La speranza oltre il fiume |
Rino Alessi La speranza oltre il fiume Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, pagg.359, Euro 12,91
IL LIBRO – Dopo Calda era la terra, straordinario arazzo della Romagna romantica e sanguigna tra Otto e Novecento, «Il Ponte Vecchio propone il secondo grande romanzo del ciclo romagnolo, che dalla Settimana Rossa ci porta alla prima guerra mondiale e – dopo quel dramma – alle speranze di un nuovo mondo: un’altra prova straordinaria della virtù narrativa, intensa e cordiale, appassionata e vibrante, del grande narratore romagnolo, qui impegnato nella ricostruzione di un tempo memorabile. «Il Ponte Vecchio» è orgoglioso di proseguire nel progetto di pubblicazione di "Tutte le opere di Rino Alessi", voluto da Sergio Quaranta, nipote del grande scrittore romagnolo. L’intensità e la qualità delle opere narrative e teatrali dello scrittore di Cervia bastano largamente a legittimare questa impresa editoriale, che consente di rendere nuovamente disponibili libri rimasti nella memoria di molti e capaci di conquistare nuovi lettori: a cominciare dai romanzi del ciclo romagnolo, che così naturalmente rientrano nei programmi editoriali del «Ponte Vecchio», teso a recuperare e raccontare la storia e la cultura della Romagna e a proporne le voci più limpide, antiche e nuove.
DAL TESTO – “Bologna, capitale delle quattro legazioni pontificie tra l’Appennino tosco-emiliano, il Po e il Marecchia, poteva vantare una grande tradizione massonica. La Loggia “8 Agosto” ricordava ai suoi affiliati di avere avuto come maestro venerabile il conte Aurelio Saffi e come segretario Giosuè Carducci. Essa impersonava la coscienza laica del Risorgimento. Dei partiti democratici era diventata il mastice che li teneva uniti nell’azione politica contro le forze conservatrici e reazionarie. Ciò spiega perché alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia sotto la volta della Loggia “8 Agosto”, di rito scozzese antico ed accettato convivessero in fraternità d’intenti, e con un rispetto che riusciva a superare brillantemente le invidie personali e gli inevitabili pettegolezzi della vita provinciale, socialisti delle varie tendenze, repubblicani di fede mazziniana, radicali e monarchici progressisti. Poiché anni prima Bologna aveva avuto un’esemplare amministrazione municipale uscita vittoriosa da un “blocco popolare” di formazione tipicamente massonica. Ne era stato sindaco l’avvocato Golinelli, bell’uomo di mente aperta, spirante simpatia e salute, bonario e, benché “venerabile” della Loggia “8 Agosto”, alieno da atteggiamenti settari. Contro il blocco democratico di filiazione massonica, si era andato organizzando un contro-blocco clerico-moderato, al quale avevano aderito alcune malelingue, famose per la loro animosità e per l’uso che sapevano fare dell’ironia e del sarcasmo. Questi uscirono con un settimanale intitolato “Ehi, ch’al scusa” prendendo di mira non tanto l’amministrazione democratica come tale, ma i singoli componenti, in modo particolare gli assessori”.
