L'Europa in guerra Stampa E-mail

Fabio Mini

L'Europa in guerra

PaperFIRST, pagg.201, € 16,00

 

mini europa  La guerra in Ucraina – spiega Fabio Mini (Generale di corpo d'armata, già capo di Stato maggiore del Comando NATO per il Sud Europa) in questo libro - è il risultato di una situazione estremamente complessa e delicata, riguardante la difesa di un Paese membro delle Nazioni Unite dall'aggressione da parte della Russia. Tale conflitto, purtroppo, poteva essere evitato se solo ci fosse stata la volontà di tutte le parti coinvolte. Tuttavia, la realtà ci dimostra che non è stato così e, anzi, la patente di giustizia e legittimità è stata utilizzata come strumento per alimentare ulteriormente il conflitto e per allargarlo incessantemente.

  È importante sottolineare che la legittimità rappresenta un vero e proprio dogma per l'Occidente, il quale, sebbene comprenda soltanto un quarto delle terre emerse e un settimo della popolazione mondiale, riesce a produrre il 50% del Prodotto Interno Lordo globale e a esercitare un'enorme influenza economica sul resto del mondo. Gli Stati Uniti, in particolare, sembrano essere intenzionati a limitare lo sviluppo economico dell'Occidente europeo, negando qualsiasi strumento militare indipendente. In questa situazione, l'Europa si trova a essere gestita da organi burocratici che riconoscono l'egemonia statunitense.

  È innegabile che gli Stati Uniti esercitino una supremazia globale e che si oppongano in modo deciso alla Cina e alla Russia. Tuttavia, il vero ostacolo per loro sembra essere rappresentato dalla potenza nucleare di Mosca, e non tanto dalla potenza commerciale della Cina. L'Ucraina, dunque, assume un ruolo fondamentale all'interno delle strategie degli Stati Uniti, poiché viene vista come uno dei tanti passi necessari per raggiungere l'obiettivo ultimamente desiderato: depotenziare il settore militare russo e indebolire l'economia europea. Inoltre, l'Ucraina rappresenta anche l'anticipazione di un possibile conflitto politico, economico e militare nei confronti della Cina.

  Tuttavia, è lecito chiedersi se tutto questo possa effettivamente giustificare un conflitto armato. Il pacifismo risponderà senza dubbio di no, poiché la sua filosofia si basa sull'idea di risolvere i conflitti attraverso mezzi non violenti. D'altro canto, la prassi politica sembra dimostrare che spesso eventi anche meno gravi di quelli che hanno portato alla guerra in Ucraina sono stati sufficienti per spingere l'Occidente ad intraprendere azioni militari, come abbiamo visto nei Balcani, in Iraq, in Siria, in Afghanistan e in Libia. Questo costante scenario geopolitico e mentale ci rivela un ennesimo segreto di Pulcinella: siamo inevitabilmente immersi in un periodo di guerra, più o meno dichiarata, che viene caratterizzato da una certa ipocrisia da parte di chi è coinvolto.

  La guerra in Ucraina rappresenta soltanto la punta dell'iceberg di un complesso e intricato sistema di poteri e interessi che coinvolge le principali superpotenze mondiali. Da un lato, gli Stati Uniti cercano di preservare la loro supremazia globale, ostacolando l'espansione economica dell'Europa e contrastando la Cina e la Russia. Dall'altro lato, l'Ucraina diventa una tessera fondamentale in tutto questo meccanismo, essendo un passo necessario per realizzare gli obiettivi statunitensi. Tuttavia, dobbiamo anche riflettere sulla morale e sulle implicazioni umanitarie di tali conflitti, considerando se sia davvero possibile giustificarli alla luce degli ideali pacifisti che sostengono una cooperazione rispettosa e non violenta tra le nazioni del mondo.