie tedesche e nel 1917 a Londra nei servizi logistici. Rientrato in Francia nel 1918, s'iscrive alla facoltà di medicina di Rennes, sposa la figlia del direttore della facoltà, da cui si separerà pochi anni dopo, e si laurea nel 1924. Dal 1924 al 1928 lavora per la Società delle Nazioni che lo invia a Ginevra, a Liverpool, poi di nuovo in Africa, negli Stati Uniti, in Canada e a Cuba. Rientrato in patria nel 1928, si stabilisce nei quartieri più poveri della periferia di Parigi, ove esercita quasi gratuitamente la professione di medico, lavorando contemporaneamente al suo primo romanzo Viaggio al termine della notte (1932), che pubblica sotto lo pseudonimo di Céline. Nel 1936 scrive Morte a credito, il romanzo sulla sua infanzia, che lo consacra definitivamente scrittore rabbioso e nichilista. Nel 1937 redige Mea culpa, un'invettiva contro la Russia sovietica e lavora a Bagatelle per un massacro, libello che assieme a La scuola dei cadaveri gli costerà pesanti accuse di antisemitismo. Durante la seconda guerra mondiale, considerato traditore e collaboratore dei nazisti, e condannato a morte dalla Resistenza, è costretto a riparare in Danimarca, dove rimane fino al 1951, scontando nel frattempo quattordici mesi di carcere. Rientrato in Francia nel 1952 al seguito di Pétain, Céline si stabilisce con la moglie Lucette a Meudon, dove rimarrà sino al termine della sua vita. Muore nel 1961, senza ricevere alcun riconoscimento da parte della critica, che ne riscopre le opere solo alcuni anni dopo la scomparsa. Oltre alle opere già citate, si ricordano: Pantomima per un'altra volta (1952), Normance (1954), Colloqui col professor Y (1955) e la «Trilogia del Nord» (D'un chateau l'autre, 1957; Nord, 1960; Rigodon, 1968).
INDICE DELL'OPERA - Introduzione, di Ernesto Ferrero - Intervista con Robert Massin - Intervista con François Nadaud - Intervista con François Gillois - Intervista con Chambri - Intervista con Francine Bloch - Intervista con Julien Alvard
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