Il dirottamento dell'Achille Lauro |
Matteo Gerlini
IL LIBRO – La storia della crisi più forte e clamorosa mai avvenuta nelle relazioni diplomatiche fra gli Stati Uniti e la Repubblica italiana, quella conseguente al dirottamento della nave da crociera Achille Lauro, è stata segnata dal comune accordo dei protagonisti di lasciarsi il più possibile alle spalle quella pagina. La scarsità della documentazione d'archivio sinora disponibile aveva fatto il resto, mantenendo tanti eventi ignoti o solamente accennati in modo innocuo. È oggi possibile guardare con maggior profondità a quel che un bizzarro atto terroristico mise in moto, e a quel che un durissimo confronto politico poté ricostituire: non la posizione del governo italiano verso il terrorismo, di cui finalmente si svela il basilare contenuto dell'accordo con la direzione dell'OLP, ma la messa in discussione dell'impegno italiano verso lo schieramento delle armi che la NATO si stava accingendo a integrare, i cosiddetti Euromissili. DAL TESTO – "Quanti erano effettivamente i dirottatori? Se alla fine del sequestro tutti gli ostaggi identificarono quattro palestinesi, sul loro numero totale vi erano divergenze fra le testimonianze dei passeggeri statunitensi e di quelli italiani, così come sull'abbigliamento e in particolare sui passamontagna calzati da alcuni membri del gruppo, che ne confusero il riconoscimento. In particolare, il giudice di Filadelfia Stanley Kubacki, passeggero sulla nave assieme alla moglie, a dirottamento concluso stese una memoria di nove pagine che consegnò alle autorità statunitensi. Il giudice si disse assolutamente sicuro che i dirottatori fossero almeno sei, fra cui un arabo alto e magro comparso solo l'ultimo giorno e che i membri del gruppo rimasti sulla nave erano solo quelli che erano stati visti da tutti i passeggeri. Kubacki e sua moglie furono costretti a tenere ciascuno fermo il cucchiaio di una bomba a mano a cui i palestinesi avevano tolto la spoletta: se avessero allentato la presa sarebbero esplosi." L'AUTORE – Matteo Gerlini ha svolto attività di ricerca e didattica nell'Università degli Studi di Firenze. È stato «visiting fellow» all'Istituto Universitario Europeo e ricercatore per l'Università del Maryland. Si occupa di storia e politica della tecnologia nucleare, per la quale collabora col Joint Research Centre della Commissione Europea e con l'Università Pompeu Fabra. Ha scritto vari saggi sulla politica estera dei governi italiani negli anni Ottanta verso il processo di pace israelo-palestinese, sulle questioni nucleari nel Vicino Oriente, sull'elettrificazione dell'Italia, fra cui "Sansone e la guerra fredda. La capacità nucleare israeliana fra le due superpotenze" (Firenze, 2010). INDICE DELL'OPERA - Le opinioni comuni – Ringraziamenti - Nota euristica - Il contesto. Un'antiparodia (Occidentali o levantini? - Tecniche terroristiche e conflitto israelo-palestinese - Il «colloquio»: prove di una politica di sicurezza - Socialismo di guerra (fredda) - Sigonella e Beirut, Roma e Chatila - Il terrore nucleare e la diplomazia terroristica - I semi della discordia. Russi e americani, palestinesi e israeliani) - Per l'alto mare aperto (Ottobre 1985, giorno 7 - Giorno 8 - Giorno 9 - Giorno 10) - Fisiologia di una crisi (Ottobre 1985, giorno 11 - Giorno 12 - Giorno 13) – Diplomazia (Ottobre 1985, giorno 14 - Giorno 15 - Giorno 16 - Giorno 17 - Giorno 18 - Giorno 19 – Giorno 20 - Giorno 23 - Giorno 24 - I giorni a seguire - Dopo la crisi - La fine della Prima Repubblica) - Nota bibliografica - Indice dei nomi |