Sull’uso pubblico della storia Stampa E-mail

Davide Conti

Sull'uso pubblico della storia

Forum Editrice, pagg.81, € 14,00

 

conti usopubblico  Questo libro inaugura la collana"Multiverso. Incrocio dei saperi" dell'Editrice Forum di Udine e contiene una lunga intervista allo storico Davide Conti curata da Andrea Lucatello sul tema della memoria storica e del suo uso strumentale da parte della politica che "distorce il senso degli eventi" e "determina la torsione della conoscenza".

  Secondo Conti, nel corso degli ultimi due decenni l'Italia ha rappresentato "un laboratorio sperimentale di una involuzione storico-memoriale che possiamo definire 'populismo storico', oggi approdata all'utilizzo della misura penale come disciplinamento della legittimità sul discorso pubblico sul passato".

  Dall'inizio degli anni Duemila ha preso le mosse "una sistematica 'politica della memoria' per il tramite di apposite leggi dello Stato. Proprio sul terreno della 'legislazione della storia' sono emerse aporie, contraddizioni e conflitti che evidenziano il ruolo dell'Italia come laboratorio di incubazione: prima delle forme contemporanee di revisionismo; poi di un vero e proprio 'rovescismo' (come lo ha definito Angelo D'Orsi); e, in ultimo, del populismo storico".

  La 'storia per legge' ha visto l'introduzione nel calendario civile nazionale italiano del Giorno della Memoria (27 gennaio), del Giorno del Ricordo (10 febbraio), della Giornata dell'Unità nazionale (17 marzo) e del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo (9 maggio). L'Autore osserva che "ognuna di queste rievocazioni laiche stabilite per legge ha finito per rappresentare elementi di evidente distonia tra la storia (intesa come ricostruzione metodologico-scientifica degli avvenimenti e interpretazione del loro senso generale) e la rappresentazione pubblica di quegli eventi del passato che lo Stato propone nella forma della retorica celebrativa".

  La "razionalizzazione ricostruttiva del passato" mira a "legittimare gli assetti storici del presente rendendoli omogenei alla narrazione ufficiale e al discorso storico-celebrativo".

  Conti ricorda che la "funzione della storia nella sfera pubblica dovrebbe essere quella di ricomporre i fatti e gli avvenimenti del passato; esercitare questo compito nella piena libertà e indipendenza della ricerca; sottoporre con metodo scientifico questa ricostruzione a una costante verifica critica; offrire alla società non solo una resa cronologica degli eventi ma l'orizzonte di senso che questi ultimi hanno rappresentato e rappresentano".

  Il volume si chiude con un'appendice iconografica tratta da "Lapidarium" di Paolo Pandullo, un lavoro fotografico sui monumenti pubblici a ricordo delle vittime delle stragi italiane realizzato nel 1998 "in un bianco e nero rigoroso" che – come spiega Roberta Valtorta – "dopo più di vent'anni è di grande e commovente attualità".