Sansone e la Guerra fredda Stampa E-mail

Matteo Gerlini

Sansone e la Guerra fredda
La capacità nucleare israeliana fra le due superpotenze (1953-1963)

Firenze University Press, pagg.130, Euro 13,90

 

gerlini_sansone  IL LIBRO – La possibilità dell'uso di armi nucleari da parte di Israele è stata definita "opzione Sansone", poiché tale eventualità non avrebbe portato altro che la morte con tutti i moderni filistei, cioè i nemici dello Stato. Se invece si interpretano con le lenti della storia delle relazioni internazionali le circostanze e gli avvenimenti che segnarono la conquista dell'opzione nucleare da parte di Israele, essa diviene un elemento della costruzione del Medio Oriente postbellico, ovvero un passaggio di quella Guerra Fredda mediorientale che tanto ebbe a determinare il confronto fra le superpotenze. Grazie a fonti d'archivio finora inedite e ad un'attenta revisione bibliografica, l'autore rintraccia nel decennio 1953-1963 la costruzione di un ordine mediorientale statunitense, realizzato a scapito del nazionalismo arabo e dell'influenza sovietica, anche grazie all'intervento di Washington sull'opzione nucleare israeliana.

  DAL TESTO – “Nel quadro della Guerra fredda, Israele visse una frustrazione delle proprie ambizioni nazionali, per certi versi analoga a quella in cui incorse il nazionalismo arabo. Sulla gestione della capacità nucleare di Israele si giocò lo schieramento dello Stato in una Guerra fredda nella quale il suo governo si era mostrato estremamente riluttante a entrare. Il nucleare si intrecciò con tutti gli altri temi che legarono a doppio filo Israele agli Stati Uniti, e che la allontanarono dall’Unione Sovietica, apparentemente disinteressata all’effettivo sviluppo delle relazioni col piccolo Stato.
  “L’ingresso nella Guerra fredda di Israele, dotata di una capacità e infine di un’opzione nucleare, fu invece un importante tassello nella costruzione del Medio Oriente americano, edificato secondo un’architettura che prevedeva un’ambiguità rispetto alla detenzione di armi nucleari da parte di Israele. Gli israeliani non sarebbero stati i primi a introdurre le armi nucleari in Medio Oriente: il corollario di questo semplice assunto strategico comportò che nessun altro soggetto regionale avrebbe potuto introdurre tali armi. Per questo ogni tentativo di altri Stati di sviluppare una capacità nucleare di qualsiasi tipo è stato sino a oggi impedito.
  “Negli anni dal 1953 al 1963 dunque la capacità nucleare israeliana, da elemento potenzialmente esplosivo, divenne chiave di stabilizzazione dell’area, contestualmente alla costruzione di un Medio Oriente americano in cui vi erano sì delle zone di influenza russa, ma tutto sommato piuttosto fragili.
  “L’Unione Sovietica concorse ad armare gli Stati arabi, che però si trovarono davanti una ambigua potenza nucleare, che in caso di disfatta militare avrebbe usato l’arma finale. L’opzione nucleare di Israele venne perciò chiamata ‘opzione Sansone’, poiché all’atto pratico avrebbe portato molto vicino a una ‘morte con tutti i filistei’.”

  L’AUTORE – Matteo Gerlini svolge attività di docenza e ricerca in storia delle relazioni internazionali presso la facoltà di Scienze politiche "Cesare Alfieri". Autore di saggi e articoli in pubblicazioni italiane e internazionali, collabora col Centro interuniversitario "Machiavelli" per lo studio della Guerra fredda, col Centro di studio delle dinamiche complesse dell'Università di Firenze e con il programma di Nuclear security dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica.

  INDICE DELL’OPERA - Prefazione - Introduzione - Capitolo 1. La bomba nascosta - Capitolo 2. Guerra fredda, Medio Oriente - Capitolo 3. I primi passi del programma nucleare israeliano - Capitolo 4. Piccola crisi di diplomazia nucleare - Capitolo 5. I missili della concordia - Capitolo 6. Il test proibito - Conclusioni - Indice dei nomi