Attraverso Tehran Stampa E-mail

Alessandra De Cesaris

Attraverso Tehran
Spazi, luoghi, architetture


Franco Angeli, pagg.190, € 26,00

 

cesaris tehran  In questo volume riccamente illustrato, Alessandra De Cesaris (docente della Sapienza Università di Roma e collaboratrice della rivista di geopolitica "Limes") conduce il lettore alla scoperta della Capitale della Repubblica islamica dell'Iran, una città "brutta secondo i canoni tradizionali della bellezza", ma non priva di fascino "in quel coacervo di contraddizioni, di traffico, di polvere, di inquinamento, di case affastellate una sull'altra con le facciate laterali cieche, dovute a chissà quale regolamento edilizio".

  Tehran è una "città di recente formazione, quasi nuova rispetto alle altre grandi città del paese" e "assomiglia di più a una città occidentale che non a tutte le altre grandi città iraniane". Nel corso del Novecento, ha conosciuto una crescita demografica impressionante, passando dai 210.000 abitanti degli anni Venti ai due milioni degli anni Sessanta. Notevole è stata anche l'espansione edilizia che ha visto realizzare, tra il 1979 e il 1982, "quasi mezzo milione di ettari" di nuove costruzioni. Si è trattato di una crescita disordinata, avvenuta "al di là di ogni regolamentazione, in cui tipologie edilizie di ogni tipo – quelle dei ricchi a nord e quelle dei poveri a sud – si affastellano l'una accanto all'altra senza regola alcuna".

  Durante l'era Pahlavi, spiega l'Autrice, "la forma urbis di Tehran si modifica, al tessuto labirintico della città antica si sostituisce un tessuto urbano regolare, strutturato da una serie di strade rettilinee che costituiranno la matrice della città moderna".

  A partire dalla Rivoluzione del 1979, "che ha in parte interrotto la modernizzazione della società tentata dai Pahlavi", hanno fatto la loro comparsa "sui tanti muri grigi messaggi e immagini della morale islamica". I murales sono diventati "così tra i principali protagonisti dello spazio urbano di Tehran. I primi murales appartengono al genere propaganda anti Usa o anti Israele e sono influenzati graficamente dall'arte sovietica; in una seconda fse, che corrisponde alla guerra Iran-Iraq, i protagonisti sono i martiri della Rivoluzione che ancora oggi affollano le pareti della capitale insieme a una nuova generazione, in parte depoliticizzata ma sempre portatrice della spiritualità islamica, in cui prevalgono colori pastello e immagini soft. Naturalmente l'operazione murales non nasce dal basso ma è coordinata dalla Tehran la Beautification Organization che incarica e paga gli artisti previa autorizzazione del comune e dei proprietari del palazzo".

  Navab expressway, "l'autostrada abitata", è stata realizzata grazie a una serie di ampie demolizioni e rappresenta il "simbolo politico della Rivoluzione, simbolo della modernizzazione islamica della città, laddove la modernità è quella della mobilità – su gomma – e della coesione sociale. La strada, infatti, in prosecuzione con Charman, ha rappresentato il tentativo di collegare i quartieri ricchi del nord con quelli poveri del sud.

  La Capitale iraniana – aggiunge De Cesaris - "non è una città religiosa, ha resistito all'islamizzazione, pochi muezzin, pochi turbanti bianchi, pochi mullah che invece riempiono la vicina Qom e, nonostante la presenza di molte moschee, solo poche cupole e pochi minareti emergono dallo skyline cittadino", come "la Imam Khomeini Mosalla ancora in costruzione nel distretto Abbas Abad".

  Il gran bazar di Tehran, pur meno sontuoso di quello di Isfahan, "ha una struttura sostanzialmente lineare": al suo interno "per ritrovare la direzione si può far riferimento alla pendenza del terreno perché tutta la città è distesa sul pendio nella direzione nord-sud". Qui "le merci preziose, tappeti e i gioielli, sono collocate proprio in prossimità dell'ingresso principale", nel rispetto della regola secondo cui "il valore delle merci [...] decresce con l'allontanarsi dal centro".