Stefano Fontana
Capire Benedetto XVI Tradizione e modernità ultimo appuntamento
Edizioni Cantagalli, pagg.120, € 10,00
Come recita il titolo di questo breve saggio, l'obiettivo che sta alla base della ricerca consiste nel tentare di capire il pensiero di Benedetto XVI nei suoi tratti essenziali, pensiero che "può essere considerato l'ultimo grande tentativo di fare incontrare tradizione e modernità".
Secondo l'Autore, il pensiero di Papa Ratzinger rappresenta, sul piano teologico, "il frutto migliore dell'epoca del Concilio. Il frutto più equilibrato e più impegnato a tenere insieme il tutto dopo le novità conciliari". All'aut-aut si sostituisce l'et-et, inteso come rapporto ordinato: "in un ordinamento c'è quanto precede e quanto segue, quanto ordina e quanto è ordinato".
"L'importanza di Benedetto XVI, per essere capita – spiega Stefano Fontana (che è direttore dell'Osservatorio internazionale Card. Van Thuân) – deve essere fatta emergere dalla sua capacità di interpretare tutti i grandi eventi della Chiesa cattolica in un lungo periodo dal Vaticano II ad oggi".
Benedetto XVI ha approfondito, e spesso chiarito, svariate questioni aperte dal Vaticano II – su tutte i limiti della libertà religiosa, i rapporti con il pensiero liberale, il dialogo interreligioso, i diritti di Dio come fondamento dei diritti umani, etc. -, ma non sempre "ha chiuso la partita".
Al centro della teologia ratzingeriana si trova "la verità della religione cristiana": "Il cristianesimo è religione vera prima di tutto in senso dogmatico". La fede per Benedetto XVI è vera "prima di tutto per i suoi rapporti con la ragione, per cui la teologia dogmatica precede la teologia fondamentale, dato che non è possibile stabilire il rapporto della fede con la ragione se non partendo dalle esigenze di ragionevolezza del dogma. Le esigenze epistemiche del dogma precedono e fondano la sua ragionevolezza e non il contrario, e quindi anche esigono non l'esercizio di una ragione in genere ma della recta ratio, come, in filosofia, le esigenze dell'essere precedono e fondano la sua conoscenza".
Il giudizio che Benedetto XVI esprime sulla modernità è "di deciso rifiuto". Questo è tuttavia un punto problematico che Fontana mette in luce, soprattutto perché Ratzinger distingue, sull'onda di Lamennais e Maritain, tra una modernità liberale (o americana) e una modernità giacobina, "moderata l'una e intransigente l'altra", favorevole a "una laicità bene intesa nel primo caso e male intesa nel secondo".
Le riflessioni che Joseph Ratzinger ha formulato dapprima in qualità di teologo, docente di teologia, vescovo, cardinale, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, poi come sommo pontefice, e infine come papa "emerito", sono "frutto di una intelligenza particolarmente sottile" e – visto che "la storia è lunga e la provvidenza è grande" – potranno generare frutti nel futuro, quando verranno riprese da altri che, "partendo da lì, recupereranno quanto ancora manca e definiranno quanto ancora è ancora inconcluso". |