Che cosa è la mafia Stampa E-mail

Gaetano Mosca

Che cosa è la mafia

Nino Aragno Editore, pagg.XXX-58, € 12,00

 

 mosca mafia IL LIBRO – Un reato che "giustamente" ha commosso l'Italia: l'assassinio nel 1893 di Emanuele Notarbartolo, marchese di San Giovanni. Esponente politico della Destra storica, sindaco di Palermo e poi direttore generale del Banco di Sicilia. Uomo "competentissimo" e "inesorabile coi disonesti". La prima vittima eccellente della mafia. Un processo che "seriamente" ha preoccupato gli italiani: increduli di fronte allo scandalo di aule di tribunali da cui, anni dopo, escono impuniti sia gli autori che i mandanti del delitto. La celebre conferenza tenuta da Gaetano Mosca nel 1900, prima a Torino e poi a Milano, parte da questa "nefanda strage" per una riflessione articolata sulla mafia, in quanto fenomeno associativo criminale, formato da "poco onorevoli sodalizi", che in generale preferiscono il quieto vivere ai "reati rumorosi", e sullo "spirito di mafia", sentimento essenzialmente "antisociale" che, però, "non è speciale alla Sicilia", che induce spesso i danneggiati e i testimoni a tacere su tutto ciò che possono aver visto ed udito. La novità dell'analisi di Mosca si coglie nella denuncia della "mafia in guanti gialli", composta da alcune frazioni delle classi dirigenti, da individui delle classi superiori, qualche volta anche investiti del mandato politico, autorità governative, che accordano "protezione" alle cosche criminali. Emerge anche una severa critica al "regime rappresentativo", benemerito per alcuni aspetti, ma che "dappertutto dà una prevalenza alle minoranze organizzate". E, tra queste, alle minoranze "già organizzate" che rasentano il codice penale. Non fu la mafia a impedire l'individuazione degli assassini di Notarbartolo, scrive Mosca, perché una cosca "non riesce a sviare il braccio della giustizia", ma un circolo molto più grande che, per "secreti comuni" da difendere, ha consentito che dalla legge si uscisse. Il politologo spera che il processo Notarbartolo segni la chiusura di un ciclo "funesto" di errori e debolezze - "quando si permette uno strappo alla giustizia ed alla legalità, non è possibile prevedere dove lo strappo andrà a fermarsi" - e aiuti l'Italia a superare "la triste era di codardia morale per la quale il nostro paese è passato".
  "Mosca – scrive, nella Prefazione, Giacomo Ciriello - tiene una lezione antimafia. Vuole far capire cos'è quello "spirito di mafia" che corrompe le menti e corrode i cuori, che devia le azioni dalla via retta della legge, uno spirito che non appartiene solo alla Sicilia o al Mezzogiorno, ma si affaccia anche al Settentrione, che non è esclusiva di "rei professionali" o della "feccia dei bassifondi sociali", ma riguarda anche uomini altolocati, "alcune frazioni delle classi dirigenti, certe famiglie ricche e perfino blasonate", che non prolifera solo nella sfera privata, ma – quando serve - penetra pure in quella pubblica orientando le scelte delle stanze del potere e delle responsabilità collettive."

  DAL TESTO – "Come negli individui di fondo onesto i momenti accennati sogliono essere il principio di un periodo di rinnovamento nel quale i doveri della vita vengono più seriamente intesi e più scrupolosamente osservati, così è sperabile che il processo Notarbartolo segni per l'Italia la chiusura definitiva del ciclo funesto di errori, debolezze e transazioni che abbiamo attraversato; è sperabile che le nostre classi dirigenti, edotte dall'esperienza, comprenderanno finalmente che, quando si permette uno strappo alla giustizia ed alla legalità, non è possibile prevedere dove lo strappo andrà a fermarsi e che può eziandio accadere che esso si allarghi tanto da ridurre a brandelli tutto il senso morale di un popolo civile.
  "Questo sarà il migliore omaggio da rendere alla memoria del Notarbartolo, il premio maggiore che potevano attendere le sue virtù civili. Onesto in vita, martire dell'onestà per la sua morte, anche la sua morte diventerà origine di bene se, occasionando l'analisi dei mali particolari alla Sicilia, ne affretterà la guarigione, e provocando un severo esame di coscienza da parte di tutta l'Italia, contribuirà a chiudere la triste era di codardia morale per la quale il nostro paese è passato."

  L'AUTORE – Gaetano Mosca (Palermo, 1858 - Roma, 1941) è stato un giurista e storico delle dottrine politiche. Professore nell'Università di Torino dal 1896, poi nell'Università commerciale "Bocconi" di Milano, infine nell'Università di Roma, dal 1923 al 1933. È stato Deputato al Parlamento per due legislature consecutive (dal 1908), Sottosegretario di Stato per le Colonie nei due Governi Salandra (dal 1914 al 1916), Senatore del Regno (dal 1919), socio nazionale dell'Accademia dei Lincei (dal 1930).

  IL CURATORE - Giacomo Ciriello, giornalista. Laurea in Filosofia. Dirigente nella pubblica amministrazione e una lunga esperienza nelle Istituzioni (Ministero dell'Interno, Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Senato della Repubblica, Inail, Regione Lombardia). Autore, con Massimo De Felice, Rosaria Mosca e Massimiliano Veltroni, di un Quaderno di ricerca dell'Inail: Infortuni sul lavoro. Un modello di lettura (della numerosità) su open data dell'Inail.

  INDICE DELL'OPERA - La lezione antimafia di Gaetano Mosca, di Giacomo Ciriello - Gaetano Mosca: biografia breve - Che cosa è la mafia