Posizioni e concetti |
Carl Schmitt
IL LIBRO – Il 20 agosto 1939, tre giorni prima che venisse firmato il patto Ribbentropp-Molotov e undici giorni prima dell'invasione della Polonia, Schmitt chiudeva questa raccolta di saggi che vanno dal 1923 al 1939. Le date e la periodizzazione sono molto importanti in quanto, a guerra avviata e conclusa, cambieranno giudizi e valori. Nel dopoguerra si innescherà poi un meccanismo di criminalizzazione di tutto ciò che appare collegato al passato regime, non saranno più possibili giudizi sereni ed equanimi e una sorta di nuovo terrorismo psicologico incombe ogni volta che appena si accenni a temi determinati. Il testo appare per la prima volta nella traduzione integrale in lingua italiana delle "Posizioni e concetti" che Schmitt aveva raccolto secondo un ordine sapiente nel 1939 e pubblicate nel 1940. Nella raccolta sono compresi solo gli articoli composti dal 1923 al 1939 che Schmitt volle indicare come "concetti" per la comprensione dell'epoca e "posizioni" che egli assunse per essere partecipe della vita politica del suo Paese e del suo tempo, non semplice spettatore inerte e timoroso della piega degli eventi. Sarà pure una nostra congettura, ma non possiamo vincere la forte sensazione che Schmitt avesse voluto fare i conti con se stesso e la sua coscienza per quello che era stato il suo impegno negli anni più fecondi della sua maturità. Troviamo anche qui la miglior autodifesa verso coloro che rinfacciano la sua adesione al nazismo come macchia indelebile. Leggendo con attenzione i saggi qui raccolti e trascurandone altri di mera circostanza ci si potrà convincere del motto hegeliano secondo cui non si può uscire fuori dal proprio tempo, ma solo viverlo nel modo migliore possibile. Socrate non volle fuggire da Atene, anche se gli sarebbe stato facile farlo. Carl Schmitt rimane nella sua patria, morendo nello stesso luogo in cui nacque, in Plettenburg, nella Renania. Del suo paese condivise la buona e la cattiva sorte. DAL TESTO – "Mentre l'idea dello spazio contiene un punto di vista della delimitazione e della divisione e per questo enuncia un principio giuridico ordinatore, la pretesa universalistica di intromissione mondiale distrugge ogni delimitazione e distinzione razionale. Dove conducano queste universalizzazioni che non tengono in alcun conto lo spazio, lo ha mostrato in molti esempi la prassi della Società delle Nazioni. Io ricordo solo che nella questione se l'Austria di un tempo potesse fare un'unione doganale con il Reich tedesco (1931), in ultimo il voto di un cubano, Bustamente, poté essere determinante per il parere della corte internazionale permanente. In tutte le importanti questioni europee, non ultimo nel cosiddetto diritto di protezione delle minoranze, si può constatare la sconcertante e distruttiva influenza dei metodi universalistici, la cui vera e propria iattura consiste nel fatto che essi forniscono continuamente occasione e pretesto per le intromissioni delle potenze estranee allo spazio". L'AUTORE – Nato nel 1888 da una famiglia operaia cattolica, Carl Schmitt studiò giurisprudenza a Berlino, Monaco e Strasburgo. La sua idea politica centrale risale al periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale: la legittimità dello stato è determinata dal modo in cui agisce di fronte al 'pericolo concreto' o nella 'situazione concreta', piuttosto che da qualsivoglia scopo morale. Il sovrano o il dittatore legittimo è colui che decide lo 'stato di eccezione' per preservare l'ordine e proteggere la costituzione. Seguace delle idee di G.W.F. Hegel e Thomas Hobbes, secondo cui l'uomo è 'caduto' e 'cattivo', Schmitt sostiene che tutta la vita politica si riduce ai rapporti tra "amici e nemici". Nella teoria di Schmitt, le democrazie fondate sulle 'norme', sulle regole giuridiche, e sulla separazione dei poteri, perdono ogni potere quando debbono affrontare delle grandi minacce religiose carismatiche, o politiche, come quella bolscevica della sua epoca. L'esistenza di "situazioni eccezionali", come gli stati d'emergenza, va ad infrangere le fondamenta stesse dei sistemi politici liberali che si basano su leggi