Così parlò Carpendras |
Manlio Cancogni Così parlò Carpendras Elliot Edizioni, pagg.252, € 19,50
IL LIBRO – Tra il 1967 e il 1968, Manlio Cancogni diresse la prestigiosa “Fiera Letteraria” portando con sé un drappello di giovani e meno giovani scrittori e critici (tra questi ricordiamo Cesare Garboli e Cesare Brandi) e, soprattutto, il proprio inimitabile spirito acuto e corrosivo. In questo anno e mezzo, oltre alle numerose e celebri inchieste e interviste firmate a proprio nome, Cancogni, sotto lo pseudonimo di Carpendras, ritagliò per sé uno spazio finale sulle pagine della rivista, uno spazio dal quale discutere, in assoluta libertà e come suo solito lontano da ogni gabbia ideologica, lo stato dell’Italia, dei suoi vizi e delle sue abitudini, dei suoi tic culturali e delle sue fobie. Così, numero dopo numero, Carpendras affrontava temi come la protesta giovanile, l’impopolarità dei capi di Stato, le vacanze degli italiani, il rapporto tra politica e intellettuali, il finto rivoluzionarismo del 1968, il corporativismo nazionale, la crisi della politica, la poesia del dribbling, il Giro d’Italia, il confronto tra vecchi e giovani. Ora, finalmente, Così parlò Carpendras raccoglie, su idea dello stesso Cancogni, tutte le prose pubblicate sulla “Fiera Letteraria”, comprese un paio che sono nate dalla penna non di Cancogni, ma di Garboli e Brandi. A leggerle adesso, queste pagine non solo non hanno perduto nulla della loro freschezza e originalità, ma nel loro insieme ci mostrano in modo straordinario alcuni dei caratteri, storici e immutabili, dell’essere italiani e permettono di comprendere meglio, spesso con un sorriso, da dove arriva molto di ciò che ci troviamo a vivere oggi. DAL TESTO – “Per la "middle class" italiana (l'operaio, l'ex-contadino, l'impiegato, il piccolo imprenditore, il bottegaio) le acque sporche, le spiagge fetide, gli alberi abbattuti, sono la prova visibile che il paese è vitale, si sviluppa, supera tutti gli ostacoli che si frappongono al suo cammino. Sono un simbolo: il simbolo del benessere, del progresso, della civiltà. Al contrario, i boschi, i prati, le acque chiare dei canali e dei fossi, le spiagge intatte, ricordano un recente passato pastorale, agricolo, triste e provinciale. Ricordano la povertà, e a taluni, la fame. Alla larga! Evviva dunque le strade sulle quali si corre (inutilmente) a centocinquanta all'ora, i bei distributori, il puzzo della benzina, il fracasso, la polvere, le antenne, le gru, i cantieri, il cemento e l'acciaio. Abbasso il verde, l'aria pura e i professori brontoloni. Le loro parole, le loro proteste, le loro prediche, offuscano l'orizzonte più di una bella nuvola di fumo. Se fossero vivi, Marinetti e i suoi amici, canterebbero vittoria. Questa è la loro Italia.” L’AUTORE – Nato nel 1916 a Bologna, Manlio Cancogni è uno dei maggiori scrittori italiani viventi. Come giornalista è diventato celebre negli anni Cinquanta per l’inchiesta dell’Immobiliare (“Capitale corrotta, Nazione infetta”) che rivelò la prima Tangentopoli italiana e per cui lo stesso autore rischiò il carcere per diffamazione. Tra le sue numerose opere letterarie, Azorin e Mirò, Allegri, gioventù (Premio Strega), Quella strana felicità (Premio Viareggio), La sorpresa (Premio Pen Club 2010), Parlami, dimmi qualcosa, Perfidi inganni e La cugina di Londra. INDICE DELL’OPERA – Nota introduttiva - Un personaggio storico - Giovani e sportivi - Mister coraggio - La storia vuole così - Troppe parole contro una parola - Non ce la fanno più – Com’era bella l'America - Gli ultimi cidevants - Quando arrivò la jeep - La semantica non s'oppone - Quella rocca così cara - Viva il dribbling - L'orizzonte del clan - Lo scambio delle parti - Il costo del progresso - Prigionieri del presente - Ancora letteratura - Pepé che uomo - Una fortuna rifiutata - Ricordare stanca - Un gioco facile - Dieci anni dopo - Mai così vicino - Avanti indietro - Dopo un anno - Le ragioni del cuore - Il libro dell'anno - Quella curva fatale - Coraggio amici - Ancora massimalismo - Abbasso la geometria - Per un obelisco - Un poeta per Killy - Una curiosa protesta - Gli orrori come orrori - Crisi della vocazione - Viva il libro - Uno su dieci - Vent'anni dopo - Questi anni Trenta - Du-tschke du-tschke - Un maestro involontario - Per conto terzi - Scienziati a voi - Un vecchio ritornello - Addio Dulcamara - Beviam nei lieti calici - L'alibi dell'anarchia - Il dialogo - No tu no - Esserci o non esserci - La grande festa - Povero toscano - E il Biafra? - Il primo cerchio - Ottobre, ottobre - Il Bel Paese - Di chi la colpa? - Eleggere la scienza? - Sette giorni - Nuovi "annali" - Occasioni perdute - Tutti maturi - Che disgrazia la ragione - Caro Moravia scusami - Le veglie di Mosca - Lotta "onorevole e leale" - Aristotele ora Tellis - Capitani senza bussola - Plotone di esecuzione - L'acqua e il fuoco - "I funerali di Togliatti" - E dopo l'atto di clemenza? - È nata la politica informale - Mi amigo "Che" – Appendice (I vecchi e i giovani, di Giulio Preti - L'arte può attendere, di Cesare Brandi)
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