Gli ultimi eretici dell'impero |
Vasile Ernu
IL LIBRO – "Gli ultimi eretici dell'impero" è un romanzo epistolare dal taglio filosofico che mescola al suo interno più generi della tradizione letteraria russa. Lettera dopo lettera, vengono allineate tutte le armi sovversive moderne concepite dalla mente umana: dall'anarchismo e dall'amore libero predicato da Aleksandra Kollontaj, al terrorismo islamico, all'economia sotterranea, alle strategie del mondo dei criminali, alle comunità religiose parallele in rapporto alla società dominante, dalla liberazione "naturale" mediante l'alcol (che riecheggia "Nato in URSS", il precedente e fortunato libro di Vasile Ernu) a quella "artificiale" mediante assunzione di droghe. I due protagonisti analizzano lucidamente, à tour de rôle, le proprie esperienze di vita e le sviluppano in chiave comparativa, con un'ironia a cavallo tra umorismo russo e yiddish. «Il cittadino sovietico in posizione da aquila sul piedistallo della tualet occidentale è l'autentica caricatura sovietica della Statua della Libertà americana.» DAL TESTO – "Un giorno ho ricevuto una busta con dei documenti ufficiali. Ho cercato di leggerli, ma non ci ho capito nulla. Mi sono reso conto che, oltre alla lingua letteraria, è necessario conoscere anche la lingua dei burocrati. Neppure gli abitanti di qui la conoscono bene, ma riempiono i moduli in modo automatico, per abitudine. Ho dovuto chiedere aiuto a un amico, che a sua volta mi ha raccomandato una società che avrebbe svolto questo servizio per me. Ho comunicato dunque alla società in questione che avrei pagato il doppio, solo per non vedere mai più quelle scartoffie in giro. Non me ne sono liberato del tutto, ovviamente. Le buste hanno cominciato ad arrivare sempre più spesso, e ogni volta mi sembrano più voluminose. Mi sono comprato un armadio e le metto tutte lì senza nemmeno aprirle, ispirandomi al vecchio principio sovietico: se hanno bisogno di me, mi troveranno e mi verranno a prendere. L'AUTORE – Vasile Ernu, scrittore e filosofo romeno della Bessarabia, è nato in URSS nel 1971. Si trasferisce in Romania dopo il 1991. Dopo una laurea e un master in filosofia, lavora come redattore presso le riviste «Philosophy&Stuff» e «arta+societate» e presso le case editrici Idea e Polirom. Oggi scrive su «România liber» e «HotNews» e sulle riviste culturali «Observator Cultural», «Noua literatura», «Suplimentul de cultura». Esordisce con ''Nato in URSS'' (Hacca 2010), che ottiene il Premio per il debutto dell'Unione degli Scrittori Romeni, il Premio per il debutto della rivista «România literara» e il Premio Book Pitch alla London Book Fair nel 2007. Il volume è stato tradotto in Spagna, Russia, Bulgaria, Ungheria, Polonia, Georgia. ''Gli ultimi eretici dell'Impero'' è in pubblicazione in Russia. Ernu è coautore con Bogdan-Alexandru Stanescu di ''Quel che ci divide. Epistolario dal Hanul lui Manuc'' (Polirom 2010) e tra i curatori del volume ''L'illusione dell'anticomunismo. Letture critiche del Rapporto Tismaneanu'' (Cartier 2008). Nel 2012 ha pubblicato il volume di interviste ''L'intellighenzia russa oggi'' (Cartier). È tra i fondatori e coordinatori di «CriticAtac», influente gruppo di critica sociale, intellettuale e politica, e tra le firme di punta dell'omonima rivista. INDICE DELL'OPERA – In cui Vasilij Andreevič, uno dei nostri eroi, riceve un telegramma - In cui il nostro eroe si mette in viaggio e in cui apprendiamo cose sorprendenti sul nostro secondo eroe, A.I., soprannominato Il Grande Istigatore, colui che ebbe salva la vita grazie alle catastrofi, il terrorista che tentò di assassinare Stalin - In cui uno dei nostri eroi, Vasilij Andreevič, comincia a leggere una vecchia corrispondenza che sarà oggetto del nostro libro - sapremo più tardi come fu "scoperta" – e in cui apprendiamo che "scegliere" non è cosa facile, e che i prezzi scontati o l'esagerato menù di un ristorante possono essere causa di depressione - Il nostro eroe scopre che la Patria è simile a una lingua: se si impara da piccoli non ci si rende nemmeno conto che esiste, mentre se si impara da grandi bisogna "assimilarla" giorno per giorno. E scopriamo anche l'esistenza di uno strano complesso siberiano della geografia - E quando uno dei nostri eroi attraversa una crisi di idee, chiede aiuto ai suoi amici, che