L’AUTORE – Rino Alessi è nato a Cervia, cittadina della bassa romagnola, il 30 aprile 1885. Trascorse l’adolescenza e la prima giovinezza tra il paese natìo e Forlimpopoli, della cui Scuola Normale, a quei tempi diretta da Valfredo Carducci, fratello del Poeta, fu allievo. Si volse prestissimo al giornalismo, di cui sentiva l’ardente passione, collaboratore al “Resto del Carlino” di Amilcare Zamorani, al “Tempo” di Claudio Treves e all’”Avanti!” di Leonida Bissolati. Un servizio di inviato speciale durante i famosi conflitti sociali tra “gialli” e “rossi”, nel Ravennate, gli consentì di abbandonare definitivamente l’insegnamento e di entrare nella redazione del “Giornale del Mattino”. Del battaglione quotidiano bolognese divenne direttore nel 1911. All’entrata dell’Italia nel conflitto mondiale Rino Alessi partì volontario per il fronte del Podgora. Alcuni articoli, pubblicati nel “Secolo” di Milano, gli procurarono la chiamata all’Ufficio Stampa del Comando Supremo. Divenne, così, corrispondente di guerra del “Secolo” di Milano e del “Messaggero” di Roma. Il 13 novembre 1918 era a bordo dell’“Audace”. Sbarcato a Trieste collaborò alla rinascita de “Il Piccolo” del quale assunse la direzione. Il benemerito organo dell’italianità adriatica era stato distrutto nel 1915. L’attività letteraria di Rino Alessi si è svolta parallelamente a quella giornalistica. Nel 1909 egli pubblicava L’arcolaio, un volume di novelle romagnole favorevolmente accolte dalla critica. Venuto per la prima volta a contatto col teatro di prosa, scrisse la Scalata al potere, rappresentata con successo nel 1912. Gli impegni giornalistici e la guerra allontanavano l’Alessi dall’attività letteraria e dal teatro. Appena nel 1931 – cioè con un’interruzione quasi ventennale – egli tornò a farsi vivo con La sete di Dio, il dramma spirituale di Robespierre. Seguirono per alcuni anni, quasi di sei mesi in sei mesi, con successi di critica e di pubblico, drammi storici come Il conte Aquileia (Teresa Gonfalonieri) e Caterina de’ Medici, appartenenti col Robespierre al ciclo degli “incorruttibili”. Memorabile può dirsi anche sotto il profilo di “teatro di massa” la grandiosa rappresentazione del Savonarola con la regia di Jacques Copeau e i commenti musicali di Castelnuovo-Tedesco in Piazza della Signoria in Firenze durante un famoso “Maggio fiorentino”. Tra i drammi moderni meritano particolare menzione Il caso del dottor Hirn, Il volo degli avvoltoi, L’argine e La Gatta, che tenne il cartellone per quasi due anni al teatro Ateneo di Buenos Aires nel 1946-47 ed ebbe poco meno di cento repliche nel maggior teatro di Montevideo. Tutte le opere teatrale dell’Alessi hanno varcato il confine con rappresentazioni in Germania, in Austria, in Ungheria, in Polonia, in Cecoslovacchia, nella Spagna e nell’America Latina.
INDICE DELL’OPERA – Parte prima. Crepuscolo – La Madonna del sole – Il giornale di “Bafometto” – Novità vecchia e nuova – Un crollo – Il “puro folle” – Parte seconda. La settimana rossa – Assassinio di stato – Il ponte sul Savio – La repubblica di Malatesta – Un mese dopo – Parte terza. L’intervento – Un incontro - Vilma, occhio quarnerolo – L’arrivo di Peppino Garibaldi – La loggia “8 agosto” – Le marquis de Casablanca – Parte quarta. Il volto della guerra – Incontri – Un disertore – Bandiera gialla – Un attacco al Podgora – Le tre sorelle Manzan – Giani Camalich – Ritorno al giornalismo – Parte quinta. Al Comando Supremo – “Res non verba” – Visitatori importuni – Un alto comando – Parte sesta. La redazione – Gli argonauti della pace – Sulla via Emilia – La rivolta del pane – Il monologo di Gramsci – Parte settima. Caporetto – Lezione di strategia – Anno fatale – Cadorna – Una lettera di Mario – La figura di Nora – Al passo Zagradan – La rottura del fronte – A Cividale – La ritirata – L’onda nei campi – Al ponte della Delizia – Parte ottava. Ritorno in Romagna – Sangue sul cuscino – A “Villa Verde” – Il paese e la vecchia casa – Un caso di spionaggio – Il Re a Lugo – Parte nona. Lettere di Nora – “Sono viva” – Ricognizione – “È nato” – Parte decima. Italia! Cara Italia! – La battaglia di primavera |