La morte degli dei. Giuliano l'Apostata |
Dmitrij Sergeevič Merežkovskij
IL LIBRO – Ultimo difensore della religione olimpica dopo la conversione di Costantino, l'imperatore Flavio Claudio Giuliano fu guerriero e filosofo, protagonista di un'epoca di violenta trasformazione. Per i cristiani era "l'Apostata", un persecutore, eppure Giuliano credeva ancora nella tolleranza, e se guardava con nostalgia alla perduta armonia greco-romana dell'uomo con il mondo, il suo paganesimo era intriso dei nuovi valori evangelici. Un eroe diviso, al quale Merežkovskij ha dedicato il più celebre dei suoi romanzi storici, costruendo attorno a Giuliano l'imponente affresco della lotta tra due verità equivalenti e incociliabili, quella celeste e quella terrena. In questa guerra di eserciti e di idee, che devasta l'impero del IV secolo, lo scrittore russo ritrova i tormenti spirituali e politici dell'Europa lacerata di fine Ottocento, così come i segni di una crisi – e di un'incessante ricerca di equilibrio – che attraversa la storia dell'umanità. Pubblicato nel 1895 e primo grande romanzo del simbolismo russo, "La morte degli dei" apre la trilogia "Cristo e Anticristo", che comprende anche "La rinascita degli dei", su Leonardo da Vinci, e "L'Anticristo" su Pietro il Grande. Questa nuova edizione, tradotta e curata da Luigi Vittorio Nadai, vuole restituire al libro il posto che gli spetta, per sottigliezza psicologica e vastità della visione, tra i capolavori della letteratura europea. DAL TESTO – "«Maestri cristiani», continuò l'imperatore imperturbabile, «voi temete di contaminarvi con la carne e l'acqua dei sacrifici pagani. Com'è possibile, dunque, che non abbiate paura di contaminarvi con ciò che è molto più pericoloso di qualsiasi carne e di qualsiasi acqua, ossia con la falsa sapienza? Voi dite: "Beati i poveri di spirito", siate dunque poveri di spirito! Credete forse che io ignori la vostra religione? La conosco meglio di chiunque di voi. Io scorgo nei precetti galilei tali profondità quali voi non avete mai nemmeno sognato. Ma a ciascuno il suo: lasciate a noi la nostra vana sapienza, la nostra povera erudizione ellenica. Cosa ve ne fate di queste sorgenti contaminate? Voi possedete una sapienza superiore. Noi abbiamo il regno terreno, voi quello celeste. Riflettete: il regno celeste non è poco per gente umile e disinteressata come voi. Date retta a me: la dialettica eccita solo alla libertà di pensiero e alle eresie! Siate semplici come bambini! La beata ignoranza dei pescatori di Cafarnao non è forse superiore a tutti i dialoghi di Platone? Tutta la sapienza dei galilei consiste in un'unica parola: "Credi!". Se foste veri cristiani, benedireste la mia legge. In questo momento non è il vostro spirito a ribellarsi, ma la vostra carne, per la quale il peccato è dolce. Ecco tutto quello che avevo da dirvi. Mi scuserete, spero, e converrete con me che l'imperatore romano si preoccupa della salvezza delle vostre anime più di quanto non facciate voi stessi»." L'AUTORE – Dmitrij Sergeevič Merežkovskij (Pietroburgo, 1865 - Parigi, 1941), scrittore, poeta e critico, è tra i padri del simbolismo russo. Al centro del suo pensiero e della sua vasta produzione, tradotta in tutte le principali lingue europee, ci sono temi religiosi e mistici, che lo guidarono anche nella fondazione di un influente circolo filosofico-letterario a San Pietroburgo e della rivista «Novyj Put'» (La nuova strada). Spirito libero e intransigente, si oppose sia all'autocrazia zarista che ai bolscevichi, e nel 1917 fu costretto a emigrare a Parigi con la moglie, la poetessa Zinaida Gippius. Dopo aver occupato per oltre cinquant'anni un posto centrale nella cultura russa ed europea, a partire dalla fine degli anni Trenta venne dimenticato, per essere poi riscoperto negli ultimi decenni. INDICE DELL'OPERA – Regole di pronuncia - Prima parte - Seconda parte – Note - Postfazione |