George Orwell
Il potere e la parola Scritti su propaganda, politica e censura
Piano B Edizioni, pagg.237, € 15,00
Quanto mai opportuna si rivela la pubblicazione di questo libro in cui sono raccolti sedici scritti di George Orwell dedicati alla propaganda e alla manipolazione dell'informazione, preceduti da un ampio saggio introduttivo di Diana Thermes intitolato "Orwell e la potenza della parola".
Orwell spiega che la menzogna organizzata è intrinseca a ogni sistema totalitario, il quale "richiede infatti la continua alterazione del passato e alla lunga, probabilmente, esige uno scetticismo sulla stessa esistenza della verità oggettiva".
Dal punto di vista della libertà d'espressione, "non c'è molta differenza tra un semplice giornalista e il più "apolitico" e fantasioso degli scrittori. Il giornalista non è libero, e quando è obbligato a mentire o a sopprimere delle notizie che ritiene importanti è ben consapevole di non esserlo; lo scrittore di fantasia non è libero quando deve falsificare i propri sentimenti soggettivi, che dal suo punto di vista sono fatti reali".
L'aspetto inquietante, secondo l'Autore, è rappresentato dal fatto "che i nemici consapevoli della libertà sono proprio coloro per i quali la libertà dovrebbe contare di più. Il grande pubblico non si preoccupa di questa faccenda, in un modo o nell'altro. Non è favorevole alla persecuzione dell'eretico, ma neppure si sforza di difenderlo. È allo stesso tempo troppo saggio e troppo sciocco per accettare il punto di vista totalitario. L'attacco diretto e consapevole alla dignità intellettuale arriva proprio dagli stessi intellettuali".
Orwell sottolinea la distanza che intercorre tra il gergo degli editorialisti e dei portavoce governativi e il linguaggio utilizzato dalle persone comuni: "Il fatto è anche che il linguaggio chiaro, popolare, quotidiano, sembra essere istintivamente evitato".
Un governo veramente democratico, invece, è "un governo disposto a dire alla gente cosa sta accadendo oggi e cosa dovremo fare domani, quali sacrifici sono necessari e perché. E per farlo dovrà avere degli strumenti: le parole giuste, e il giusto tono di voce, verranno per primi".
La libertà di stampa, osserva Orwell, è minacciata dal fatto che la gran parte dei mezzi di informazione è "di proprietà di poche persone".
Tuttavia, "la relativa libertà di cui godiamo dipende sempre dall'opinione pubblica. La legge non garantisce una protezione adeguata. I governi fanno le leggi, ma il fatto che siano applicate, e il comportamento della polizia, dipende dal temperamento generale del Paese. Se un gran numero di persone è interessato alla libertà di parola, allora avremo libertà di parola – anche se la legge dovesse vietarla; se l'opinione pubblica è fiacca, le minoranze scomode saranno perseguitate – anche se esistessero leggi per proteggere tali minoranze".
Lo scrittore lamenta poi il fatto che "coloro che si dichiarano favorevoli alla libertà d'opinione, in genere abbandonano i propri convincimenti quando i perseguitati sono i loro stessi avversari". |