L'uomo nero e le stragi Stampa E-mail

Giovanni Vignali

L'uomo nero e le stragi
Dall'eccidio di Bologna alla Trattativa con la mafia
Il mistero del neofascista Paolo Bellini
Nuova edizione


PaperFIRST, pagg.272, € 17,50

 

vignai uomonero  Il 2 agosto 1980, la stazione di Bologna veniva scossa dalla più grave strage della storia d'Italia: un ordigno esplosivo, piazzato in una delle sale d'attesa, uccideva 85 persone e ne feriva oltre 200. La strage di Bologna rappresenta, a oggi, uno degli eventi più tragici e controversi del Novecento, un atto che ha segnato non solo la memoria collettiva del Paese, ma anche il sistema di giustizia, che per anni si è confrontato con il mistero degli autori e dei mandanti. La vicenda ha attraversato inchieste, depistaggi, incomprensioni e una serie di processi che, purtroppo, non hanno portato alla verità definitiva, lasciando in sospeso troppe domande su chi fosse davvero dietro quella barbarie. Un interrogativo che persiste ancora oggi, nel 2024, con la recente sentenza dell'8 luglio che riconosce Paolo Bellini come "il quinto uomo" implicato nella strage.

  Giovanni Vignali, nel libro "L'uomo nero e le stragi", affronta questo mistero con un'analisi profonda e articolata, che unisce le vicende legate alla strage di Bologna e al controverso ruolo di Bellini con altre inquietanti pagine di storia italiana, come la Trattativa Stato-Mafia, portando alla luce nuovi dettagli e intrecci che legano questi eventi. Attraverso una scrupolosa indagine giornalistica e una lunga consultazione di atti giudiziari, testimonianze e inchieste giornalistiche, Vignali ricostruisce non solo la figura enigmatica di Bellini, ma anche le complesse dinamiche politiche, sociali e criminali che hanno segnato gli anni di piombo e il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica.

  Il libro di Vignali si inserisce in un ampio contesto storico e politico, che affonda le radici negli anni immediatamente precedenti la strage di Bologna, ma che si estende anche a decenni successivi, attraversando momenti cruciali della storia italiana. Gli anni '70 e '80, infatti, sono stati segnati da un clima di tensione sociale e politica estrema, che ha visto il susseguirsi di violenze politiche, stragi e attentati, in un quadro di lotte ideologiche tra estremismi di destra e di sinistra. Le Brigate Rosse e le formazioni neofasciste hanno generato una spirale di violenza che ha sconvolto l'Italia, creando una situazione di paura e incertezza. Tuttavia, dietro questa violenza apparente, si nascondevano anche i contatti con ambienti criminali, e soprattutto con la mafia e altre organizzazioni paramilitari, che avrebbero avuto un ruolo fondamentale in quegli anni turbolenti.

  La strage di Bologna, in questo contesto, rappresenta un punto di non ritorno. Il 2 agosto del 1980, un commando sconosciuto (composto da più membri, secondo le recenti ricostruzioni) piazzò un ordigno che fece saltare in aria la sala d'attesa della stazione. Dopo una serie di indagini che portarono all'individuazione di alcuni dei colpevoli, il caso sembrava essersi concluso. Tuttavia, come accaduto per altre stragi italiane di quel periodo, restavano in piedi numerosi interrogativi su mandanti, depistaggi e coperture politiche.

  Vignali si concentra su Paolo Bellini, il quale emerge dalla pagina storica come una figura misteriosa, centralissima nella vicenda della strage e nelle trame di violenza politica e criminale degli anni '80. Bellini, già noto come un personaggio di spicco del neofascismo e del crimine organizzato, è stato coinvolto in numerosi crimini, inclusi omicidi e atti di terrorismo, ma la sua figura diventa ancora più centrale nel momento in cui viene accusato di essere uno degli autori della strage di Bologna, o meglio, "il quinto uomo", come definito dalla sentenza del 2024.

  L'Autore compie un'analisi accurata della carriera criminale di Bellini, tracciando la sua ascesa come bandito di Reggio Emilia, la sua partecipazione alla lotta armata neofascista e, successivamente, il suo coinvolgimento nelle trattative tra lo Stato italiano e la mafia negli anni '90. Questi elementi non solo contribuiscono a delineare la sua figura come uno degli uomini più temuti e ricercati dell'epoca, ma permettono di comprendere le sue connessioni con l'estrema destra, con gli ambienti della criminalità organizzata, e con il contesto politico che caratterizzò la nascita della Seconda Repubblica.

  Il libro di Vignali non si limita a raccontare la storia di Bellini, ma indaga anche le pieghe oscure della giustizia italiana. L'Autore evidenzia come l'Italia abbia spesso dovuto confrontarsi con depistaggi, connivenze e mancanza di chiarezza nella gestione delle indagini, soprattutto quando si trattava di crimini di tale portata. L'interrogativo che l'Autore si pone è chiaro: perché Bellini non è stato arrestato nonostante le evidenze e le accuse gravi a suo carico? Quali forze politiche, istituzionali o criminali hanno fatto in modo che l'inchiesta sulla strage di Bologna non arrivasse mai a compimento?

  Una parte importante del libro riguarda anche il coinvolgimento di Bellini nelle trattative tra lo Stato italiano e la mafia negli anni '90. Un capitolo fondamentale della storia italiana contemporanea, che Vignali esplora in dettaglio, mettendo in evidenza il ruolo ambiguo di figure come Bellini. La trattativa, che si sviluppò in seguito agli omicidi di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, segna uno degli snodi più controversi della storia repubblicana. Le bombe del 1993 nelle città di Firenze, Roma e Milano, a pochi anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio, rappresentano l'apice di questa stagione di violenza e trattative, e Bellini emerge come una figura centrale nell'ambito di questi eventi.

  La capacità dell'Autore di legare la figura di Bellini alla Trattativa Stato-Mafia e di analizzare il suo ruolo ambiguo in tale contesto arricchisce il libro, facendo luce su uno degli aspetti più oscuri della storia recente del Paese. La lettura delle indagini e delle testimonianze riguardanti Bellini permette di ricostruire un quadro inquietante in cui il crimine e la politica si mescolano, e dove la verità, per molto tempo, è stata celata dietro il velo del silenzio e della complicità.
"L'uomo nero e le stragi" è un'opera che aiuta a comprendere uno degli aspetti più oscuri della storia d'Italia: il ruolo che personaggi come Paolo Bellini hanno avuto nelle stragi, nelle trattative e nel complesso intreccio tra crimine e politica. Con una scrittura meticolosa e una ricerca accurata, Vignali ci guida attraverso una serie di eventi che hanno segnato la storia contemporanea, portandoci a una riflessione profonda sulla verità, sulla giustizia e sulla memoria collettiva.