Massimo Vassallo
Breve storia dell'Ucraina Dal 1914 all'invasione di Putin
Mimesis Edizioni, pagg.377, € 19,00
Questo libro di Massimo Vassallo ripercorre la storia dell'Ucraina a partire dal 1914 fino all'inizio dell'invasione russa del febbraio 2022 e attualizza il precedente più ampio volume pubblicato dalle Edizioni Mimesis nel 2020.
L'Autore spiega che l'Ucraina non fu "una creazione di Lenin, anzi esattamente il contrario: Lenin da autentico "animale politico" nel senso aristotelico del termine (cosa che gli è riconosciuta anche dai suoi più acerrimi nemici) deciso in seguito di riconoscere l'esistenza di un'Ucraina a se stante – inserita in un quadro sovietico all'inizio sfumato e che più tardi sarà l'URSS – proprio perché ritenne che l'Ucraina già esistesse e avesse anzi già una forza intrinseca da "costringerlo" a tenerne freddamente conto per i suoi obiettivi precipui, che erano la rivoluzione socialista e non certo il rafforzamento del "nazionalismo borghese", per usare il linguaggio dei tempi".
Nel periodo compreso tra le due guerre mondiali, i territori ucraini non facenti parte dell'Unione Sovietica erano suddivisi fra tre Stati: Polonia, Romania e Cecoslovacchia. Essi costituivano la cosiddetta Ucraina occidentale.
Vassallo ricorda che Alfred Rosenberg "ebbe una consistente posizione ucrainofila sin dagli anni Venti, in odio alla Polonia e come "precauzione" contro un'eventuale rinascita "grande russa", ancorché "debolscevizzata" (parlava di barriere contro la "Moscovia", termine da lui riesumato)". Nel 1941, Rosenberg "si schierava per un'Ucraina vastissima, da L'viv in Galizia a Saratov in Russia (sul Volga) e parlava anche di includervi la Crimea".
Con il Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994 – si legge nel testo – "l'Ucraina accettò di smantellare del tutto il suo arsenale nucleare in cambio di garanzie anche da parte della Russia purtroppo risultate vuote, lasciando così la sola Federazione russa come Potenza nucleare, erede anche in questo dell'URSS; la mossa è stata in seguito criticata da non pochi ucraini (a quanto pare avevano ragione [...]) ma all'epoca era abbastanza largamente condivisa e in più vi erano le forti pressioni del presidente USA Clinton, desideroso di evitare una proliferazione nucleare postsovietica; lo stesso giorno l'Ucraina aderì al Trattato di non proliferazione nucleare".
Secondo l'Autore, "solo l'adesione alla NATO ha preservato, preserva e verosimilmente preserverà Estonia, Lettonia e Lituania dall'invasione russa che invece in questi giorni sta subendo l'Ucraina priva di tale scudo, giungendo al paradosso che la cosiddetta utilità dell'allargamento NATO è stata "dimostrata" proprio da Putin che pure – e dal punto di vista nazionale russo, chi può onestamente dargli torto? - condanna duramente questo processo".
L'articolo di Putin pubblicato nel luglio 2021 è "importantissimo perché va al cuore della questione russo-ucraina, che a mio parere – osserva Vassallo – non è il Donbas o la Crimea e neppure l'adesione alla NATO di cui nessuno vuole sminuire l'importanza per carità, bensì la radicale negazione dell'esistenza indipendente del popolo ucraino come entità a sé stante, ciò che gli ucraini non potranno evidentemente mai accettare; purtroppo l'Occidente non vi diede alcun peso e oggi ne vediamo i tristissimi effetti".
L'Autore ritiene "inane fare previsioni" riguardo all'evoluzione del conflitto russo-ucraino, ma scrive che "il popolo ucraino tuttavia non si farà distruggere facilmente e, verosimilmente, Putin lo constaterà". |