Mussolini padrino de “Il Lavoro” Stampa E-mail

Marco Massa

Mussolini padrino de “Il Lavoro”

Feguagiskia' Studios Edizioni, pagg.80, Euro 10,33

 

  IL LIBRO – Nel dopoguerra si è tentato di rimuovere tutto ciò che aveva costituito un legame con il Fascismo e Mussolini, esaltando, al contrario, tutto ciò che in vent’anni era stato fatto contro il Regime. In questa logica molti fatti e avvenimenti sono stati raccontati in maniera diversa da quella reale. Tra questi la storia del quotidiano genovese Il Lavoro esaltato come l’unico, nel Ventennio, a opporsi, pur nei limiti imposti dalla censura, al Fascismo. L’Autore, sulla sola base di documenti e testimonianze, ricostruisce i rapporti tra il quotidiano e il Regime. Fu proprio Il Lavoro a esaltare Mussolini quando questi, dichiaratosi a favore dell’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale fu cacciato dall’Avanti. Fu Il Lavoro a invitarlo più volte a Genova per affermare la comune volontà interventista. Certo il giornale fu sempre inviso ai gerarchi locali e fu chiuso d’autorità subito dopo la marcia su Roma. Furono ancora i fascisti nel 1926, doto l’attentato di Bologna a Mussolini, a devastarne la sede. In questa occasione, uccisi per errore dalla polizia che tentava di sedare i tafferugli, rimasero uccisi un carabiniere in servizio e due camice nere. Fu lo stesso Mussolini a permettere la riapertura del giornale e ad intervenire più volte presso il prefetto per evitare il sequestro. Fu ancora Mussolini a trarre d’impaccio Gianni Granzotto, il direttore che aveva sfilato i gerarchi, licenziando il tipografo autore di una lettera anonima in cui accusava un collega di essere comunista. L’Autore non è riuscito invece a sciogliere un piccolo mistero. I motivi che portarono nel 1967 all’espulsione dal sindaco di Pertini. Motivi che lo stesso Pertini, allora direttore politico de Il Lavoro giudicò “equi” in una lettera inedita inviata a Cavassa, direttore del Secolo XIX.

 

  DAL TESTO – “Il 22 e 23 ottobre 1942, proprio nella ricorrenza del ventennale fascista, gli inglesi sorvolano e bombardano la città con una serie impressionante di passaggi. La stessa stampa britannica definisce l’operazione come la maggiore tra tutte quelle che avevano interessato le città nemiche. Il Lavoro ne dà notizia con gran rilievo (un pezzo in prima ed un’intera pagina di cronaca) nell’edizione del 24. Bombe incendiarie e dirompenti hanno colpito tre scuole, una decina di chiese, Palazzo Rosso, Palazzo San Giorgio, Palazzo Ducale gli ospedali di San Martino, Pammattone e Galliera, la Prefettura. Se tutto ciò non bastasse, dopo poche ore la città subisce anche un violento nubifragio (un poliziotto annega nel cratere allagato provocato da una bomba). Giungono a Genova il re e la regina che visitano i feriti, il pontefice invia un messaggio. Il giornale non precisa né il numero dei morti (il cui elenco è desumibile solo parzialmente nella rubrica “Stato civile”, ma la pubblicazione era stata sospesa per due giorni) né quello dei feriti. Solo alcuni giorni dopo liquida in poche righe (dell’agenzia Stefani) la tragedia avvenuta nel rifugio della Galleria delle Grazie comunicando che le vittime che vi avevano trovato la morte erano 354 (soprattutto anziani e bambini massacrati a causa della ressa). I bombardamenti colpiscono anche la redazione del giornale. Giornalisti e tipografi si prodigano per spegnere l’incendio e limitare i danni. A Il Lavoro arrivano testimonianze di solidarietà da Pavolini, dal prefetto Borri, dagli altri giornali genovesi. Non c’è dubbio che anche Roma guardi ora al quotidiano con particolare attenzione. Un’ultima prova, imprevista, è lo stanziamento di centomila lire messe a disposizione da Giuseppe Landi, presidente della Confederazione fascista dei lavoratori quale “atto di cameratesca solidarietà verso tutti i dipendenti del giornale dopo le incursione aree nemiche””.

 

  L’AUTORE – Collaboratore di diverse testate genovesi e nazionali, Marco Massa è entrato a far parte della famiglia de Il Lavoro nel 1970. Prima con corrispondenze dalla sua amata riviera, quindi come redattore. Nel 1996 ha preferito lasciare il giornalismo dimettendosi da la Repubblica. Suo il tentativo di salvare l’archivio del giornale, in parte marcito nella vecchia sede di Salita Dinegro e in parte andato disperso. Nel 1969 l’Autore aveva pubblicato con successo il volume “Quelli della Vela” (Erga), una raccolta di documenti e testimonianze sulla marineria velica ligure.

 

  INDICE DELL’OPERA – Indice – Capitolo I. 1914: nasce l’idillio tra “il Lavoro” e Mussolini – Mussolini aggredito - L’ingresso in guerra - Capitolo II. 1922: il giornale nel mirino dei fascisti – Contro il fascismo - La grande Genova - Redazione a fuoco – Capitolo III. 1926: il duce concede la sua protezione – S.O.S. a Mussolini - Il sì del duce - Covo di antifascisti - Nubifragi vietati - La Gioconda - Ansaldo lascia – Nuovi aiuti – Arriva Granzotto – Fascista licenziato – Contributi da Roma – Redazione bombardata – Ventennale in economia – Il 25 luglio – In camicia nera – La bonifica – Capitolo IV. 1945: gli anni di Pertini e quelli della crisi – Pertini, direttore presidente – L’esperienza del Corsera – Capitolo V. Fatti e persone - “Pss,Pss” – Il testamento di Calda – Lettera a Cab – I vertici de Il Lavoro – Io, il gerente – Mussolini e la Liguria – Fonti – Documenti