Aurelio Picca
La gloria
Baldini+Castoldi, pagg.192, € 17,00
Quest'opera di Aurelio Picca si immerge nelle profondità della passione sportiva e nelle contraddizioni della società, riuscendo a evocare un mondo che, pur radicato nella storia dell'Italia, sembra al contempo appartenere a un tempo irripetibile. Nella sua prosa vivace e meditativa, Picca ci guida in un viaggio che attraversa non solo il mondo dello sport, ma anche la psicologia dei suoi protagonisti, mettendo in luce l'intima relazione tra il corpo e l'anima, tra la fatica fisica e quella esistenziale.
La scrittura di Picca, sin dalle prime righe del testo, si distingue per la sua capacità evocativa. Le immagini sensoriali sono potenti e pregnanti: il rumore dei guantoni che colpiscono il sacco in palestra, l'odore del sudore che impregna le giacche degli atleti, la pelle dura e lucida di chi ha vissuto la fatica dell'allenamento e della competizione. Il ritmo del libro sembra quasi seguire il battito cardiaco degli sportivi descritti, un costante aumento di tensione che culmina nella ricerca spasmodica della gloria.
L'autore, con una sensibilità da poeta, riesce a trasformare ogni dettaglio in un simbolo. Il sudore e la fatica non sono solo segnali di un corpo che si spinge oltre i propri limiti, ma anche espressione di una lotta più profonda: quella contro il tempo, contro la fragilità del corpo umano, contro il destino ineluttabile che ogni grande campione è destinato ad affrontare, prima o poi. Attraverso il racconto di grandi figure dello sport, come Benvenuti, Monzón e Rinaldi, Picca riesce a dar voce alla tensione interiore che si nasconde dietro ogni gesto atletico.
"La gloria" non è solo un inno all'impresa sportiva, ma una riflessione sulle sue implicazioni più ampie. La celebrità, il trionfo, le medaglie, i trofei: tutto ciò che nel pensiero comune rappresenta l'apice del successo, viene messo in discussione da Picca. La gloria, infatti, ha una faccia ambigua: può essere tanto luminosa quanto effimera, tanto desiderata quanto pericolosa. Quello che resta dopo la conquista del successo sportivo non è solo un'aura di onore, ma anche il corpo segnato dalla sofferenza, le cicatrici, i fallimenti, le delusioni.
L'autore ci invita a riflettere su quanto sia sottile il confine tra vittoria e sconfitta, su quanto le emozioni legate a un successo possano trasformarsi in fardello una volta che l'adrenalina scema e il pubblico si è disperso. Quella che inizialmente appare come un'eroica celebrazione della potenza fisica e della resistenza, si trasforma in una lucida analisi della fragilità umana, della vulnerabilità che ogni campione deve affrontare dopo aver conquistato il suo momento di gloria.
Uno degli aspetti più riusciti del libro è l'uso dello sport come metafora della vita quotidiana, delle sfide personali che ogni individuo affronta nel corso dell'esistenza. Picca non si limita a raccontare le gesta eroiche degli atleti, ma ne esplora anche la solitudine, la fatica e la sollevazione interiore che si celano dietro ogni grande impresa. L'atleta, nella sua essenza, è simbolo di ogni persona che si confronta con le proprie limitazioni, che cerca di superare ostacoli insormontabili per raggiungere un obiettivo che, spesso, si rivela meno importante della strada percorsa.
In questo senso, il libro non parla solo di sport, ma dell'animo umano nella sua interezza. La gloria, nelle pagine del volume, diventa il culmine di un cammino che non è mai privo di sofferenza. La metafora dello sport diventa, così, una riflessione sulle scelte individuali, sulla fatica che implica ogni singola decisione, e sul peso che la ricerca di un ideale può comportare.
La prosa di Picca è una fusione tra il reportage e la poesia. La scrittura, densa di immagini forti e concrete, si fa spesso lirica, capace di cogliere la bellezza e la drammaticità del gesto atletico, ma anche la caducità del trionfo. Ogni parola sembra studiata per risuonare nella mente del lettore, evocando sensazioni tattili, sonore, visive che si imprimono nella memoria. Il ritmo della narrazione è serrato, dinamico, proprio come un incontro di pugilato o una gara di ciclismo, eppure non manca di spazi di riflessione, dove l'autore lascia che il lettore assapori il respiro dei protagonisti e le loro emozioni più intime.
Picca, giornalista di formazione, con il suo sguardo acuto e disincantato, riesce a descrivere con lucidità anche gli aspetti più crudi e dolorosi del mondo sportivo, senza mai scadere nel sensazionalismo. La sua scrittura è priva di retorica, ma piena di pathos, capace di restituire la verità nuda e cruda dell'atleta che combatte non solo contro l'avversario, ma anche contro se stesso.
In questo viaggio nella dimensione eroica e tragica dello sport, Picca ci regala una riflessione profonda sulla natura umana, sull'ambizione e sul significato del successo. Un'opera che, pur radicata nell'esperienza sportiva, si rivela universale, perché parla di ciò che tutti noi, in un modo o nell'altro, cerchiamo di conquistare: la nostra personale gloria, quella che resta, per chi è capace di affrontare il dolore e la fatica, e che, alla fine, è davvero degna di essere chiamata tale.
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