Il racconto più lungo. Storia della mia vita Stampa E-mail

Manlio Cancogni

Il racconto più lungo
Storia della mia vita
Conversazione con Giovanni Capecchi


Interlinea, pagg.176, € 15,00

 

cancogni racconto  IL LIBRO – Giornalista, viaggiatore, uomo di lettere, Manlio Cancogni è una delle voci fondamentali della storia dell'Italia repubblicana: la sua lunghissima vita si intreccia indissolubilmente con quella del nostro Paese. In questo libro egli la racconta a Giovanni Capecchi dalla poltrona di casa sua in Versilia ("io solo qui non desidero essere altrove"), dai primi anni romani durante il fascismo fino al ritorno nell'amata Toscana, passando per le principali capitali europee e volando tra le vicende politiche e culturali dell'Italia e del mondo.

  DAL TESTO – "Il mio rapporto con la religione è un rapporto molto movimentato, e intermittente, e irregolare. Io ho sofferto molto da bambino per la religione. Angosce tremende. Mi hanno fatto fare la comunione abbastanza presto. Mio padre era un miscredente, ma mia madre, a suo modo, era una credente, ma una di quelle credenti per cui la religione è un tormento, non è una gioia. Con me era come una punizione: «Sabato, comunione e confessione!» Io ero atterrito dalla paura di commettere sacrilegi. Al catechismo mi avevano detto che era una cosa terribile se tu non confessavi un peccato e facevi la comunione, si andava all'Inferno, il Diavolo ti pigliava subito. Mi ricordo di un racconto che ci facevano: di un bambino che, presa la comunione avendo prima commesso un peccato, cade in terra; i genitori si precipitano su di lui, dicendo: «Questo è un angelo»; «Cosa un angelo!», e si vede il Demonio che ha preso la sua anima. Ti rendi conto di cosa fosse raccontare a dei bambini storie come questa? Io ho fatto la comunione a otto anni, ero un bambino, poi ero particolarmente emotivo, ma siccome ero silenzioso, non avevo nessuna confidenza in casa, non amavo i miei genitori, non amavo la casa non amavo la città, tutte queste sofferenze della religione le tenevo dentro di me. Verso i sedici-diciassette anni ho cominciato a non andare più alla messa. Mia madre insisteva, ma io mi impuntavo e non ci andavo. Verso diciott'anni sono diventato ateo dichiarato e, presumevo, anche felice di esserlo, come di una liberazione. Scelta, questa, condivisa pienamente da Cassola, ma la sua situazione era molto diversa: era cresciuto in una famiglia di liberi pensatori, il padre era un socialista, lui era nipote di Bissolati, il padre poi era diventato fascista, ma quello che gli era rimasto, fondamentale, era l'anticlericalismo."

  IL CURATORE – Giovanni Capecchi insegna Letteratura italiana all'Università per Stranieri di Perugia. Si è occupato dell'opera di Pascoli pubblicando tra l'altro "Gli scritti danteschi di Giovanni Pascoli" (1997), curando il volume di "Prose disperse" (2004) e scrivendo una serie di saggi ora raccolti in "Voci dal 'nido' infranto. Studi e documenti pascoliani" (2011). Tra le altre sue pubblicazioni si ricordano anche "Palazzeschi e la leggerezza" (2003) e "Lo scrittore come cartografo. Saggio su Marcello Venturi" (2007). Oltre a contributi sulla letteratura tra Risorgimento e Grande guerra, ha curato edizioni riguardanti autori otto-novecenteschi, quali l'"Introduzione alla vita mediocre di Arturo Stanghellini" (2007), gli "Scritti sulle arti figurative di Aldo Palazzeschi" (2008) e il volume "Mezzo secolo dal Gattopardo. Studi e interpretazioni" (2010).

  INDICE DELL'OPERA – Nota al testo - I luoghi, i viaggi, la geografia - La poesia dello sport - Il giornalista - Lo scrittore - Gli incontri, i libri, la religione - La musica, l'amore, la morte - Bibliografia di Manlio Cancogni - Indice dei nomi - Inserto iconografico alle pp. 77-91