Robinio Costi
Churchill «parente povero» tra Roosevelt e Stalin Quando il serpente statunitense «spolpò» il leone britannico
Edizioni Progetto Cultura, pagg.168, € 15
Questo saggio di Robinio Costi propone il tentativo ambizioso — e talvolta audace — di reinterpretare i rapporti geopolitici tra i principali attori della Seconda guerra mondiale attraverso una prospettiva innovativa. "Churchill «parente povero» tra Roosevelt e Stalin", pubblicato in un momento di rinnovato interesse per la genesi dell'ordine mondiale postbellico, offre uno spunto critico sulle dinamiche diplomatiche e militari che hanno segnato il secondo conflitto mondiale e i suoi esiti, con particolare attenzione al ruolo – secondo l'autore, subordinato – della Gran Bretagna rispetto agli Stati Uniti e all'Unione Sovietica.
Costi adotta un impianto saggistico che si muove in bilico tra l'analisi storica e la riflessione filosofico-politica. Il taglio revisionista, pur non indulgendo in provocazioni gratuite o negazionismi latenti, si manifesta nell'esplicita volontà di mettere in discussione alcuni totem consolidati della storiografia ufficiale. L'autore sostiene che Winston Churchill, lungi dall'essere il trionfante vincitore della guerra accanto a Roosevelt e Stalin, fu in realtà marginalizzato, trasformato in una figura accessoria – se non strumentale – nella grande partita geopolitica che avrebbe ridefinito gli equilibri globali.
In quest'ottica, gli Stati Uniti emergono come il vero attore egemonico del dopoguerra, incarnando l'immagine del "serpente" che consuma progressivamente l'"anziano leone" britannico, ormai privo delle risorse e del prestigio necessari per mantenere la propria influenza imperiale. L'analisi si appoggia su una ricostruzione densa di allusioni simboliche e di confronti retorici che, sebbene talvolta tendano alla semplificazione narrativa, riescono comunque a sollevare interrogativi legittimi circa le reali dinamiche di potere che hanno animato le relazioni tra gli Alleati.
Il testo si articola lungo due direttrici principali. La prima riguarda l'intreccio dei rapporti personali e diplomatici tra Churchill, Roosevelt e Stalin, indagati attraverso la lente di una competitività latente ma onnipresente. Qui, Costi si sofferma sull'apparente marginalizzazione del premier britannico nei momenti decisivi della pianificazione bellica e delle trattative post-belliche, sottolineando come Washington e Mosca abbiano spesso agito in modo concertato, se non esplicitamente collusivo, ai danni di Londra.
La seconda direttrice si concentra sull'interpretazione divergente del Patto Tripartito da parte delle potenze dell'Asse, individuando in tali discrepanze uno dei fattori che avrebbero reso più agevole la penetrazione degli Alleati nelle dinamiche di guerra e di pace. Questa sezione è più tecnica e meno polemica, e mostra una discreta padronanza delle fonti militari e diplomatiche, pur se integrate in modo selettivo.
Accanto al nucleo tematico principale, non mancano alcune digressioni che offrono spunti di riflessione etica e psicologica. Particolarmente avvincente risulta la trattazione della fucilazione di Mussolini e Claretta Petacci, proposta in chiave apertamente critica e con un tono che sfiora la denuncia morale. Similmente, la descrizione del suicidio congiunto di Hitler ed Eva Braun viene derubricata a manifestazione patologica di un narcisismo politico estremo, ben lontano da ogni eroizzazione romantica.
Tali passaggi, sebbene appaiano talora eccedenti rispetto al contesto generale, rivelano l'interesse dell'autore per una narrazione della storia che non si limiti alla cronaca dei fatti, ma tenti di scandagliare le motivazioni profonde, individuali e collettive, che guidano l'azione umana.
Sul piano stilistico e strutturale, il saggio di Costi si presenta come un'opera caratterizzata da una vivacità argomentativa e da una chiarezza espositiva che rendono il testo accessibile anche a un pubblico non specialista, senza rinunciare alla profondità dei contenuti. L'autore sembra privilegiare un approccio impressionistico e speculativo, che se da un lato limita la verificabilità delle sue affermazioni, dall'altro lascia spazio a una più ampia libertà interpretativa, anche di natura filosofico-politica.
Robinio Costi ci consegna con questo libro un testo che merita attenzione per il coraggio intellettuale e la volontà di problematizzare il racconto dominante. Il libro si configura come un intervento critico in grado di stimolare nuove domande e di rianimare il dibattito storico-politico su una delle fasi più decisive del XX secolo.
Non è, in definitiva, un testo per chi cerca una ricostruzione esaustiva e neutrale degli eventi, ma piuttosto per chi è disposto a confrontarsi con letture controcorrente, talvolta scomode, ma sempre orientate dalla ricerca di senso in un passato ancora drammaticamente presente nel nostro immaginario collettivo.
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