scovano un testo dimenticato, "L'assembramento di incoscienti", il quale riesce in poche righe a illustrarci alcuni aspetti pregnanti della vita socio-politica in Oriente - In cui apprendiamo alcuni fatti spiacevoli sull'intellighenzia locale, mentre uno dei "compagni di viaggio" dei nostri eroi ci invia una lettera per ragguagliarci circa la "mentalità incoerente, individualista e personalista" dei nipoti di Dracula, e soprattutto sul perché costoro non siano riusciti a dare al mondo né santi, né intellettuali, né idee - In cui uno degli eroi ritorna su un problema che lo tormenta: PR&manager&marketing versus politruk. In cui apprendiamo che le tecnologie sociali dei due diversi regimi sono identiche e, soprattutto (qui dovremmo prevenire i lettori più impressionabili: seguirà un'idea molto pericolosa), come è possibile che l'ingegneria sociale attuale risulti per la società altrettanto dannosa di quella di un tempo, e che i nuovi politruk siano forse più nocivi dei loro colleghi del vecchio regime - In cui si parla di un tipo di società nuova e di un altro genere di Uomo nuovo, l'uomo-manager, il nuovo politruk, colui che non ha un oggetto d'attività, non produce nulla se non "relazioni" e sé stesso come "mezzo", come intermediario; in cui apprendiamo perché una società di questo tipo produce il più potente meccanismo di censura, e cosa c'è scritto ne Il vangelo del manager - Nel quale apprendiamo come alcuni paesi dell'Est vivano all'ombra di un'immagine negativa, mentre altri, che perdono guerre e conquistano territori, ricorrono alla strategia dello schiavo per manipolare i padroni - In cui il nostro eroe mette in atto un nuovo esperimento. Stavolta decide di proporre agli studenti di un liceo un argomento nuovo. Racconta loro delle armi e delle nuove forme di difesa civile, di cosa si dovrebbe fare quando il nemico combatte una guerra invisibile, totale, e la vince; perché, inoltre, dobbiamo diventare partigiani e quali sono gli scopi e le forme di lotta di cui costoro si servono - Nella storia dei nostri eroi interviene un personaggio alquanto bizzarro: un ex specialista del dipartimento di propaganda del KGB, grande inventore di barzellette e attualmente esperto in "rinvoluzioni colorate". Apprendiamo poi come funzionano le nuove tecnologie di propaganda e perché non è più ben visto essere "ingegneri delle anime", bensì "designer di show politici" - In cui si dice che uno speculatore può essere più importante di un dissidente; che un volume come Una giornata di Ostap Ibrachimovič Bender può essere altrettanto importante di Una giornata di Ivan Denisovič, per quale motivo i "figli del luogotenente Schmidt" hanno sconfitto il comunismo, e soprattutto perché si sono impadroniti dei "valori monetari dello Stato", mentre i dissidenti sono rimasti fuori dal gioco - In cui si narra di come i regimi di tipo comunista siano impostati sul linguaggio, mentre quelli di tipo capitalista sul denaro; perché il Gulag non è paragonabile ad Auschwitz; perché il primo è più vicino alla Chiesa e il secondo più vicino alle banche e perché nel comunismo si può criticare, mentre nel capitalismo no - In cui ci viene data una notizia scioccante: Ceausescu non è mai esistito! È stato solo un ologramma del popolo romeno, degli uomini del suo entourage e degli intellettuali di questo popolo - In cui si parla nuovamente dei dissidenti, che talvolta divengono l'ala più staliniana del regime comunista, e dove ci viene spiegato perché un cucchiaio è in grado dì mettere in dubbio persino un'opera come Arcipelago Gulag - In cui l'eroe legge Varlam Šalamov, il miglior conoscitore del mondo del Gulag e della malavita comunista; in cui si scopre che l'"etica del Gulag" non è l'ultimo male, che esiste un'etica del mondo "blatnoj" in grado di distruggere anche gli ultimi rapporti umani; che "l'uomo è per l'uomo" non solo lupo, ma anche leone e volpe; infine, che l'assenza della politica e la "resistenza mediante la cultura" producono stalinismo e ceauscismo - In cui il nostro eroe, A.I., incontra per caso il fior fiore dell'intellighenzia romena e ricorre a uno stratagemma: cerca di dimostrare loro che la più grande tragedia del comunismo romeno è stato il ritiro delle truppe sovietiche dal territorio della Romania - E incontriamo all'improvviso il grande specialista