Carlo Panella
Elogio del sovranismo Per un'Europa delle patrie
Piemme, pagg.190, € 10,90
Il sovranismo è un orientamento politico che è andato affermandosi nel corso degli ultimi anni. In questo libro, il giornalista Carlo Panella ne afferma la validità in contrapposizione all'europeismo che, pur "rispettabile e nobile", si è nei fatti "rivelato impraticabile" in quanto "tutti i popoli e i governi europei hanno agito e continuano ad agire da sovranisti".
A Bruxelles, secondo l'Autore, risiede "un monstrum burocratico e tecnocratico, una sorta di "casta" autorefernziale che esercita di fatto un immenso potere decisionale. Fuori da ogni controllo. Se si paragonano i poteri decisionali e normativi effettivi dell'unica istituzione espressione diretta della sovranità popolare, il Parlamento Europeo, con quelli esercitati di fatto dalla nomenclatura burocratica dell'Unione Europea, il risultato è sconfortante".
Panella ricorda che "sovranista in pieno e ante litteram era Charles De Gaulle", mentre "dalla sinistra in Italia il termine viene usato poco meno che come un insulto. Ed è uno dei suoi tanti errori", come peraltro "conferma l'ottimo Luciano Canfora, intellettuale progressista".
C'è un sovranismo di destra e ce n'è uno di sinistra, "che in parte coincidono, tanto che non stupisce che Giorgia Meloni sia concorde con Canfora nel caratterizzare il suo sovranismo come contrasto alla globalizzazione".
L'Autore spiega poi che "non esiste un "popolo europeo", ma molti e diversi popoli delle nazioni d'Europa. Questo significa molto, tutto, perché le diversità non sono appianabili, sono anzi la ricchezza del Vecchio Continente e non sono riducibili a uno. La coscienza di sé di un popolo, l'attaccamento alla propria individualità storica, sempre complessa e travagliata, l'amore per le proprie radici sono fattori positivi. Non sono affatto contrastanti con l'apertura ad altre culture e storie. Non sono prodromi di razzismo e xenofobia, deprecabili, ma che hanno ben altre origini. La difficoltà e l'impossibilità di costruire uno Stato Europeo hanno avuto proprio in questo la propria origine principale: le estreme, radicate, differenze tra i popoli europei".
L'Ue, "autoritaria e giustizialista", potrebbe avere domani ai vertici "una maggioranza influenzata dalla follia della "cancel culture" anglosassone, dalle teorie di genere o dalle tante e distorte evoluzioni della giurisdizione nella modernità. Incluse quelle che legittimano le norme shariatiche, obiettivo proclamato delle forti organizzazioni dell'islam politico europeo e di non pochi giuristi del politically correct".
A proposito del "disastro ucraino innescato dall'Unione Europea" (questo è il titolo del capitolo 17), l'Autore osserva che "un'analisi obbiettiva e non partigiana non può dare torto a Valdimir Putin che non accetta di avere missili americani puntati contro la Russia, installati proprio ai suoi confini con l'Ucraina. La storia non si ripete ma la posizione di Putin, in realtà, non è dissimile da quella di John Kennedy di fronte ai missili sovietici installati a Cuba nel 1962".
Il principio dell'inviolabilità delle frontiere "definite dal Consiglio di sicurezza dell'Onu al termine della Seconda guerra mondiale" è stato "platealmente violato" – prima ancora della Russia in Crimea nel 2014 – dall'Ue, dalla Nato e dall'Onu "sottraendo nel 1999 il Kosovo alla sovranità della Serbia, al termine di una violenta guerra, per favorire poi nel 2008 la proclamazione della sua indipendenza".
Panella auspica la ripresa delle "relazioni con Mosca, per impedire che faccia blocco con Pechino formando una superpotenza bicefala che diventerebbe addirittura la più potente sul pianeta dal punto di vista militare". |