Publio Nigidio Figulo |
Nuccio D'Anna Publio Nigidio Figulo. Un pitagorico a Roma nel I secolo a. C. Edizioni Pizeta, pagg.176, Euro 17,00
IL LIBRO - Publio Nigidio Figulo, fondatore del neopitagorismo romano, fu uno degli uomini di cultura più importanti della sua epoca, la cui personalità può agevolmente essere comparata a quella di un Varrone, dell'amico Cicerone o dello stesso Cesare. Il sistema dottrinale pitagorico con la sua rappresentazione della rota mundi, con l'indicazione del significato della fascia zodiacale e con la sua complessa interpretazione astrale dei miti e delle leggende ha senz'altro costituito il secondo elemento portante della sua speculazione. Accanto a questi elementi dottrinali emerge anche una tradizione rituale riconducibile all'arcaico mondo etrusco-latino: un complesso di divinità cosiddette "minori" che contribuivano a rendere vitale quella specie di religio secunda così importante per i singoli, per lo stato e per il sofisticato sistema di scienze spirituali (divinazione, aruspicina, scienza augurale, ecc. ). Il terzo elemento che arricchisce l'opera di Nigidio è l'apporto delle dottrine dei "Magi ellenizzati" (iraniani e caldei) e del complesso sistema speculativo che ne sostanziava i rituali. La sintesi che Nigidio opera di questi elementi dottrinali (pitagorisnio, mondo etrusco-latino e dottrine dei "Magi ellenizzati") ha reso i suoi libri adatti ad una esigua elite spirituale, una specie di residuo oracolare di un mondo arcaico. Nigidio appartiene a quel mondo di raffinata cultura che aveva conservato memoria dei fondamenti spirituali e rituali che avevano consentito a Roma di realizzare la pax deorum e di diventare per un intero ciclo umano un vero e proprio umbilicus mundi.
DAL TESTO - "La carriera politica di Nigidio appare complessa, anche se probabilmente fu molto simile al cursus honorum seguito dai rampolli delle “buone” famiglie romane. Pretore, questore, tribuno della plebe, legato nei piccoli regni a cultura “magusea” del Vicino Oriente e infine senatore: un seguito di magistrature che pur indicando una progressione politica certamente importante, non è certo dissimile da quanto doveva essere usuale nelle famiglie patrizie della Roma delle grandi conquiste, la Roma pre-imperiale. E tuttavia, anche rispetto ad altri personaggi di rilievo, le fonti indicano un sovrappiù di Nigidio, una saggezza ed un equilibrio che devono aver arricchito la sua funzione pubblica e, stando alla testimonianza di Cicerone, ne hanno reso l’apporto molto prezioso in alcuni momenti di acuta crisi delle Istituzioni. La sua drittura e il rigore indiscusso ne avevano fatto un punto di riferimento importante, persino decisivo quando per es. la congiura di Catilina fece temere per le stesse sorti dello stato. Nigidio rimase sempre fedele al mondo patrizio e conservatore che si illudeva di vedere ancora in grado di restituire splendore alle antiche e venerate istituzioni repubblicane. E quando i tempi cambiarono e l’apparizione di personalità complesse e nuove come quella di Giulio Cesare imposero cambiamenti epocali, Nigidio continuò a difendere il mondo al quale apparteneva e aveva protetto con tanto ardore. A Farsalo, quando si decise la storia futura del mondo romano, si trovava accanto a Pompeo e ai tanti aristocratici, senatori e magistrati che lo avevano seguito. Non solo, ma se è permesso dedurre qualcosa dalla contemporanea presenza accanto a Pompeo del suo confratello aruspice Arrunte, mentre con Cesare si erano schierati Spurinna e Vulcazio, è probabile che la scelta di campo di forti e spiritualmente qualificate personalità come Nigidio abbia indotto anche gli aruspici del sacro Collegio a dividersi nei due campi contrapposti. È un fatto che non dovrebbe essere minimizzato, forse in grado anche di aiutarci a spiegare un aspetto dell’ostinato ed in sé incomprensibile divieto dei vincitori che non permetterà mai all’illustre concittadino di essere graziato come tanti altri pompeiani, senz’altro politicamente più influenti e militarmente più compromessi, e tornare a Roma. "E tuttavia l’azione politica di Nigidio è solo una parte (la più evidente per il rilievo che ha assunto nella corrispondenza di Cicerone), ma non la più importante, del suo impegno nella vita dello stato. Nigidio fu anche un importante protagonista delle vicende spirituali di Roma, un aruspice che seppe conciliare antiche e venerate tradizioni con forme spirituali particolari che sembrano persino essersi profondamente radicate nella struttura religiosa romana. Il sistema speculativo che emerge nelle sue numerose opere lascia affiorare una profonda attenzione per il significato della dimensione divina, per la vita rituale, per forme di realizzazione spirituale e per dottrine che unanimemente gli antichi riconducevano al suo interesse per il pitagorismo. E’ un dato che non può essere considerato secondario. Non c’è frammento o testimonianza che non evidenzi questa sua appartenenza, non ricordi il suo Sodalicium pythagoricum o che addirittura non rivendichi il suo ruolo di “restauratore” (renovaret, scrisse di lui l’amico Cicerone) del pitagorismo romano."
L'AUTORE - Nuccio D'Anna è uno storico delle religioni particolannente attento al mondo classico sul quale, fra l'altro, ha scritto: Il Neoplatonismo (1989); Il dio Giano (1992); La Disciplina del Silenzio. Mito, mistero ed estasi nell'antica Grecia (1995); Il Divino nell'Ellade (2004); Il Gioco Cosmico. Tempo ed eternità nell'antica Grecia (2006); Mistero e Profezia. La IV egloga di Virgilio e il rinnovamento del mondo (2007). Ha anche studiato alcune correnti mistico-estatiche del Medio Evo in La Sapienza nascosta (2001); Il Segreto dei Trovatori (2005); Il Santo Graal. Fra mito e storia (2008). Contemporaneamente si è accostato alle dottrine orientali occupandosi della spiritualità indù e dei suoi rapporti con la cultura europea, in particolare quelli esistenti fra il neoplatonismo e alcune forme del Vedanta indiano. Collabora con prestigiose riviste di studi storico-religiosi e di spiritualità italiane ed internazionali.
INDICE DELL'OPERA - Prefazione - Capitolo primo. Vir doctissimus - Capitolo secondo. Pythagoricus - Capitolo terzo. Magus - Capitolo quarto. Figulus - Capitolo quinto. Rota mundi - Capitolo sesto. Sphaera Graecanica - Capitolo settimo. De diis - Capitolo ottavo. L'ermeneutica linguistica - Capitolo nono. Presagi e divinazione - Capitolo decimo. L'aruspicina e il disordine sociale - Congedo - Bibliografia |