della Securitate, l'Informatore, che ci narra di quanta concorrenza ci fosse per i famosi posti da delatore e quali problemi hanno dovuto affrontare gli esperti del regime - In cui apprendiamo che, se si presta giuramento, ad esempio nei confronti del Partito Comunista, e poi si tradisce, potrebbe sopravvenire il Giorno del Giudizio; che ogni regime è caratterizzato da determinati riti; che i riti dello stalinismo sono quasi identici ai riti cristiani, mentre quelli capitalisti ai riti pagani; perché, inoltre, quando compare la Banca, la Chiesa scompare - E d'un tratto ci si pone l'interrogativo "ma io per chi voto?"; il nostro eroe ci dice che si tratta del più moderno interrogativo politico, poiché l'alternativa è morta, mentre il Bibliotecario ci offre un "poema-manifesto" della nuova generazione. E, tutto sommato, questo aiuterà o danneggerà gli "ebrei"? - In cui si torna a parlare dell'eroe Pavlik Morozov; A.I. osserva che se l'eroe dei vecchi tempi veniva punito per aver tradito il padre, l'eroe dei tempi nuovi viene invece premiato - In cui il nostro eroe mette a dura prova i suoi amici tentando di spiegare loro perché oggi la libertà è quasi impossibile, e in cui apprendiamo che, laddove aumenta la sicurezza, diminuisce la libertà. Scopriamo poi perché la banca è la più sofisticata istituzione totalitaria, come si passa dal terrorismo politico a quello economico, che non si può presentare domanda in Comune per diventare un eroe, e che gli ultimi uomini liberi sembrano essere stati dei dittatori insopportabili - In cui compare un personaggio che vuole "salvare il mondo" e scopre che l'interesse per la grande letteratura russa non ha nulla a che vedere con la qualità letteraria, bensì con il potere delle armi, o meglio: quanto più un esercito è forte, tanto più la letteratura del suo paese è importante; il potere di una letteratura è strettamente legato al potere dell'esercito - In cui si parla di Dracula come del più acerrimo nemico dell'Impero, e in cui apprendiamo che Nosferatu è la condizione migliore raggiunta da un vampiro; inoltre, che il vampirismo è la miglior qualità che caratterizza noi, cittadini alla periferia dell'Impero - In cui A.I. incontra un personaggio particolare, il quale scopre che la realtà non si rivela più in quanto verità, bensì in quanto menzogna, illustrandoci perché, quando il cervello si atrofizza, si sviluppano lo stomaco e l'ano. Apprendiamo poi che Dracula è il miglior romanzo sulla crisi, il quale, al pari di un vampiro, ritualmente ci esorta: "Sei disposto, lettore, a condividere con me la mia non-conoscenza?" - In cui interviene una strana lettera, tremendamente cinica, la quale spiega perché Anna Frank non riceve il visto americano, perché Il'f e Petrov sono il trait d'union tra i truffatori di USA e URSS, e in cui compare una domanda molto scomoda. Indovina chi ha la mira migliore: a) il nazista quando scorge un ebreo; b) il comunista quando scorge un nemico del popolo; c) un Wasp quando vede un negro o un indiano? - In cui si parla della felicità e in cui apprendiamo che essa non ha nulla a che fare con il benessere né con la libertà, ma è piuttosto un amalgama composto da cose ottenute con fatica, da libertà non scevre da restrizioni e da una certa forma di stabilità che fa male - In cui il nostro eroe ci racconta come è diventato consulente in materia di furti e come ha insegnato ai grandi banditi del tempo che il furto è il lavoro che produce il maggior profitto; in cui ci viene detto dove rubare, come rubare e soprattutto come non lasciare tracce, per diventare dei proprietari di tutto rispetto - E ora un breve excursus sul terrorismo, in cui il nostro eroe A.I., dissidente di lungo corso, ci ricorda che esso non è la battaglia dei "cattivi" contro i "buoni", bensì un mezzo di comunicazione tra deboli e forti; perché mai i terroristi ci mandano solo bombe ed esplosioni quando vogliono comunicarci qualcosa, e non un SMS o un fax? - In cui rientra in scena il Cinico, che ci illustra con quali metodi è possibile curare i nostalgici "bianchi" e "rossi" e qual è l'ultima strategia opportunista messa in campo dall'intellighenzia - In cui il nostro eroe A.I., volente o nolente, ci racconta della nostalgia del Gulag e perché nella storia ci sono cose per le quali il prezzo da pagare è troppo