La Gran Bretagna e la questione Jugoslava Stampa E-mail

Rosario Milano

La Gran Bretagna e la questione Jugoslava (1941-1947)

Adda Editore, pagg.132, € 12,00

milano jugoslava  IL LIBRO – Questo libro ricostruisce e interpreta la politica della Gran Bretagna nei confronti del problema jugoslavo tra il 1941 e 1947, dunque negli anni compresi tra l'affermazione dell'egemonia tedesca sull'Europa continentale e balcanica e l'inizio della Guerra fredda. La questione jugoslava costituì infatti per i politici e i diplomatici di Londra un elemento centrale sia per lo sviluppo della strategia militare degli Alleati che per le iniziative del Foreign Office britannico. In origine, l'interesse del governo britannico per le vicende che caratterizzarono la politica interna ed estera del Regno dei Karadjordjević era legato all'esigenza di preservare la regione balcanica dalla guerra. L'attacco di Mussolini alla Grecia nell'ottobre del 1940 rappresentò invece uno dei fattori che avrebbe portato la guerra nei Balcani, un episodio che implicitamente pose le premesse per l'occupazione del Regno di Jugoslavia. L'occupazione punitiva della Jugoslavia nel 1941 da parte degli eserciti dell'Asse (Germania, Italia, Ungheria e Bulgaria) e la sostanziale dissoluzione dell'entità statuale degli slavi del Sud, una delle eredità più significative del riordino postbellico nell'area dell'Impero asburgico, contribuì a una nuova esplosione delle tensioni etnico-religiose nella regione. A questa profonda e secolare frattura si sommò il conflitto di natura ideologica tra comunisti e anticomunisti, conflitto presente da decenni all'interno delle società europee e che con l'avvento della Guerra fredda avrebbe progressivamente assunto una propria dimensione globale.
La principale fonte storica utilizzata è costituita dai documenti inediti relativi alla politica inglese verso la questione jugoslava custoditi presso i The National Archives britannici (Kew, London), documenti che sono stati integrati delle fonti edite italiane (I Documenti Diplomatici Italiani) e dai documenti diplomatici editi statunitensi (Foreign Relations of the United States). La consultazione e lo studio dei documenti italiani sono legati alle rivendicazioni jugoslave sul territorio della Venezia Giulia, mentre l'analisi dei documenti diplomatici dell'amministrazione di Washington risulta decisiva soprattutto per rilevare le posizioni critiche degli statunitensi nei confronti della politica balcanica di Londra. È stato fatto ampio uso anche delle fonti memorialistiche: in particolare abbiamo letto con profitto le memorie di Winston Churchill e di Anthony Eden, dei collaboratori di Tito, Vladimir Dedijer e Milovan Djilas, nonché di Fitzroy Maclean e Frederick William Deakin, due dei militari britannici che seguirono da vicino le gesta dei partigiani di Tito e che giocarono un ruolo decisivo nel processo che portò il Regno Unito a risolvere l'equidistanza tra Mihailović e Tito a favore di quest'ultimo.

  DAL TESTO – "Sebbene Mihailović potesse vantare una matrice anticomunista e monarchica che apparentemente lo accumunava a Churchill, i due avevano visioni totalmente divergenti risetto al futuro della Jugoslavia. Il leader cetnico, un monarchico serbo-ortodosso prigioniero della tragedia balcanica e convinto del proprio dovere di difendere i popoli slavi e la civiltà cristiana, era sicuro di rappresentare la parte più pura del popolo che dal lontano 1389 aveva messo a repentaglio la propria stessa sopravvivenza per compiere il "destino manifesto" dei serbi.
  "I cetnici non ragionavano in termini di realismo politico, e in molti al Foreign Office non guardavamo con entusiasmo alle idee del governo in esilio, che rischiavano di compromettere la pacificazione del territorio e creavano i presupposti per una deflagrazione balcanica lesiva degli interessi britannici. Un aspetto che appare tanto più rilevante se si pensa che Tito invece si fece promotore dell'unità dei popoli della Jugoslavia e su questo elemento fondò il proprio successo. Per gli interessi britannici era di fondamentale importanza avere un partner che potesse assicurare la stabilità dell'area, mentre la condotta dei cetnici finiva per compromettere definitivamente la stessa continuità dei Kardjordjević, un elemento che sarebbe emerso con più forza nelle successive discussioni e che condusse il Primo ministro britannico a maturare una personale ostilità nei confronti dei cetnici."

  L'AUTORE – Rosario Milano è dottore di Ricerca in Studi Storici, Geografici e delle Relazioni Internazionali presso l'Università degli Studi di Bari.

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I. La guerra nei Balcani - II. Londra e l'"equidistanza" tra Tito e Mihajlović - III. La genesi dell'accordo Tito-Šubašić - IV. Le conseguenze politiche del vertice Tito-Churchill (agosto 1944-marzo 1945) - V. Winston Churchill e la nascita del regime comunista jugoslavo - VI. L'espansionismo politico-territoriale di Tito nel dopoguerra - VII. La Gran Bretagna e il nuovo sistema delle relazioni internazionali: dal "Paradigma Eden" al "Bevinstan" - VIII. Gli esordi della politica estera di Tito - IX. La questione giuliana e la nuova offensiva jugoslava in Grecia - X. Le relazioni tra Londra e Belgrado nel 1947 - Bibliografia