Gli ultimi fuochi dell'impero romano Stampa E-mail

Giulio Castelli

Gli ultimi fuochi dell'impero romano

Newton Compton Editori, pagg.528, Euro 12,90

 

castelli_ultimi.jpg  IL LIBRO - È l’anno del Signore 458 e l’imperatore Maggioriano lancia le sue legioni alla conquista della gloria perduta di Roma. Il giovane Ascanio, affascinato dal mito delle armi, decide di seguire suo zio Pietro, ministro dell’imperatore, nella spedizione che ha come obiettivo la riconquista della Gallia, della Spagna e dell’Africa. Ma, una volta raggiunto il quartier generale di Maggioriano, Ascanio scopre che è in atto un complotto... In un susseguirsi di avventure, tradimenti e scontri sanguinosi, attraverso gran parte dell’Europa e del Mediterraneo, Ascanio mutera i suoi sogni di gloria con la consapevolezza dell’imminente disfatta.

  Gli ultimi fuochi dell’impero romano è l’affresco di un’epoca: nell’atmosfera torbida e conturbante del V secolo il lettore si ritroverà tra i palazzi del potere a Costantinopoli e tra le strade di una Roma decadente ma ancora piena di fascino e mistero, con i suoi templi abbandonati, le sue chiese grandiose, i fedeli intransigenti, gli ultimi filosofi pagani e i ricchi nobili sempre più schiavi di un mondo dorato ormai giunto alla fine.

 

  DAL TESTO - "Era ottobre. Quell’ottobre del 458. Dalla torre della villa guardavo il golfo dove una nave aveva appena doppiato l’isola Gallinara. La torre era massiccia e quadrata, non molto alta. Serviva anche come deposito per l’olio. C’era un forte vento di maestrale che scuoteva gli ulivi e ricordo che avevo pensieri futili. È strano come talvolta le cose insignificanti rimangano impresse nella memoria più degli eventi importanti. Stavo pensando alle galline selvatiche dell’isola descritte da Catone mentre trascuravo di rivolgere una devozione a quel luogo, eremitaggio del beato Martino, il santo vescovo di Tours. Ma intanto quella nave non riusciva ad arrivare in porto. Il vento impediva ai marinai di usare la vela e la risacca respingeva indietro la liburna. Non era una liburna vandalica. Sembrava, vista così da lontano, una formica, con i remi che erano le zampette.

  "A quel tempo avevo sedici anni ed ero pazzamente innamorato di Eulalia, la figlia del sovrintendente delle nostre proprietà. Eulalia aveva un anno meno di me. Sembrava sempre sorpresa quando io tentavo di toccarla. L’afferravo per la tunica mentre lei rideva. Un po’ lasciava fare e un po’ fuggiva via. Una volta era inciampata e io le ero finito addosso. Eravamo caduti su un cespuglio di rosmarino e io avevo subito tentato di abbracciarla. Ma lei con grande destrezza aveva spostato il busto indietro. Mi aveva mostrato la reliquia che portava al collo, incastonata in una goccia d’ambra. Era stato un gesto buffo. Io però mi ero fermato all’improvviso. Non volevo commettere sacrilegi. Sapevo quanto le tentazioni della carne possano condurre alla dannazione eterna."

 

  L'AUTORE - Giulio Castelli, romano, narratore e saggista, è cultore e studioso di storia medievale e tardoantica. Giornalista professionista, ha coordinato i servizi culturali di due quotidiani e ha condotto trasmissioni radiofoniche. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo il romanzo Il fascistibile e il pamphlet Il leviatano negligente e, con la Newton Compton, Imperator, il romanzo che narra l’ascesa di Giulio Valerio Maggioriano.

 

  INDICE DELL'OPERA - Prefazione - Parte prima. Giulio Valerio Maggioriano - Parte seconda. Flavio Pietro - Parte terza. Procopio Antemio - Parte quarta. Ricimero, il barbaro