I cinque Stampa E-mail

Vladimir Jabotinsky

I cinque
Traduzione e cura di Marta Zucchelli


Voland Edizioni, pagg.310, € 16,00

 

jabotinsky cinque  IL LIBRO – Città di frontiera, caravanserraglio di popoli e culture, l'Odessa che stregò Aleksandr Puskin e Mark Twain rivive nei "Cinque" di Vladimir Jabotinsky in un sorprendente affresco d'inizio '900 ricco di contaminazioni. Il narratore, un giovane giornalista ebreo "russificato", compie un nostalgico viaggio immaginario nel luogo della sua giovinezza, la vivace città portuale sulle coste del Mar Nero. Attraverso la storia della famiglia Mil'grom, emblema della borghesia ebraica, e le vicende dei suoi cinque figli - Marusja, Marko, Lika, Serëza e Torik, eternati dal narratore nella loro adolescenza - viene raccontato il destino e il mondo perduto degli ebrei odessiti in tutto il suo colore e la sua vitalità, tra vulnerabilità storica ed eterno ottimismo.
  Nel romanzo, permeato del pensiero filosofico di Friedrich Nietzsche e di Otto Weininger, quasi due convitati di pietra, la crisi dell'assimilazione ebraica viene compresa nella sua vera natura, che non è solo politica e ideologica, ma anche e soprattutto morale. Un vuoto spirituale ed etico, conseguenza ineluttabile del volontario abbandono delle proprie tradizioni: l'assimilazione rappresenta una pausa nella continuità culturale del popolo ebraico e così, alla fine, la famiglia Mil'grom, archetipo di quell'ebraismo odessita assimilato che incarnava una falsa età dell'oro, non avrà più alcun futuro ma solo un passato.
  La lingua è quella dell'Odessa dell'inizio del secolo scorso, una combinazione di russo, ucraino, yiddish ed ebraico: una lingua spesso ai limiti dell'intraducibilità, espressiva e divertente, talvolta volgare, ma soprattutto specchio di quel miracolo sociale che la città sul Mar Nero incarnava all'epoca e che Jabotinsky ha voluto celebrare nelle pagine del suo romanzo.

  DAL TESTO – "Tuttavia, anche il polso politico batteva ardente. Ma in modo nuovo: ai miei tempi tutti criticavano in coro l'autocrazia, adesso per lo più si criticavano l'uno con l'altro. Erano i primi anni dopo la scissione del Partito social-democratico: è lì, a Berna, che per la prima volta ho sentito le definizioni di "bolscevico" e "menscevico", termini all'epoca ancora poco noti in Russia fuori dai circoli clandestini. "Il vostro Lenin è un idiota rancoroso" diceva uno, e un secondo rispondeva: "Almeno non è uno zerbinotto, come il vostro Plechanov." Nella misura in cui avevo capito la differenza tra i due schieramenti, gli uni pretendevano che il rivolgimento in Russia avvenisse in una data fissata, in base a un piano prestabilito con precisione, e che tutti i comitati di partito 'fino all'ultimo uomo' venissero nominati dall'alto, ossia dall'estero; gli altri, invece, sostenevano il principio elettivo e lo sviluppo organico della rivoluzione."

  L'AUTORE – Vladimir Ze'ev Jabotinsky (Odessa 1880-New York 1940), fondatore del sionismo revisionista, creatore della Legione ebraica e padre spirituale della destra israeliana, è stato uno degli intellettuali più affascinanti e controversi dell'ebraismo del XX secolo. Personaggio al contempo cinico e visionario, la sua attività politica si intreccia sin dagli esordi a quella letteraria. Odessita di nascita, russo per cultura e italiano d'elezione, Jabotinsky è infatti autore di numerosi feuilleton, poemi, racconti di genere e di due romanzi, "Sansone il Nazareno" del 1925 e "I cinque" del 1936, tradotto per la prima volta in italiano.

  INDICE DELL'OPERA – Biografia di Vladimir Ze'ev Jabotinsky - Nota della traduttrice – I cinque - I. Gioventù - II. Serëža - III. Alla Literaturka - IV. Attorno a Marusja - V. Il mondo degli affari - VI. Lika - VII. Marko - VIII. Il custode del mio palazzo - IX. Il forestiero - X. A passeggio lungo via Deribas - XI. Un'anima poliedrica - XII. L'arsenale a Moldavanka - XIII. Pseudo-Decamerone - XIV. Intermezzo, non inteso per il lettore - XV. Confessionale a Lanžeron - XVI. Signor e mademoiselle - XVII. Il cercatore di Dio - XVIII. La corazzata Potëmkin, il giorno - XIX. La corazzata Potëmkin, la notte - XX. Nella direzione sbagliata - XXI. Prodighe nature ebraiche - XXII. Ancora una confessione - XXIII. In visita da Marusja - XXIV. Mademoiselle e signor - XXV. Gomorra - XXVI. Una vaga inquietudine - XXVII. Marusja - l'epilogo - XXVIII. Torik - gli esordi - XXIX. L'envoi - Note al testo – Postfazione - Note alla postfazione - Glossario