Kristina Stoeckl - Dmitry Uzlaner
L'Internazionale moralista I conservatori russi e la conquista dell'Occidente
Luiss University Press, pagg.264, € 18,00
Nel volume "L'Internazionale moralista" di Kristina Stoeckl e Dmitry Uzlaner, viene esaminato il tema del rapporto tra il Cremlino, la Chiesa Ortodossa Russa e la costruzione di un'ideologia conservatrice che ha caratterizzato la Russia post-sovietica, trasformandola in un attore centrale nelle "culture wars" globali. Per comprendere appieno l'analisi offerta dai due Autori, è necessario partire da una panoramica storica che faccia luce sul lungo processo che ha portato la Chiesa Ortodossa Russa a diventare non solo un protagonista nella vita politica interna, ma anche un referente internazionale nel contesto di un conservatorismo che si oppone alla modernità liberale e alle sue normative morali.
Nel secolo XX, la Russia ha attraversato profondi cambiamenti sociali, politici e religiosi, passando dal regime zarista alla rivoluzione bolscevica, dall'Unione Sovietica alla sua dissoluzione nel 1991. La Chiesa Ortodossa Russa, che aveva avuto un ruolo fondamentale sotto gli Zar, venne soppressa all'inizio dell'era sovietica, con la persecuzione sistematica del clero e la promozione dell'ateismo di Stato come parte della costruzione del socialismo scientifico. Con la fine dell'URSS, il panorama religioso in Russia subì un rinnovato vigore, ma la religione in quanto tale non tornò mai del tutto a essere una parte preminente della vita pubblica, fino a quando la Chiesa Ortodossa Russa iniziò a riprendersi nel corso degli anni '90. Tuttavia, fu solo sotto il governo di Vladimir Putin che il rapporto tra Stato e Chiesa raggiunse un nuovo apice, trasformandosi in una connessione simbiotica, dove la Chiesa divenne non solo un supporto morale per il governo, ma anche un alleato nella promozione di una visione del mondo che si opponeva ai valori liberali occidentali.
Parallelamente, negli ultimi decenni, si è sviluppato un fenomeno globale definito come "culture wars", ovvero guerre culturali, che descrivono il conflitto tra visioni del mondo opposte, spesso articolato attorno a questioni morali, sociali e politiche. Le "culture wars" attraversano diversi ambiti, tra cui il sesso, la famiglia, la religione e l'identità, e hanno preso piede principalmente nelle democrazie liberali occidentali. Queste guerre culturali hanno avuto una risonanza internazionale, e la Russia, con il supporto della Chiesa Ortodossa, ha intrapreso una serie di alleanze con altri gruppi conservatori e religiosi nel mondo, cercando di promuovere una contro-narrazione che difendesse valori tradizionali e cristiani contro quelli progressisti.
Nel loro lavoro, Stoeckl e Uzlaner cercano di mettere in evidenza come la Chiesa Ortodossa Russa non si limiti a un'influenza locale, ma si inserisca in una rete transnazionale di forze conservatrici che si oppongono alla globalizzazione liberale, con un particolare accento sulle guerre culturali. Il libro esplora come, attraverso una serie di alleanze politiche e religiose, la Chiesa Ortodossa Russa abbia progressivamente conquistato un ruolo di rilievo nella politica internazionale, configurandosi come un attore centrale nella lotta per la moralità contro i valori occidentali.
"L'Internazionale moralista" offre un'analisi approfondita e ben documentata di uno degli sviluppi politici e ideologici più rilevanti della Russia contemporanea, ma anche di un fenomeno più ampio che riguarda le alleanze tra Stati e religioni conservatrici in un mondo globalizzato. La forza del libro risiede nella sua capacità di combinare un'analisi storica rigorosa con una visione globale, che esce dai confini tradizionali della geopolitica e si spinge verso una comprensione transnazionale delle dinamiche culturali e morali.
Uno degli aspetti più innovativi del libro è l'approccio transnazionale alla politica russa. Stoeckl e Uzlaner rifiutano l'idea che la Russia debba essere vista come un'entità politica autonoma, eccezionale e separata dal resto del mondo, come talvolta è stato suggerito da alcune letture geopolitiche. Al contrario, gli Autori vedono la Russia come parte di una rete globale di conservatorismo religioso che si estende ben oltre i suoi confini, dall'Europa all'America Latina, fino agli Stati Uniti, dove esiste un movimento di alleanze tra gruppi religiosi e forze politiche di destra. L'elemento centrale di questa alleanza globale è la Chiesa Ortodossa Russa, che, pur essendo stata per decenni un'entità marginale nel panorama mondiale, è riuscita a emergere come portavoce di una visione tradizionalista e conservatrice, opponendosi ai valori liberali che hanno dominato le società occidentali.
Nel loro studio, Stoeckl e Uzlaner non si limitano a descrivere la crescita della Chiesa Ortodossa Russa in Russia, ma evidenziano anche il suo ruolo come strumento di potere politico nelle mani di Vladimir Putin. La Chiesa, che inizialmente appariva come un attore marginale nella politica postsovietica, è stata progressivamente incorporata nella struttura statale, diventando uno strumento di legittimazione del regime. Le politiche morali della Chiesa – tra cui la difesa della famiglia tradizionale, l'opposizione all'aborto e la promozione di una visione cristiana della società – sono state allineate con le esigenze politiche del governo russo, contribuendo alla costruzione di un'immagine di Russia come baluardo contro i valori occidentali.
Una delle tesi principali degli Autori è che la Russia non è solo un attore conservatore locale, ma un punto di riferimento ideologico in una battaglia globale per la moralità e la cultura. L'alleanza tra la Chiesa Ortodossa Russa e il Cremlino è parte di un progetto più ampio, che cerca di influenzare la politica internazionale e le scelte morali in Paesi diversi, creando una rete di alleanze con movimenti e leader conservatori in tutto il mondo. Questa visione sfida le convenzioni tradizionali sulla politica estera russa, proponendo un nuovo modo di leggere le dinamiche geopolitiche come estensioni delle "culture wars".
Lo stile di Stoeckl e Uzlaner è chiaro e accessibile, ma non rinuncia alla profondità teorica. Gli Autori attingono a una vasta gamma di fonti storiche, sociologiche e politiche, e la loro analisi è arricchita da un approccio critico alla visione tradizionale della Russia come una potenza isolata e contrapposta all'Occidente. La loro proposta di una Russia che gioca un ruolo di primo piano nelle guerre culturali globali, non solo in ambito geopolitico, è un contributo originale ner il dibattito internazionale.
La lettura di "L'Internazionale moralista" aiuta a comprendere non solo la Russia contemporanea, ma anche le dinamiche globali che collegano la politica, la religione e la cultura. L'analisi di Stoeckl e Uzlaner va oltre il tradizionale approccio geopolitico e offre una visione innovativa delle alleanze politiche e religiose che stanno trasformando la politica internazionale. Il libro agevola la comprensione del nuovo conservatorismo globale e del suo impatto sulla politica mondiale, in particolare sulla Russia, ma anche su altri Paesi che stanno cercando di costruire una risposta al predominio dei valori liberali occidentali. |