Mauro F. Guillén
Perennials Società e lavoro dopo la fine delle generazioni
Luiss University Press, pagg.280, € 20,00
Il concetto di "generazione" ha radici profonde nelle tradizioni culturali, sociali ed economiche. Sin dai tempi antichi, le società hanno diviso la vita umana in diverse fasi, spesso con l'intento di definire ruoli sociali e aspettative comportamentali. La divisione della vita in infanzia, giovinezza, età adulta e vecchiaia è un artefatto che ha preso piede durante la Rivoluzione industriale, quando la crescente organizzazione del lavoro in fabbrica e ufficio e l'adozione di nuovi paradigmi tecnologici hanno creato una struttura sociale ed economica sempre più rigida. Con l'avvento dell'industrializzazione, infatti, il ciclo vitale ha cominciato ad assumere una forma lineare e sequenziale: l'infanzia come fase di apprendimento, la giovinezza come periodo di formazione, l'età adulta come momento di lavoro produttivo, e infine la vecchiaia come periodo di riposo.
Nel corso del Novecento, le società occidentali hanno consolidato questa divisione generazionale in tutte le sfere della vita: dal lavoro alla famiglia, dalla scuola alla pensione. Il modello della "vita lineare" ha resistito fino a oggi, spesso dando per scontato che il lavoro, come attività primaria e definitoria, si collocasse nel cuore della fase adulta. Tuttavia, a partire dal tardo Novecento e con un'accelerazione nel XXI secolo, numerosi cambiamenti sociali, tecnologici e demografici hanno messo in discussione questa visione lineare del ciclo della vita.
L'aumento dell'aspettativa di vita, le nuove forme di lavoro flessibile, la digitalizzazione e la globalizzazione hanno reso sempre più obsoleto il modello che concepisce la vita come una successione di fasi predefinite e immutabili. In particolare, la tecnologia ha portato con sé una rapida evoluzione dei mercati e delle industrie, creando incertezze e opportunità che non si adattano facilmente alla rigidità delle generazioni tradizionali. Di fronte a questi cambiamenti, è emersa l'esigenza di ripensare non solo la vita professionale, ma anche il concetto stesso di generazione. È in questo contesto che si inserisce il libro di Mauro F. Guillén, "Perennials. Società e lavoro dopo la fine delle generazioni", un saggio che propone una riflessione radicale e originale su come dovremmo concepire il nostro posto nel mondo del lavoro e nella società.
Guillén affronta una questione che sta diventando sempre più urgente nelle società contemporanee: la fine del modello tradizionale delle generazioni e la necessità di ripensare il modo in cui organizziamo la vita e il lavoro. L'Autore, sociologo ed economista, si inserisce in un dibattito accademico e pubblico che ha visto l'emergere di nuove forme di vita lavorativa e sociale, messe in evidenza dalla digitalizzazione, dalla longevità e dalla maggiore mobilità sociale. Guillén è un pensatore innovativo e il suo libro si distingue per la capacità di coniugare la teoria sociologica con l'analisi concreta delle trasformazioni economiche e sociali.
Guillén comincia il suo saggio con una riflessione critica sul concetto di "generazione". Le generazioni, intese come suddivisioni rigide della vita umana in fasi successive, sono un retaggio del passato, una costruzione sociale che non corrisponde più alle esigenze di un mondo che cambia rapidamente. Il modello tradizionale, che vede l'infanzia come fase di apprendimento, la giovinezza come periodo di formazione e la vecchiaia come tempo di riposo, si trova in difficoltà di fronte alle nuove realtà sociali. In particolare, l'allungamento dell'aspettativa di vita e l'avvento di nuove forme di lavoro hanno contribuito a "sfumare" i confini tra le diverse età della vita, facendo emergere la necessità di un cambiamento radicale nella nostra concezione del tempo e delle fasi della vita.
Il punto centrale del libro è che il nostro sistema sociale e lavorativo non è più in grado di rispondere alle nuove dinamiche della vita contemporanea. Il modello generazionale, che poneva ciascuna fase della vita come un percorso lineare e separato dalle altre, non è più adatto per una società in cui le persone vivono più a lungo, lavorano in modo più flessibile e affrontano continui cambiamenti.
Il concetto di 'perennials' proposto da Guillén è una delle intuizioni più originali del libro. Invece di pensare alle persone come membri di una generazione con una sequenza di ruoli predefiniti, Guillén suggerisce di immaginare gli individui come esseri "perenni", capaci di rinnovarsi continuamente, di adattarsi a nuove sfide e di ripensare costantemente le proprie carriere e le proprie vite. La metafora del "perennial" (perenne, che dura nel tempo) si riferisce alla capacità dell'individuo di essere attivo e produttivo a lungo termine, senza essere limitato dai tradizionali confini generazionali.
Secondo Guillén, il concetto di "perennial" implica una nuova concezione del lavoro. Le carriere non sono più lineari e definite una volta per tutte; piuttosto, esse sono caratterizzate da continui cambiamenti, riqualificazioni e reinvenzioni. In un mondo dove le competenze diventano obsolete rapidamente, l'adattabilità e la formazione continua diventano essenziali. La nozione di "perennials" si collega anche all'idea di un "lavoro a vita", ma non inteso come un lavoro fisso o immutabile: piuttosto, si tratta di un lavoro che evolve nel corso della vita, che si reinventa in base ai nuovi sviluppi tecnologici, alle nuove opportunità e alle sfide sociali.
Il libro non si limita a esplorare la nuova organizzazione del lavoro, ma si interroga anche sul modo in cui questa nuova visione della vita e del lavoro influenzerà le nostre società. Le implicazioni di una vita meno lineare e di un lavoro più flessibile sono enormi. Guillén discute di come la trasformazione della struttura del lavoro stia influenzando le disuguaglianze sociali, la mobilità sociale e l'accesso alle opportunità economiche. Mentre l'allungamento della vita può favorire alcune persone, per altre potrebbe essere fonte di frustrazione, incertezze economiche e difficoltà di adattamento.
Inoltre, il modello dei "perennials" pone sfide significative in termini di politiche pubbliche, pensioni e sicurezza sociale. Con l'aumento della longevità, le politiche tradizionali che si basano sul ciclo di vita classico diventano obsolete. Guillén sostiene che è necessario ripensare questi sistemi per affrontare la realtà di persone che, pur essendo in età avanzata, continuano a lavorare e a reinventarsi.
"Perennials" è un libro che sfida le convinzioni tradizionali sulla vita e sul lavoro. Guillén non si limita a denunciare la fine del modello generazionale, ma propone un'alternativa: una visione di un futuro in cui gli individui sono liberi di reinventarsi, di adattarsi e di creare nuove opportunità lungo tutto l'arco della loro vita.
La proposta di Guillén è audace, ma fondata su una lettura attenta dei cambiamenti sociali, tecnologici ed economici in corso. Il passaggio da un modello lineare a un modello più fluido e dinamico potrebbe rivelarsi essenziale per affrontare le sfide del XXI secolo, e il libro offre una guida preziosa per prepararsi a un futuro che, pur essendo incerto, è ricco di opportunità. |