Disputa sul divenire. Gentile e Severino |
Biagio De Giovanni
IL LIBRO – Giovanni Gentile è il filosofo del divenire, dell'Atto del pensiero che, divenendo, crea il mondo e si assume la responsabilità di questa creazione. Emanuele Severino è il filosofo dell'essere, della eternità dell'ente, perduta, travolta proprio da quel divenire che, secondo la sua interpretazione, originato dal nulla e destinato a ritornarvi, ha il nihilismo per esito estremo. Ambedue i filosofi portano le loro posizioni a conseguenze stringenti logicamente ed eticamente, con implicazioni differenti per ciò che riguarda l'interpretazione dell'Europa e della metafisica che ne ha prodotto la storia. Due idee di Occidente, due idee di verità e di storia, due modi diversi di concepire il rapporto fra eternità e tempo, verità e potenza. Eppure, da queste differenze così nette non si ricava una semplice e lineare contrapposizione. Singolari e problematici intrecci creano molti quesiti e domande a chi prova a misurarsi con il loro pensiero. Questo libro cerca di penetrare almeno alcune di queste difficoltà, essendo il suo autore convinto che nella storia e nel declino della DAL TESTO – "Primato del Pensiero, denominato Atto, in Gentile; primato dell'Essere, denominato Immutabile, in Severino. Originarietà dell'uno, originarietà dell'altro. Eternità dell'uno, eternità dell'altro, ma differenza fra eternità riferita al pensiero ed eternità riferita all'essere. Non basta dire che c'è eternità dell'essere del pensiero e eternità dell'essere dell'essere, bisogna chiarire il senso della differenza. È possibile valorizzare il senso di questa differenza? Mostrare come da essa nascano due stili di pensiero, spiegare come proprio da essa hanno origine pressocché tutte le altre differenze? Comunque, in ambedue i filosofi all'origine è l'Uno: tutto il tema diventa la sua relazione al molteplice, che è poi l'assillo dell'Occidente. Il pensiero, in Gentile, ha una sua violenza realizzativa, ed è la ragione per cui nell'attualismo la logica si converte in etica. Questo non è il luogo per dimostrazioni analitiche, ma la tesi che ho espresso ora mi sembra inoppugnabile. Un solo passaggio, dalla Logica: "Più di una volta abbiamo avuto occasione di accennare al concetto caratteristico della logica del concreto, per cui la logica si converte nell'etica... La verità mia è la mia verità, e io ne sono responsabile appunto perché essa è tutta mia. [... ] Essa è me stesso in quanto io sono e non sono me stesso: io non sono immediatamente Io; e quell'Io che sono immediatamente, convien che cessi di essere affinché io sia". Il testo si presta a un commento particolarmente interno al discorso che sto provando a delineare. Esso manifesta l'instabilità di quell'Essere tutto risolto nella sua energia realizzativa, tutto responsabile di essa. Instabilità: io sono e non sono Io, l'essere è solo in questa radicalità del suo rapporto con il "non", e solo in questo rapporto con il "non" io divento Io." L'AUTORE – Biagio de Giovanni è Professore emerito all'università L'Orientale di Napoli. Ha insegnato Filosofia politica, Storia delle dottrine politiche, Filosofia morale in tre università meridionali: Bari, Salerno, Napoli. È stato rettore dell'università L'Orientale e Presidente della Commissione affari istituzionali del Parlamento europeo. Ha ricevuto la Legion d'onore della Repubblica francese. Tra i suoi volumi più recenti: "L'ambigua potenza dell'Europa", 2002; "La filosofia e l'Europa moderna", 2004; "Hegel e Spinoza. Dialogo sul Moderno", 2012; "Alle origini della democrazia di massa. I filosofi e i giuristi", 2013. INDICE DELL'OPERA – Avvertenza - Capitolo primo. Due diagnosi radicali sull'Occidente (1. Le ragioni di una scelta - 2. Due radicalismi - 3. Due diagnosi sull'europeizzazione e sull'Occidente) - Capitolo secondo. Domande a Emanuele Severino (1. Ontologia e storia - 2. Da dove l'Errore dell'Occidente?) - Capitolo terzo. Il concreto e l'astratto (1. Pensiero e essere tra Severino e Gentile - 2. Due idee di eterno a confronto - 3. Logica dell'astratto e logica del concreto - 4. Effetti diversi nel rapporto fra concreto e astratto - 5. L'eccedenza semantica) - Capitolo quarto. Confronto su storia e logica (1. Due idee di storia - 2. Una critica alla lettura severiniana di Gentile - 3. Domande sull'origine della dimenticanza - 4. Ancora su due idee di storia - 5. Gli scopi della storia) - Capitolo quinto. L'intreccio che salva (1. Presenza di Marx - 2. Intreccio che salva e alienazione necessaria - 3. Benedetta sia... - 4. Presente. Attesa) - Capitolo sesto. Potenza e Etica (1. Volontà di potenza - 2. Inconscio e volontà - 3. Chi parla di più, Gentile o Severino, alla coscienza dei contemporanei? - 4. Due etiche) - Capitolo settimo. L'immortalità (1. Morte, immortalità - 2. Consolatio philosophiae e finitezza irrimediabile - 3. Un dialogo serrato - Postilla. Fuori onda) - Capitolo ottavo. Un filosofo solo al comando (1. "Isolamento" speculativo di Severino? - 2. Modelli critici: in particolare Hegel e Marx - 3. Il travaglio dell'Occidente tra originario e divenire) - Capitolo nono. Sul tramonto dell'Occidente (1. Gentile filosofo della tecnica? - 2. Redde rationem) - Capitolo decimo. Che cosa significa uscire dalla logica della potenza? (1. Atto, potenza - 2. L'attacco alla Grande storia - 3. potenza e nihilismo - 4. Che cosa significa uscire dalla logica della potenza? - 5. La volontà di potenza e i saperi - 6. Invasività della potenza) - Capitolo undicesimo. Sulla tecnica (1. Significati non univoci di tecnica - 2. Tecnica come scopo) - Capitolo dodicesimo. Gentile e Severino: due modi di abitare il mondo (1. Politicità della filosofia di Severino - 2. Due rappresentazioni del mondo - 3. Come abitare il mondo) - Capitolo tredicesimo. Linee di filosofia italiana (1. Lo scandalo della potenza - 2. Potenza e saperi) - Postilla 1. Potere che frena - Postilla 2. Potere-sapere – Auspicio - Indice dei nomi |