Tifo. La passione sportiva in Italia Stampa E-mail

Daniele Marchesini – Stefano Pivato

Tifo
La passione sportiva in Italia


il Mulino, pagg.267, € 22,00

 

marchesini tifo2  In questo volume pubblicato nella "Biblioteca storica" del Mulino, gli Autori - Daniele Marchesini (già docente di Storia contemporanea presso l'Università di Parma) e Stefano Pivato (professore emerito di Storia contemporanea presso l'Università di Urbino) – tracciano una storia della passione sportiva in Italia.

  Dall'ambito medico il termine "tifo" ha nel corso del tempo conosciuto "una trasformazione di significato", scivolando "nella nuova accezione di passione sportiva a seguito del legame che è stato facile individuare tra le febbri tifoidi e le loro manifestazioni da una parte (momentanee alterazioni mentali), e la febbre sportiva che, contagiosissima, periodicamente esplode negli stadi dall'altra".

  Il tifo inteso in tale accezione, quindi, comprende "un universo di pratiche, momenti, segni testimonianze, oggetti presenti anche al di là e al di fuori dello stadio, il luogo deputato al suo consumo diretto. A seconda dei casi, certi elementi piuttosto di altri sono più o meno distintivi. Il fanatismo e la faziosità prima di tutto, che spingono a vedere sempre nei rivali e nei giudici di gara i responsabili dell'andamento sfavorevole di un confronto".

  La passione sportiva viene vissuta "da molti come una fede, da coltivare con spirito militante e senso di appartenenza. Con la dedizione che richiede una religione".

  Il verbo "tifare" – si legge nel testo - "significa rispecchiarsi nel campione e nella squadra in quanto espressioni più fedeli dell'identità di gruppo, con le sue regole e i suoi confini. Che garantiscono da indesiderate contaminazioni. Campioni e squadre conferiscono riconoscibilità e visibilità, testimoniano dell'esistenza di una comunità agli occhi del mondo".

  Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento si consuma il definitivo passaggio "di testimone fra due epoche": "Se si interpreta la fase di passaggio fra l'età dei giochi tradizionali e quella degli sport attraverso una serie di continuità e rotture, la passione costituisce l'elemento di persistenza più caratteristico. Mentre gli sferisteri si fanno via via silenti per la mancanza di pubblico, nei primi improvvisati campi il gioco della palla con i piedi importato dall'Inghilterra inizia ad attirare spettatori. Tuttavia il calcio dovrà aspettare ancora qualche anno per attingere livelli di popolarità elevata, mentre il ciclismo su pista già alla fine dell'Ottocento attira folle plaudenti".

  Nello stesso periodo, grazie alla diffusione dello sport "il campione diventa progressivamente protagonista della cultura di massa. E insieme agli attori, ai cantanti, alle teste coronate prende posto nell'universo dei personaggi insigni che – in epoche diverse – hanno affascinato e affascinano la collettività accendendola talora a egregie cose: gli esploratori, gli scienziati, gli artisti, i politici, i condottieri, i predicatori, i santi ecc. Coloro, cioè, che hanno occupato e occupano la memoria collettiva di un paese, che ne interpretano e rispecchiano valori e attese, che ne costituiscono stabili riferimenti, che dunque segnano profondamente il loro tempo".

  Se "Mussolini e il fascismo elevano lo sport a strumento di affermazione in campo internazionale", a partire dalla guerra fredda passione "sportiva e passione ideologica si fondono" sul "palcoscenico olimpico". La "rivolta giovanile del Sessantotto sembra rispolverare quel mai sopito sentimento antisportivo che all'inizio del Novecento aveva caratterizzato i comportamenti dei giovani socialisti, anarchici e repubblicani".

  Con l'ingresso in politica di Silvio Berlusconi, secondo gli Autori, si afferma "uno stile politico che proprio sullo strumentale rapporto fra sentimento sportivo e sentimento politico basa gran parte della sua propaganda elettorale".