Dictator. L'ombra di Cesare |
Andrea Frediani Dictator. L'ombra di Cesare Newton Compton Editori, pagg.336, Euro 14,90
IL LIBRO - Gaio Giulio Cesare è poco più che un bambino quando, nell’88 a.C., incontra per la prima volta Tito Labieno. I due si salvano la vita a vicenda, suggellando così un’amicizia destinata a durare nel tempo. Anche quando la carriera militare del grande condottiero prende avvio, dapprima in Spagna poi in Gallia, Labieno è al suo fianco, come principale comandante subalterno. Insieme, i due elaborano strategie e compiono gesta straordinarie, agiscono in totale sintonia e sono, di fatto, invincibili. Ma mentre la Gallia, anno dopo anno, finisce sotto il tallone di Roma, nell’Urbe cresce la fazione anticesariana, che opera per separare i due indissolubili amici e anche nello stesso esercito di Cesare c’è chi agisce per screditare Labieno e prenderne il posto. Perfino il figlio di quest’ultimo, l’instabile Quinto, fa pressione sul padre perché acquisisca gloria per sé e non più solo per Cesare, mentre il suo destino si intreccia con le vite di due germani, Ortwin, fedele guardia del corpo di Cesare, e Veleda, ragazza di sangue reale finita nelle mani dei romani. Quando il futuro dittatore si dimostra pronto a tutto per difendere quelli che ritiene i propri diritti, Labieno sarà costretto a decidere da quale parte stare. L’ombra di Cesare è il primo capitolo di un’avvincente trilogia che ha come protagonista il più grande condottiero di Roma antica.
"L'altro annuì, e solo allora Cesare gli diede la mano e lo issò su. Sui guardarono in silenzio, studiandosi. Cesare era decisamente più alto, i suoi tratti, spiccatamente aristocratici, erano delicati e piacevoli; i capelli, assai curati, castani e morbidi, incorniciavano un viso più tondo che ovale. L'altro aveva lineamenti appena più marcati, un viso perfettamente ovale, un collo lungo, ma non quanto quello del suo interlocutore. Aveva il naso altrettanto pronunciato, ma più largo. Lungo il capo scendevano boccoli biondi indisciplinati, le sopracciglia erano folte, e qualche fugace accenno di peluria solcava le sue guance. Gli occhi erano scuri e penetranti come quelli del patrizio, ma erano privi dell'autorità che caratterizzava lo sguardo di Cesare".
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