prestabilite e su norme che in teoria dovrebbero essere applicabili a tutte le situazioni possibili. Schmitt si fece beffe dell'idea che un dibattito razionale possa portare alla verità, affermando che se si chiedesse ad un socialdemocratico del suo tempo chi volesse, "Barabba o Gesù?", egli convocherebbe subito delle consultazioni e stabilirebbe una commissione per studiare il caso. Dal 1921 Schmitt si dedicò all'insegnamento e produsse trattati polemici che furono attentamente studiati soprattutto in quegli ambienti bancari sinarchisti che alimentavano l'esperimento fascista in Europa. Poi, come consigliere dei governi Brüning (1930-1932) e von Papen (1932), Schmitt fu impegnato a criticare e a minare la Costituzione di Weimar. In «Teologia politica», già nel 1922 Schmitt sosteneva che il vero sovrano è l'individuo o il gruppo che prende le decisioni in una situazione eccezionale. Questo individuo, o gruppo, e non la Costituzione, è il sovrano. Tutto ciò che una Costituzione può contribuire al proposito è stipulare a chi compete prendere l'iniziativa quando la situazione diventa eccezionale. Nello scritto «Il concetto del politico» del 1927, Schmitt sostenne che l'esistenza e l'identità stesse dello stato si fondano sulla realtà più profonda ed essenziale del rapporto "amico e nemico", e che la sovranità è determinata dall'individuo o dall'entità che è capace di definire e proteggere la società dai nemici nelle situazioni di minaccia esistenziale. Piuttosto che ricorrere alle norme, sostiene Schmitt, il sovrano ricorre alla legge del campo di battaglia o "al decisionismo concreto". Fino alla sua scomparsa, nel 1985, Schmitt rimase un devoto ammiratore del Fascismo mussoliniano, al quale egli riconobbe la capacità di unire la chiesa, lo stato autoritario, un'economia libera, e i miti forti che motivano la popolazione. INDICE DELL'OPERA - Presentazione, di Antonio Caracciolo - Prefazione - 1. La teoria politica del mito (1923) - 2. Il concetto di democrazia moderna nel suo rapporto con il concetto di Stato (1924) - 3. La Renania come oggetto di politica internazionale (1925) - 4. Lo status quo e la pace (1925) - 5. Il doppio volto della Società ginevrina delle Nazioni (1926) - 6. Sull'"Idea della ragion di Stato" di Friedrich Meinecke (1926) - 7. La contrapposizione fra parlamentarismo e moderna democrazia di massa (1926) - 8. Il concetto del politico (1927) - 9. Donoso Cortes a Berlino nel 1849 (1927) - 10. Democrazia e finanza (1927) - 11. La Società delle Nazioni e l'Europa (1928) - 12. Problemi di diritto internazionale nel territorio del Reno (1928) - 13. Essenza e divenire dello Stato fascista (1929) - 14. Lo sconosciuto Donoso Cortes (1929) - 15. L'epoca delle neutralizzazioni e delle spoliticizzazioni (1929) - 16. Etica di Stato e Stato pluralistico (1930) - 17. La svolta verso lo Stato totale (1931) - 18. Sguardo sui diversi significati e funzioni del concetto di neutralità dello Stato in politica interna (1931) - 19. Forme internazionalistiche dell'imperialismo moderno (1932) - 20. Discorso conclusivo davanti alla Suprema Corte di Stato a Leipzig [nel processo Prussia contro Reich (1932)] - 21. Sviluppo ulteriore dello Stato totale in Germania (1933) - 22. Reich Stato Federazione (1933) - 23. Il Fuehrer protegge il diritto (1934) - 24. Sulla logica interna dei patti generali di aiuto reciproco (1935) - 25. La settima trasformazione della Società ginevrina delle Nazioni (1936) - 26. Sguardo comparativo sulla più recente evoluzione del problema dei pieni poteri legislativi; "delegazioni legislative" (1936) - 27. Sui nuovi compiti della storia costituzionale (1936) - 28. Nemico totale, guerra totale, Stato totale (1937) - 29. Il concetto di pirateria (1937) - 30. Sul rapporto dei concetti di guerra e di nemico (1938) - 31. Il nuovo "vae neutris!" (1938) - 32. Neutralità internazionale e totalità popolare (1938) - 33. Sui due grandi "dualismi" del sistema giuridico odierno (1939) - 34. Neutralità e neutralizzazione (1939) - 35. Grande spazio contro universalismo (1939) - 36. Il concetto di Reich nel diritto internazionale (1939) - Indice analitico e dei nomi - Indice |