Il tempo delle chiavi Stampa E-mail

Nicola Rao

Il tempo delle chiavi
L'omicidio Ramelli e la stagione dell'intolleranza


Piemme, pagg.224, € 18,90

 

rao chiavi  Il periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Ottanta è uno dei più turbolenti e tragici nella storia della Repubblica italiana. In quegli anni, l'Italia fu attraversata da un'ondata di violenza politica che interessò tanto la destra quanto la sinistra, con episodi di terrorismo, omicidi, stragi e scontri di piazza. Le tensioni ideologiche, alimentate dalla Guerra Fredda, dall'emergere di movimenti estremisti e dalle frustrazioni sociali ed economiche, sfociarono in una spirale di violenza che segnò profondamente la società italiana.

  Uno dei momenti più drammatici di questa stagione fu l'omicidio di Sergio Ramelli, uno studente diciottenne di destra, aggredito nel 1975 a Milano da un gruppo di militanti di sinistra armati di chiavi inglesi. Ramelli, dopo 47 giorni di agonia, morì in ospedale, diventando uno dei simboli di quella che fu chiamata la "guerra di strada" tra le opposte fazioni politiche. La sua morte, insieme agli altri omicidi e atti di violenza che costellarono quegli anni, fu il risultato di una crescente intolleranza che colpì tanto gli studenti, quanto i lavoratori e i giovani di varie estrazioni sociali, portando a una vera e propria divisione ideologica della società.

  Negli anni successivi, la reazione alla violenza politica non fu univoca. Mentre una parte della società e delle istituzioni cercava di promuovere il dialogo e la pacificazione, un'altra parte continuava a giustificare la violenza come risposta alla repressione del potere e alle ingiustizie sociali. Il caso Ramelli, come altri episodi simili, rimase oggetto di indagini, ma anche di silenzi e rimozioni. La memoria collettiva di quei fatti è stata segnata dalla difficoltà di fare i conti con una violenza che non ha trovato una condanna unitaria e che ha lasciato ferite profonde nella coscienza politica e sociale del Paese.

  Il volume di Nicola Rao, "Il tempo delle chiavi" contiene come una riflessione storica e culturale su uno degli episodi più significativi di quella stagione, con un'indagine che non si limita a raccontare la tragedia, ma si propone di analizzare le radici, le dinamiche e le conseguenze di un periodo che ancora oggi continua a dividere l'opinione pubblica e a suscitare interrogativi sul rapporto tra memoria, giustizia e verità.

  Rao affronta in modo approfondito l'omicidio di Sergio Ramelli, giovane militante di destra ucciso nel 1975 da un gruppo di militanti della sinistra extraparlamentare. Con una scrittura che si segnala per la sua capacità di mescolare rigore storico e uno stile narrativo che richiama quello cinematografico, Rao ci conduce in un viaggio non solo nella cronaca di quel crimine, ma anche nel contesto culturale, sociale e politico di quegli anni, offrendo una riflessione complessa sull'intolleranza, la violenza e la memoria collettiva.

  La ricerca è supportata dalla vastità della ricerca documentale, che include testimonianze inedite e molti documenti d'archivio, rivelando dettagli sconosciuti sia sui fatti sia sul contesto. Rao esplora gli anni di piombo in maniera esaustiva, partendo dalla strage di Piazza Fontana e arrivando al tragico epilogo dell'omicidio Ramelli, contestualizzando i fatti all'interno di un periodo di estrema polarizzazione politica. La scelta di concentrarsi su Milano, teatro di molti degli scontri più violenti, consente all'Autore di analizzare in profondità le dinamiche delle violenze politiche tra i gruppi di estrema sinistra e quelli di estrema destra, mettendo in luce non solo gli episodi di sangue, ma anche le sfide sociali ed economiche che segnarono quegli anni.

  L'omicidio di Sergio Ramelli, infatti, non è solo una tragedia individuale, ma un sintomo di una violenza che attraversava tutta la società. Come Rao documenta, le chiavi inglesi, strumento dell'aggressione, diventarono il simbolo di un'epoca in cui le ideologie estreme giustificavano la violenza come metodo di lotta politica. La ricostruzione che Rao propone non si limita al racconto dei fatti, ma si spinge più in profondità, interrogandosi sul senso della memoria storica e sulla rimozione di questi episodi dalla coscienza collettiva.

  Un aspetto centrale del libro è la denuncia del "grande processo di rimozione" di cui parla l'Autore, che riguarda non solo i responsabili materiali e morali della violenza, ma anche la società che, per anni, ha ignorato o minimizzato l'importanza di quegli episodi, spesso ritenendoli frutto di un conflitto "legittimo" tra le due parti. In questo senso, il libro non è solo una cronaca di fatti passati, ma una riflessione sulla costruzione della memoria storica e sulle difficoltà di fare i conti con un passato che continua a generare divisioni.

  Lo stile di Rao è intenso e coinvolgente. Il suo approccio narrativo ricorda quello dei film di Elio Petri, riuscendo a rendere vivida la drammaticità degli eventi e a ricostruire il clima di tensione che pervadeva la Milano di quegli anni. La narrazione è ricca di dettagli, ma mai pedante, e riesce a mantenere il giusto equilibrio tra la sfera storica e quella emotiva, quella che rende il racconto di Ramelli non solo una vicenda politica, ma anche una tragedia umana.

  Un altro merito del libro è quello di non limitarsi a raccontare un singolo episodio, ma di inserirlo in un contesto più ampio che riguarda l'intero periodo delle violenze politiche in Italia. Attraverso il caso di Ramelli, Rao solleva interrogativi più generali sul ruolo dell'intolleranza politica, sugli effetti della violenza nella formazione dell'identità collettiva e sulle difficoltà di ricostruire una verità condivisa in un contesto di forte polarizzazione.

  "Il tempo delle chiavi", dunque, è un libro importante, che non solo arricchisce la comprensione storica di un periodo cruciale della storia italiana, ma offre anche una riflessione sul valore della memoria e sul pericolo di rimuovere o giustificare episodi di violenza che continuano a segnare il nostro presente. Con questo lavoro, Nicola Rao si conferma come uno storico attento e coraggioso nell'indagare temi complessi e dolorosi, con una sensibilità che va oltre la semplice cronaca per diventare un'occasione di riflessione sulla nostra storia recente.