L'ENI e l'Iran (1962-1970) |
Rosario Milano IL LIBRO – Questa monografia ripercorre l'esperienza dell'Ente Nazionale Idrocarburi in Iran nel periodo compreso tra la morte del suo fondatore, Enrico Mattei, e il 1970, anno della XII Conferenza di Caracas che diede inizio a una lunga fase di instabilità e alla ridefinizione degli equilibri all'interno del sistema idrocarburifero internazionale. Gli anni successivi alla firma dell'intesa tra la National Iranian Oil Company e l'Ente italiano nell'agosto del 1957 fecero registrare il consolidamento dei rapporti tra le società dell'ENI e il regime di Teheran nell'ambito dell'upstream e del downstream petrolifero e metanifero, uno sviluppo reso possibile dalla politica ambiziosa di Mohammad Reza Pahlavi, lo Scià dell'Iran, protagonista del più ampio programma di sviluppo industriale fondato sullo sfruttamento intensivo di idrocarburi che i regimi produttori avessero mai messo in atto. DAL TESTO – "La politica d'espansione degli investimenti che l'Iran mise in atto con il III e, soprattutto, con il IV Piano di sviluppo generò un crescente flusso di capitali provenienti dai Paesi occidentali, che si riversarono nei diversi settori dell'economia persiana, non solo quindi negli ambiti direttamente o indirettamente legati ai settori petroliferi. In Iran, l'Italia era rappresentata dalle società dell'ENI, dalla Fiat, dal gruppo Impregilo, e da altre società che stavano investendo nello sviluppo economico e infrastrutturale del Paese. I rapporti commerciali bilaterali erano in parte frenati da alcune delle condizioni strutturali del sistema economico italiano. Le imprese italiane dovevano infatti scontare in Iran, come nel resto dei Terzo Mondo, l'assenza di una politica di cooperazione allo sviluppo in ambito multilaterale (in sede OECD, gli aiuti allo sviluppo versati dall'Italia nel 1970 ammontavano a circa lo 0,08% del Pil nazionale, contro percentuali che per gli altri Paesi europei passavano dallo 0,31 della Germania Ovest allo 0,67 per la Francia), nonché l'inconsistente politica creditizia bilaterale offerta dal Governo di Roma, che apparivano in aperto contrasto con gli interventi che invece venivano adottati, in quello stesso momento, dagli altri Governi europei. Nonostante l'Italia non importasse grandi quantitativi di greggio dal Golfo, il saldo negativo della bilancia commerciale tra i due Paesi, determinato dalla difficoltà per le merci italiane di affermarsi sul mercato iraniano, rendeva difficoltosa la concessione del plafond assicurativo per le forniture a pagamento dilazionato verso l'Iran. Tale plafond acquisiva una rilevanza fondamentale per le esportazioni dei piccoli e medi soggetti industriali, ma anche per le più importanti imprese italiane, come l'ENI, che intendevano partecipare alle gare internazionali che attribuivano i lavori per la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali. La pesante complessiva esposizione debitoria dell'Iran, circa 140 miliardi di lire, di cui solo la metà garantiti da coperture assicurative, rendeva ogni anno sempre più complesso per l'Italia l'estensione delle assicurazioni sui pagamenti dilazionati a favore dell'Iran." L'AUTORE – Rosario Milano è dottore di Ricerca in Studi Storici, Geografici e delle Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Bari. INDICE DELL'OPERA – Introduzione - Capitolo Primo. L'ENI dopo Mattei (1. Una difficile sfida: l'ENI dopo Mattei - 2. La strategia internazionale dell'ENI durante gli anni della transizione - 3. L'ENI negli anni Sessanta. Un bilancio d'insieme) - Capitolo Secondo. L'ENI in Iran (1963-1965) (1. L'Iran del dopoguerra nelle relazioni internazionali - 2. La restaurazione petrolifera in Iran - 3. Gli interessi italiani in Persia - 4. L'AGIP e i negoziati per la costituzione dell'IMINOCO) - Capitolo Terzo. Iran, ENI ed Europa (1967-1970) (1. L'ENI nella seconda meta degli anni Sessanta. Momenti e problemi - 2. La Guerra dei Sei Giorni e la rinnovata ambizione della politica petrolifera iraniana - 3. L'ENI in Iran alla ricerca di nuove opportunita) - Bibliografia |