Jean-Henri Fabre
Ricordi di un entomologo Volume terzo
Adelphi Edizioni, pagg.746, € 42,00
Il terzo volume dell'opera "Ricordi di un entomologo" di Jean-Henri Fabre è suddiviso in due serie e offre un'ampia panoramica sul mondo degli insetti. La quinta serie è incentrata sullo scarabeo sacro e sulla cicala, analizzando i vari stadi del loro sviluppo e le loro abitudini. Vengono poi esplorati il Copris hispanus, gli ontofagi, i geotrupi, la mantide e l'empusa, con particolare attenzione alle loro abitudini di caccia, nido e schiusa.
La sesta serie esamina il Sisyphus e il Copris lunaris, l'atavismo, le scuole di entomologia e gli scarabei della pampa. Si esplorano poi i necrofori, il dettico dalla fronte bianca, la tettigonia verde, il grillo e gli acridi. Infine, si offre uno sguardo alla processionaria del pino, al suo ciclo di sviluppo, alle sue abitudini sociali e alla sua farfalla.
Il libro offre una dettagliata panoramica sul mondo degli insetti, soffermandosi sui loro comportamenti, le loro abitudini e il loro ruolo all'interno della natura. Grazie a un'approfondita analisi degli stadi di sviluppo degli insetti, il libro rappresenta un ottimo strumento per conoscere e apprezzare questi piccoli animali.
"Ho raccontato – spiega Fabre - i miei vani tentativi di un tempo per scoprire la dimora della larva; ho raccontato il penoso fallimento dei miei allevamenti in gabbia, e forse il lettore ha avuto compassione per i miei affanni vedendomi andare in giro per la città a raccogliere con vergogna, di soppiatto, il dono fatto alle mie creature da un mulo di passaggio per poi riporlo in un cono di carta. No, certo: nelle condizioni in cui mi trovavo, l'impresa non era facile. I miei ospiti, grandi consumatori, o per meglio dire grandi dissipatori, dimenticavano le difficoltà della gabbia dedicandosi disinteressatamente all'arte nella gioia del sole. Le pallottole si succedevano, meravigliosamente tonde, e dopo essere state fatte rotolare per un po' venivano abbandonate, rimanendo inutilizzate. Il monticello di viveri, da me radunato con tanta fatica nel segreto della notte incombente, diminuiva con sconsolante rapidità, e alla fine il pane quotidiano mancava. Del resto la manna filamentosa del cavallo e del mulo non si addice molto all'opera ma terna, come ho imparato in seguito. Ci vuole qualcosa di più omogeneo, di più duttile, che può essere fornito soltanto dall'intestino un po' rilassato della pecora." |