Fernando Gentilini
Atlante delle città eterne Itinerari e voci nell'Europa delle idee
Baldini+Castoldi, pagg.304, € 20,00
In "Atlante delle città eterne", Fernando Gentilini compie un viaggio singolare attraverso alcune delle città più emblematiche d'Europa. Non un viaggio fisico, né tantomeno storico o turistico, ma un'immersione profonda nella loro essenza culturale e ideale. L'autore, diplomatico e scrittore di lungo corso, ci invita a considerare le città non come mere entità geografiche, ma come luoghi scolpiti dalle idee, dalle voci e dalle storie che le hanno attraversate nel corso dei secoli.
Il concetto di "viaggiare in verticale", introdotto nel testo, suggerisce una modalità di esplorazione che va oltre la superficie visibile delle città, risalendo il filo delle loro radici storiche, filosofiche, letterarie e spirituali. La città, per Gentilini, non è solo una costruzione fisica, ma un organismo vivente che respira attraverso il ricordo e la memoria collettiva dei suoi abitanti passati, i quali continuano a tramandare la loro essenza attraverso le parole, le azioni, i sogni e le ideologie.
L'"eternità" delle città che Gentilini esplora non è da intendersi nel senso di una durata infinita nel tempo, quanto piuttosto come una dimensione ideale e astratta. La città eterna è quella che, pur evolvendosi, conserva un'impronta immutabile nel cuore della sua cultura. Un esempio lampante è Roma, che l'autore analizza attraverso le voci di Nerone e San Benedetto, risalendo alle origini del monachesimo e del mito olimpico. La Roma di Gentilini non è quella turistica, ma quella che alberga nel pensiero e nelle narrazioni, una Roma senza monumenti, svuotata dei suoi palazzi e delle sue strade, in cui l'eco delle parole dei suoi più illustri abitanti riecheggia ancora.
Questo approccio permette all'autore di restituire una Roma lontana dall'immagine solita di monumenti e statue, per renderla un'entità eterea, impregnata di cultura e memoria. Lo stesso discorso vale per Milano, che Gentilini dipinge come una città ingegnosa e rinascimentale, ancora viva nel pensiero di Leonardo e nella figura della principessa Belgiojoso. Qui, la dimensione del Rinascimento non è solo storica, ma anche una sorta di stato mentale, un modo di concepire il mondo che resiste nel tempo.
Le città di Gentilini non sono solo fisiche ma soprattutto concettuali, e l'autore le esplora attraverso il filtro delle grandi figure culturali che ne hanno segnato la storia. Parigi non è solo la città della "grandeur" politica e nazionale di Charles de Gaulle, ma anche quella romantica e fragile di Edith Piaf, una Parigi che esiste tanto nelle canzoni quanto nella politica, tanto nel sentimento personale quanto nelle sue grandi tensioni sociali.
Ciò che distingue "Atlante delle città eterne" da altri libri di viaggio o di storia delle città è la sua prospettiva che si sviluppa attraverso le voci degli scrittori, degli artisti, dei santi e dei filosofi che le hanno abitate. Gentilini non si limita a tracciare percorsi geografici e cronologici; il suo è un cammino che interseca il pensiero, la letteratura e l'arte. La Sarajevo di Predrag Matvejević diventa il simbolo della distruzione e della rinascita, e la Pietroburgo di Iosif Brodskij risorge ciclicamente dalle acque, rappresentando l'idea della continuità nel cambiamento, di un'esistenza che non si arrende nemmeno davanti alle tragedie.
Attraverso le parole degli scrittori, l'autore ricostruisce città che sembrano "fatte di niente", prive della concretezza dei palazzi, degli edifici e delle piazze. Ma questa assenza di oggetti materiali, lungi dall'indicare una città svuotata, suggerisce piuttosto una città fatta di idee, sogni e ideali, un luogo in cui il passato e il futuro si fondono, dove le voci degli abitanti diventano un filo invisibile che attraversa le generazioni. Non si tratta quindi di un'assenza o di un vuoto, ma di un deposito di esperienze culturali che si tramandano e si intrecciano.
Una delle chiavi interpretative del libro è il rapporto tra passato e futuro. In queste città eterne, il tempo non scorre in modo lineare, ma è un fluire che ingloba e rielabora continuamente ciò che è stato. In questa dimensione temporale, il futuro non è visto come un opposto del passato, ma come una sua naturale evoluzione. Gentilini riesce a costruire un ponte tra la memoria storica e la proiezione ideale, mettendo in evidenza come le città non siano mai veramente finite, ma continuino a vivere attraverso il loro spirito, le idee e le esperienze che in esse si sono sedimentate.
In un mondo che sembra sempre più incentrato sull'effimero e sul materiale, il libro di Gentilini rappresenta una riscoperta della profondità, una riflessione sulla cultura come luogo di incontro tra passato e futuro, tra l'essenza delle città e le parole che le raccontano. Attraverso una scrittura lucida e ricca di riferimenti, l'autore riesce a trasmettere una visione dell'Europa e delle sue città che non è solo storica, ma anche ideale e simbolica, rendendo questo "Atlante" un'opera tanto affascinante quanto stimolante per il lettore curioso e appassionato di cultura, filosofia e storia delle idee.
|