Global flop (Imperi n.13/2008) Stampa E-mail

Global flop (Imperi n.13/2008)

Nuove Idee, pagg.187, Euro 22,90

 

imperi13.jpg   Il nuovo numero di Imperi - quadrimestrale di Geopolitica diretto da Aldo Di Lello - è dedicato alla globalizzazione, come si intuisce fin dal titolo (Global flop).

  La crisi dell'economia americana sta trascinando con sé il modello di globalizzazione fino a oggi egemone. Rischia di esplodere lo squilibrio tra indebitamento Usa, bassa crescita europea ed elevata accumulazione di capitali in Asia. Si va progressivamente allentando il rapporto di fiducia tra popoli, parlamenti e governi. Il cittadino occidentale, sempre più povero, si accorge anche di contare sempre meno nelle grandi decisioni che riguardano la sua vita.

  Tutte queste problematiche vengono esaminate negli interventi di Aldo Di Lello, Francesco Oddi, Francesco Crocenzi, Andrea Marcigliano, Carlo Gambescia, Maria Grazia Leo e Antonio Saccà.

  "Se gli americani - scrive il prof. Saccà - vogliono mantenere il loro stile di vita devono avere materie prime a basso costo e per avere questi risultati devono ricorrere alla guerra, campo nel quale la supremazia statunitense è assoluta. Per ricorrere alla guerra devono fare a meno del diritto internazionale, o se ne devono considerare gli intestatari, devono invalidare le istituzioni ufficiali del diritto internazionale, devono trovare ragioni di intervento a loro arbitrio, devono addirittura creare degli stati senza sovranità dove la possiiblità di un'economia fuorilegge sia del tutto possibile".  L'Autore è convinto che presto o tardi gli Usa giungeranno allo scontro con la Russia, "che, se vinto, risolverebbe tutti i problemi: l'impossessamento di sterminate materie prime e il finale contrasto con la Cina senza che questa abbia minimo supporto".

  "La Russia - aggiunge Saccà - è un paese di grande responsabilità e stabilizzazione e tuttavia incorre nella critica degli Stati Uniti, certo non perché favorisce il terrorismo. Quindi i movimenti degli Stati Uniti vengono da ben altre finalità che non la lotta al terrorismo. Lo stesso vale per l'Iran, sarebbe "nemico" anche se fosse più "saggio". È il petrolio che lo rende "nemico". Disgraziatamente non c'è nessuna rielaborazione del capitalismo, non c'è nessuna possibilità di frenare il modello americano e distoglierlo dalle sue tendenze, anzi vi è una accentuazione delle tendenze dominanti su materie prime e basso costo del lavoro proprio perché vi è la concorrenza di paesi con materie prime e basso costo del lavoro".

  La seconda parte del volume prende in esame "le nuove tigri del Pacifico": non ci sono, infatti, solo India e Cina a guidare il prodigioso sviluppo che viene da Oriente. Ci sono anche i paesi industriali emergenti del Sudest asiatico guidati dal Vietnam e dalla Thailandia. Un'area in crescita. Un nuovo capitalismo che contribuisce a spostare sempre più lontano dall'Europa l'asse nevralgico del mondo. Ma non mancano le contraddizioni politiche...

  Nell'Osservatorio globale, segnaliamo l'intervento di don Davide Gjugja, C'è anche un Kosovo cattolico. È una testimonianza della presenza della Chiesa nella tormentata regione dei Balcani. "È vero - osserva don Gjugja - che la comunità cattolica è la più piccola nel Kosovo, ma da sempre ha avuto un ruolo importante e il suo contributo è stato molto significativo e in tanti momenti della storia di questo Paese, anche fondamentale".