Il nido del falco Stampa E-mail

Antonio Fiori

Il nido del falco
Mondo e potere in Corea del Nord
Seconda edizione


Le Monnier, pagg.365, € 27,00

 

fiori falco2  Questo volume di Antonio Fiori (professore associato presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Bologna) contiene un'analisi seria, obiettiva e documentata della complessa realtà nordcoreana e offre un utilissimo strumento a chiunque intenda cercare di comprendere le mosse politiche del regime di Pyongyang.

  Il volume è diviso in sei capitoli. Nei primi due, l'Autore spiega l'importanza esercitata dal «dilemma della sicurezza» "nella modellazione della politica estera nordcoreana, facendo leva, in particolare, sul complesso rapporto" intercorso tra la Corea del Nord e i suoi "due tradizionali alleati, l'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese". Il terzo e il quarto capitolo esaminano la sfida nucleare nel confronto con gli Stati Uniti, mostrando "come la Corea del Nord fosse preparata a imbarcarsi in provocazioni originate dalla percezione del rischio, ma non fino al punto di destabilizzare o mettere in pericolo la sopravvivenza politica del leader". Il quinto capitolo è focalizzato sulla seconda transizione di potere a Pyongyang, mentre il sesto si incentra sugli avvenimenti più recenti, facendo luce "sulle complesse dinamiche interne alla famiglia Kim così come alle relazioni esterne, che hanno trovato la loro sublimazione nel rapporto di «amore-odio» tra il giovane leader nordcoreano e il nuovo presidente americano, senza dimenticare, tuttavia, le profonde frizioni che hanno segnato nell'ultimo decennio il rapporto tra la Corea del Nord e la Repubblica Popolare Cinese".

  Secondo l'Autore, il regime di Pyongyang non rappresenta, "in alcuna misura, un provocatore irrazionale": "È molto probabile [...] che la Corea del Nord abbia deliberatamente scelto di sfidare gli Stati Uniti e la comunità internazionale, indossando i panni di attore irrazionale, al fine di ottenere razionalmente dei vantaggi. La razionalità normalmente descrive, infatti, un comportamento posto in essere da un attore al fine di massimizzare i propri profitti, in relazione ai costi e in accordo con le sue preferenze".

  Fiori invita a guardare alla politica estera nordcoreana "attraverso l'ottica della percezione di una minaccia esterna – il «dilemma della sicurezza» - e di una interna, incentrata sulla transizione di potere. L'adozione di questa duplice chiave analitica comporta che l'ambiente interno e internazionale della Corea del Nord rappresenti la causa, mentre i comportamenti provocatori del regime l'effetto. La scarsa attenzione tradizionalmente riservata alle variabili intervenienti – per l'appunto il «dilemma della sicurezza» e le problematiche legate alla successione – che fanno da sfondo al comportamento erratico di P'yŏngyang, ha costantemente impedito la piena comprensione degli obiettivi di policy del regime e della sua risolutezza nell'assumersi dei rischi".

  A motivare, dunque, le provocazioni nordcoreane sarebbe più la paura che una "naturale attitudine del Paese. Questo spiega anche la politica della «milizia prima di tutto» (Sŏn'gun chŏngch'i) inagurata da Kim Chŏngil nel dicembre 1991 e valida ancora oggi: essa "intende riflettere la seria lezione tratta dalla storia del movimento socialista nel Ventesimo secolo, che vide la sottomissione di fronte alla pressione militare portata dagli imperialisti. Secondo la visione del Sŏn'gun, l'economia è in grado di riprendersi da uno shock, ma il crollo delle forze armate porterebbe al collasso dell'intera nazione. La Corea del Nord sostiene che la politica del Sŏn'gun di dare priorità alla milizia a scapito dell'economia abbia portato alla razionalizzazione di molti obiettivi, come il lancio di missili a lungo raggio e la messa in orbita di un satellite".