alto - In cui uno degli eroi riepiloga alcuni episodi della sua vita e si rende conto di aver vissuto diverse forme di eresia, condizione da lui considerata normale e parte integrante della sua vita; in cui Lenin e Gesù lo portano a scuola per mano, dopodiché si separa da loro e compie diversi atti che non fanno altro che generare nuove eresie - In cui veniamo a sapere che tra tutti i "bisogni speciali" importanti (la fame, il desiderio erotico, l'urinazione e la defecazione), la prima è la più rilevante di tutti; vedremo poi perché ogni regime politico ha la sua forma di controllo mediante "razione", perché tra avere fame e rimpinzarsi non c'è alcuna differenza, e perché per evadere dal Gulag c'è bisogno di un terzo detenuto che funga da "cibo" - Continua il racconto della fame, ma compare un "bisogno speciale", la poesia. E qui il mondo concentrazionario si divide nelle fazioni Auschwitz e Gulag, ovvero tra coloro che vogliono mettere in versi una sofferenza disumana e altri che non vogliono farlo - In cui si narra dello strano incontro con padre Ageev, l'ultimo "folle in Cristo", il quale tenta di convincerci che lo stalinismo è stato "l'ultima epoca d'oro del cristianesimo" e perché non si può entrare nel Regno dei Cieli se si ha un credito in banca - Ascolterete qui il racconto della storia che si conclude prima di cominciare, dell'SMS che ha distrutto la geografia, perché essere ipocriti va bene e perché un vero intellettuale può essere solo e soltanto stalinista - In cui il nostro eroe scrive un "Manifesto della transizione", nel quale apprendiamo che quest'ultima è in realtà una specie di "stordimento"; per sbarazzarci di questa condizione "politica" ci vengono proposti i metodi e gli ingredienti più ingegnosi; i popoli che hanno dato al mondo i più celebri bevitori offrono anche i più sorprendenti antidoti contro lo stordimento, mentre per rispondere alla domanda "Chi sono io?", la più difficile della transizione-stordimento, può benissimo venire in soccorso il cocktail "Molotov forever" - Nel quale si narra nuovamente di alcolici, della pericolosità della "mente limpida" dell'occidentale e della normalità della "mente torbida" dei "non civilizzati"; in cui l'eroe ci dimostra, in base al meccanismo di consumo dell'alcol, perché il comunismo e il capitalismo hanno la medesima natura e perché le droghe compaiono soltanto dopo l'invenzione della pasticca anti-stordimento - In cui uno dei due eroi scopre una nuova generazione di lottatori anti-sistema, i quali resistono non grazie alla cultura e alla lotta di strada, ma grazie alle sostanze più ingegnose, dalla marijuana alla cocaina; in cui ci viene spiegato perché quando qualcuno fuma una sigaretta di "erba" a Odessa o tira una dose di "coca" a Bucarest le Borse occidentali cominciano a fluttuare, e perché quanto più la società diviene artificiale, tanto più si è portati a fare uso di allucinogeni potenti - D'un tratto scopriamo che la "grande letteratura" è una forma di reazione alla natura ostile, poi apprendiamo la storia della prima grande anarchica e femminista, che non fa alcuna differenza tra una partita di sesso e un bicchier d'acqua; inoltre, che gli unici a lottare davvero contro la nostalgia sono i marxisti, mentre gli heideggeriani sostengono che essa non sia altro che il desiderio dell'intero. Sì, e poi che la scomparsa del privato può portare diversi benefici - In cui Vasilij Andreevič osserva che la setta "intellettuale" produce solo virus in grado di provocare la morte e che, per comprendere quel che accade ai "vivi", dovremmo addentrarci nel territorio dei "cadaveri"; apprendiamo inoltre la storia politica del "cadavere n. 1", Vladimir Ilič Lenin, e come il "Mausoleo di Lenin" sia divenuto centro politico, museo, luogo di pellegrinaggio e opera d'arte e, soprattutto, una delle imprese più redditizie: dunque, niente paura, compagni, Lenin si è privatizzato! - In cui ci viene detto perché alcuni fanno politica e altri commercializzano defunti; perché, inoltre, alcuni fanno politica servendosi di Dio e perché "gli ultimi eretici dell'Impero" temono una sola cosa, l'"uomo piccolo", tipologia umana di cui ci narra Anton Pavlovič in persona - E, d'un tratto, un finale inatteso, in cui apprendiamo anche il motivo del telegramma all'inizio del libro - Nota dell'autore |