Vera Inber
Quasi tre anni Leningrado Cronaca di una città sotto assedio
Guerini e Associati, pagg.231, € 17,50
Vera Inber, nata a Odessa nel 1890 in una famiglia della borghesia ebraica, tenne un diario durante l'assedio di Leningrado da parte delle truppe tedesche (settembre 1941 – gennaio 1944), uno degli eventi più drammatici della Seconda guerra mondiale.
Il diario - recentemente tradotto e pubblicato a cura di Francesca Gori nella collana "Narrare la memoria" delle Edizioni Guerini e Associati – "fu insignito del premio Stalin nel 1946" e si compone di testi che, "in linea con la retorica ufficiale del potere" sovietico, "celebravano la strenua difesa di Leningrado come supremo sacrificio compiuto in nome degli ideali della Patria. Operando una forte azione di autocensura, l'autrice ridusse e modificò il testo delle proprie memorie per seguire i dettami dell'epoca e le regole sancite nel 1943 dall'Istituto di storia del Partito Comunista per la raccolta e classificazione dei materiali destinati alla narrazione dell'assedio".
Nel diario, la Inber – che durante l'assedio lavorava alla TASS, l'agenzia di stampa ufficiale sovietica, e collaborava con Radio Leningrado – "assegna uno spazio rilevante – spiega la Curatrice – alla sua fede ideologica, trasfigurando eroicamente la resistenza della città ed esaltando lo sforzo quasi sovrumano degli abitanti di Leningrado, fino a dar forma a un'epica dell'assedio".
Il 9 novembre 1942, l'Autrice (il cui padre era cugino di Lev Trockij) annotava: "C'è qualcosa di irresistibile nella voce di Stalin. Lo si percepisce dal modo in cui parla che sa tutto e che non ci ingannerà.
"In questo discorso parlava con calma e convinzione dei nostri rapporti con gli alleati, della vittoria che è indiscutibile. Nessuno ne dubita, l'unica questione è quando avverrà. Ma dopo questo discorso, anche il «quando» in qualche modo è diventato più vicino. Vivo solo per vedere quel giorno!" |