Il generale e il comandante. Ceccherini e D'Annunzio a Fiume |
John Woodhouse Il generale e il comandante. Ceccherini e D'Annunzio a Fiume Gedit edizioni, pagg.336, Euro 18,00
IL LIBRO – Durante una pausa della Grande Guerra, una mutua ammirazione unì brevemente sul campo di battaglia due uomini molto diversi: Gabriele D’Annunzio, allegro e brillante filibustiere, e Santi Ceccherini, generale di carriera, famoso per le sue imprese eroiche. Nell’ottobre 1919, riuniti a Fiume, occupata il mese prima dalle forze dannunziane, i due miravano a un fine: conservarne l’italianità per la più grande gloria d’Italia. Durante i mesi seguenti, mentre Ceccherini cercava di mantenere la fede e, un po’ pedantescamente, la disciplina, D’Annunzio si lasciò trascinare dalla gloria personale. Né mancava nel suo seguito chi, meno scrupoloso, sfruttava le sue debolezze.
DAL TESTO – “Dopo il rigetto da parte di D’Annunzio del modus vivendi offerto dal governo Nitti, l’elemento più responsabile delle forze rimaste a Fiume cominciò pian piano ad abbandonare l’enclave. Anche a leggere le relazioni dei sostenitori più fanatici della causa, si ha l’impressione che spesso solo Ceccherini stesse come baluardo tra gli sbandamenti delle truppe irresponsabili e la cittadinanza fiumana, tra l’anarchia spesso prepotente degli arditi e la disciplina della vecchia scuola militare. Per effettuare un ruolo così difficile occorreva non solo il coraggio delle sue convinzioni ma anche l’audacia fisica, che certamente non mancava a Santi Ceccherini. Durante l’anno che egli rimase a Fiume abbondano le testimonianze del coraggio e della sua devozione. Forse più pericoloso di tutti gli episodi fu la cosiddetta defezione dei carabinieri del 6 maggio 1920, episodio che merita qui una menzione più dettagliata. Il 30 marzo al Teatro Fenice, Alceste De Ambris, fiancheggiato da D’Annunzio, aveva parlato (data l’apparente impossibilità di un’annessione all’Italia) della possibilità, invece, di stabilire una repubblica di Fiume. Mentre le truppe uscivano dal teatro, tra carabinieri e arditi nascevano dispute e colluttazioni; i tradizionalisti domandavano, ad esempio, che finito il raduno nel teatro si suonasse l’inno reale, il che venne fatto”.
L’AUTORE – John Woodhouse è professore emerito di studi italiani all’università di Oxford dove ha tenuto per anni la cattedra Fiat Serena. A partire dalla sua edizione italo-inglese dell’Alcyone (Manchester, 1978), ha pubblicato parecchi libri e saggi su d’Annunzio: più recentemente G. D’A, Arcangelo ribelle (Roma, 1999) (Premio D’Annunzio 2000), G. D’A, nelle Isole Britanniche (con Dante Marianacci, Edimburgo, 2001), G. D’A, tra Italia e Inghilterra (Pescara, 2003). Autore del primo saggio su Italo Calvino (Hull, 1968), ha pubblicato numerosi volumi con interessi che variano dall’epoca rinascimentale, dagli Scritti inediti sulla lingua e la Storia della nobiltà fiorentina di Vincenzo Borghini (Bologna, 1971 e Pisa, 1974), a Baldesar Castiglione, A Reassessment of the Courtier (Edimburgo, 1973), e Da Castiglione a Chesterfield (Oxford, 1991), fino ai saggi sulla famiglia Rossetti e ai cinque volumi dei Carteggi di Gabriele Rossetti, curati con Philip Horne e colleghi napoletani (1984-2005).
INDICE DELL’OPERA – Ringraziamenti - Introduzione – Capitolo Primo. L’impresa di Fiume: i preliminari da Londra – Capitolo Secondo. Reazioni britanniche alla presenza di D’Annunzio a Fiume – Capitolo Terzo. Vita e imprese di Santi Ceccherini – Capitolo Quarto. L’arrivo di Ceccherini a Fiume: una luna di miele alquanto scomoda – Capitolo Quinto. Una convivenza difficile – Capitolo Sesto. L’inizio della fine: crisi pubblica e crisi personale – Capitolo Settimo. Il ritorno in patria – Appendice I. Lettere di D’Annunzio a Ceccherini – Appendice II. Lettera di Ceccherini a D’Annunzio – Appendice III. Lettera di Ceccherini a Mussolini – Appendice IV. Ceccherini: Discorso d’addio ai suoi uomini - Indice delle illustrazioni fuori testo – Indice dei nomi |