Guido De Giorgio
Dio e il poeta
Arché Edizioni, pagg.174, € 18,00
La riflessione sulla relazione tra poesia, arte e metafisica ha una lunga e complessa storia che si intreccia con le principali correnti filosofiche e spirituali delle civiltà tradizionali. Dalla Grecia antica alla filosofia orientale, passando per il pensiero medievale e rinascimentale, la figura del poeta è stata spesso considerata un intermediario tra l'umano e il divino, capace di trasmettere verità superiori attraverso il linguaggio simbolico e la forma poetica. Il poeta, in questa accezione, non è semplicemente un creatore di opere d'arte, ma una figura che, per grazia o ispirazione, è in grado di attingere al mondo metafisico e di esprimerlo tramite l'arte del verso.
Nel contesto del pensiero tradizionale, il quale vede la realtà come un ordine divino e gerarchico, la poesia diventa quindi uno strumento per comunicare con l'invisibile, una pratica che trascende il piano umano e si rivolge verso la verità assoluta. Qui, l'approccio alla poesia non è meramente estetico, ma spirituale. Alcuni tra i più grandi filosofi delle tradizioni esoteriche, come René Guénon, Julius Evola, e anche Guido De Giorgio, hanno cercato di recuperare questo legame tra l'arte poetica e la metafisica, con l'intento di riscoprire un linguaggio che fosse in grado di comunicare la verità profonda dell'esistenza.
Il volume di Guido De Giorgio "Dio e il Poeta" si inserisce proprio in questo solco. Pubblicato per la prima volta nel 1947, il libro esplora il rapporto tra il Divino e la figura del poeta, mettendo in luce come la poesia possa essere, e forse debba essere, un canale di accesso alla dimensione trascendente. De Giorgio, con il suo stile intenso e lirico, affronta il tema della poesia come veicolo della realtà metafisica, un argomento che si sviluppa attraverso una riflessione profonda e complessa, tesa a coniugare il pensiero tradizionale con una visione poetica e mistica.
Guido De Giorgio, filosofo e pensatore di notevole spessore, è noto per la sua affiliazione al movimento tradizionalista e per la sua vicinanza a René Guénon, con cui condivise molte delle sue concezioni sullo spiritualismo integrale e sull'esistenza umana come parte di un ordine divino e immutabile. "Dio e il Poeta" è una delle sue opere più rappresentative, ed è con questo testo che De Giorgio tenta di esplorare il misterioso incontro tra il Divino e il poeta, ovvero l'intersezione tra il piano metafisico e la capacità dell'uomo di accedervi tramite l'arte poetica.
Il titolo stesso del libro implica una simbiosi tra il concetto di Dio e quello del poeta, due entità che si avvicinano in un'unione di conoscenza e percezione trascendente. De Giorgio si avvale di una scrittura che non è soltanto filosofica, ma poetica nel vero senso del termine, utilizzando un linguaggio che richiama il ritmo e la musicalità dei poemi antichi e della tradizione mistica orientale, come quella sufi. Il poeta, in questo contesto, non è semplicemente un'artista che crea, ma un medium che è in grado di captare la vibrazione cosmica, quella realtà invisibile che è al di là delle apparenze e che il linguaggio ordinario non può esprimere.
A differenza di altri autori, come Nietzsche, a cui De Giorgio viene spesso erroneamente accostato per la sua attitudine passionale e il tono spesso apodittico del suo stile, "Dio e il Poeta" si distingue per una carica spirituale che non ricerca la distruzione dell'ordine tradizionale, ma il suo recupero attraverso una sintesi tra poesia e metafisica. Mentre Nietzsche vedeva il poeta come un creatore autonomo, il cui compito era quello di affermare la volontà di potenza e la liberazione dai valori tradizionali, De Giorgio orienta il suo pensiero verso una concezione in cui il poeta è un umile ricettore di verità divine, un servitore di un principio trascendente.
Un tema centrale dell'opera è quello della tensione costante del poeta verso l'Inesprimibile, un'entità che sfugge alla ragione e che trova il suo significato più profondo nella tradizione religiosa e metafisica. La scrittura di De Giorgio è intesa come un tentativo di cogliere quell'Assoluto che è presente nella spiritualità tradizionale e che attraverso la poesia si rende accessibile, almeno in parte, all'uomo. L'Autore sottolinea come la poesia sia in grado di attuare una fusione tra la dimensione umana e quella divina, con la stessa funzione che aveva nella cultura medievale: quella di tendere un ponte tra l'Essere e l'apparenza.
Lo stile di "Dio e il Poeta" è certamente uno degli aspetti più rilevanti dell'opera. Come già accennato, De Giorgio utilizza un linguaggio poetico che non solo veicola concetti filosofici, ma li vivifica. Il ritmo e la musicalità delle sue frasi sono impregnati di un'intensità mistica, quasi a voler evocare un mondo che esiste al di fuori della comprensione immediata. La sua scrittura sembra riflettere un continuo sforzo ascetico, una lotta interiore per trascendere l'individualità e per fondersi con la realtà assoluta.
L'intreccio tra filosofia e poesia nel libro non è mai forzato, ma si configura come un flusso armonico in cui l'espressione filosofica diventa quasi una metafora di ricerca e di ascesi. L'uso di ripetizioni e di ritmi incalzanti nel testo conferisce una tensione continua verso la meta ultima: quella di raggiungere il Divino, l'indicibile, l'Infinito.
"Dio e il Poeta" ci offre una visione della poesia che va oltre l'estetica, rendendo il poeta un tramite per la realtà metafisica e un cercatore della verità assoluta. |