Andrea Santangelo
La battaglia di El Alamein
il Mulino, pagg.228, € 19,00
Andrea Santangelo, storico militare, ricostruisce in questo volume la storia della leggendaria battaglia di El Alamein che, combattuta nel 1942 tra le forze dell'Asse e quelle degli Alleati, cambiò definitivamente le sorti della Seconda guerra mondiale.
I tre eserciti coinvolti (italiano e tedesco da un lato, britannico dall'altro) erano – spiega l'Autore – "molto differenti l'uno dall'altro, sia per la qualità dei materiali, sia per le dottrine di guerra impiegate. Il caso volle che l'unica nazione che non abbia mai davvero voluto impegnarsi a fondo nella guerra africana, la Germania nazista, in realtà avesse l'esercito più adeguato a sostenere tale campagna".
I fattori che determinarono l'esito delle tre battaglie di El Alamein, al di là della qualità dei cannoni e dei carri, "furono il divario numerico di truppe e mezzi, nonché la facilità alleata di rimpiazzare le perdite".
"Se poi – continua Santangelo – a questi si aggiungono anche le differenze qualitative tra un M13/40 e uno Sherman, o tra un pezzo di artiglieria italiano residuato della Grande Guerra e uno alleato, il quadro è completo. Anche i materiali tedeschi spesso non reggevano il confronto con quelli alleati: il grosso delle divisioni corazzate di Rommel era infatti ancora costituito dai Panzer III delle prime versioni, ormai inadatti a contrastare efficacemente Grant e Sherman. In aria lo squilibrio numerico era ancora più evidente e la pari o maggior qualità di alcuni mezzi dell'Asse non poté minimamente influire sull'esito finale. Con tale disparità di forze in gioco, e potendo avvantaggiarsi anche delle intercettazioni di ULTRA, quasi stupisce che gli Alleati abbiano impiegato addirittura dodici giorni per sfondare il fronte italo-tedesco, e senza distruggere completamente le unità di Rommel".
Santangelo riconosce che i paracadutisti italiani della «Folgore» "si difesero con valore" e "riuscirono a fermare, pur con gravi perdite i fanti inglesi, che si trincerarono in attesa dei carri". "Tra i caduti della «Folgore» vi fu il comandante del raggruppamento, il capitano Costantino Ruspoli dei Principi di Poggio Suasa, colpito al petto da una raffica di mitragliatrice mentre guidava un contrassalto ai carri inglesi con bome a mano e bottiglie incendiarie. Appartenente a una nobile famiglia romana, Costantino Ruspoli aveva un fratello maggiore che morì anch'esso a El Alamein il 4 novembre: Marescotti Ruspoli, tenente colonnello nel 187° reggimento della «Folgore». Entrambi i fratelli furono decorati di medaglia d'oro al valor militare".
"La forte e inaspettata resistenza della divisione «Folgore» (di soli 5.000 uomini, quasi del tutto privi di armi pesanti) - si legge ancora nel testo – costò agli inglesi 70 tra mezzi corazzati e blindati, 600 morti e 197 prigionieri, tanto da costringere il generale Horrocks a cambiare i piani offensivi del XIII corpo".
Secondo l'Autore, "El Alamein non era stata una vittoria completa" per gli Alleati: "probabilmente era stata decisiva [...] nel far cambiare le sorti della guerra, ma certo non completa". |