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Unanimemente considerata tra le opere più alte della letteratura russa e di tutto l’Ottocento europeo, I fratelli Karamazov è l’ultima opera di F. Dostoevskij. Pubblicato inizialmente, e solo in parte, tra il 1879 e il 1880 sul «Messaggero Russo», vide la luce nella sua forma integrale nel 1880. Al centro della narrazione le vicende della famiglia Karamazov, padre e quattro figli, di cui uno illegittimo, e tre di loro nati da madri diverse, tutte precocemente scomparse. Aleksej, Dmitrij, Ivan e Smerdjakov si muovono circondati da un teatro di personaggi altrettanto cruciali e determinanti, non solo ai fini della narrazione ma anche ai fini del perfetto equilibrio su cui...
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«Non temere la sacralità e i sentimenti, di cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in bruti e stupidi automi adoratori di feticci», con questa esortazione Pier Paolo Pasolini, nel 1975, precorreva in modo geniale il suo tempo e anticipava la contraddizione più lacerante del mondo contemporaneo. Il conservatorismo inteso come difesa dei valori dello spirito, come un recupero di ciò che di buono aveva il nostro passato, di ciò che rende ogni uomo “Uomo”, è il tema di questo pamphlet, colloquiale e agile. “Difendi, conserva, prega!”: una difesa in controtendenza dei doveri contro i diritti, dell’obbedienza e del rispetto contro...
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“La vostra gente vuole combattere e così farà anche la nostra, finché l’ultima goccia del nostro sangue Seminole non avrà bagnato il nostro terreno di caccia.” Così il grande capo Osceola dichiarava guerra all’invasore bianco.
In questo viaggio lungo i quattro secoli di storia che hanno cambiato il destino di una nazione non si parla dei “pellerossa” come massa unitaria e selvaggia; ogni tribù e ogni territorio sono raccontati attraverso le biografie dei protagonisti. Spiccano la saggezza e la tolleranza dei nativi americani, ma anche le loro iniziazioni terribili e le credenze mistiche.
Da Pocahontas alla capitolazione di Geronimo...
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Chi vuole avvicinarsi a Cioran apra questo libro: è forse il suo più perfetto, ma soprattutto è quello che lo rivela nei suoi gesti peculiari, nella fisiologia, nel «ritmo suo proprio, pressante e irriducibile». Maestro attuale di quell’arte del «pensare contro se stessi» che si era già dispiegata in Nietzsche, Baudelaire e Dostoevskij, questo scrittore rumeno, al quale dobbiamo la più bella prosa francese che oggi si scriva, appartiene per vocazione alla schiera dei condannati alla lucidità. Che la lucidità sia una condanna, oltre che un dono, nessuno sa mostrarcelo, con altrettanta precisione, con altrettanta inventiva, quasi da camuffato romanziere. E si tratta di una lucidità...
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