Ugo Mattei
Il diritto di essere contro Dissenso e resistenza nella società del controllo
Piemme, pagg.239, € 17,90
Con questo libro, Ugo Mattei (docente di Diritto civile presso l'Università di Torino) rivendica il "diritto (soggettivo) garantito dal diritto (oggettivo)" di essere "contro" il "green pass", l'obbligo vaccinale, la gestione UE della crisi Ucraina e l'espansione della NATO, la logica dell'emergenza protratta.
L'Autore non ha mai scaricato il "green pass", che ritiene "l'equivalente funzionale di una tessera di adesione a un "regime di dispotismo irrazionale", perfino duale, che fa della sorveglianza la cifra del suo esistere". La certificazione verde rappresenta "il vero punto di non ritorno e il capolavoro spettacolare della trasformazione cognitiva sociale messa in piedi dalla gestione pandemica. La confusione normativa creata ad arte fra green pass e condizione privilegiata per il suo ottenimento (la protratta terapia cosiddetta "vaccinale" con prodotti riconosciuti), nonché la palese irrazionalità giuridica introdotta dall'equiparazione di situazioni fra loro profondamente eterogenee quali l'essere vaccinato, guarito o negativo a un tampone, costituisce la modalità attraverso la quale lo spettacolo inverte il rapporto mezzo e fine. Ostensibilmente il fine è la lotta alla pandemia e il mezzo è il green pass. Nella realtà il fine è il green pass e il mezzo è il terrore pandemico".
"Il green pass – aggiunge Mattei - costituisce dunque la modalità tecnologica di trasferimento della logica della rete nel mondo materiale e la sua efficace riproduzione. Tutte le persone (come tutti i computer) possono così essere targate e seguite in ogni loro spostamento. Può essere condizionato il loro accesso a qualsiasi servizio o necessità della vita (non solo andare al cinema, lavorare, andare al ristorante, utilizzare mezzi pubblici o entrare in banca e alle poste come oggi, ma anche accedere ai propri soldi, al cibo o al carburante) attraverso l'introduzione di qualsiasi sottostante al QR code. Oggi è l'essere vaccinati o tamponati, domani sarà aver pagato puntualmente le tasse o le multe, dopodomani aver stipulato le assicurazioni obbligatorie per la sanità privata, il giorno dopo non aver letto o aver letto certi libri o seguito certi programmi obbligatori di formazione decisi dal potere. Insomma, il green pass è la prima trasposizione in un paese occidentale della logica della cittadinanza a punti, ossia del "chinese advantage" nel governo istituzionale di una società complessa".
Mattei si pone "politicamente contro" l'obbligo vaccinale contro l'infezione SARS-Cov-2, poiché non può essere imposto alcun obbligo "al di fuori di stretti limiti di costituzionalità, coerenti con il Codice di Norimberga e con le molte altre carte internazionali che, dopo gli orrori del nazismo, considerano un crimine contro l'umanità la sperimentazione di trattamenti sanitari senza il consenso libero dell'interessato". "In effetti – spiega l'Autore -, l'obbligo per un trattamento sanitario di natura vaccinale a durata limitata e che quindi obbliga tutta la popolazione a più di un trattamento annuo non è solo una gallina dalle uova d'oro per Big Pharma. Esso costituisce anche un regolare e gradualmente accettato accesso al corpo dei cittadini, indipendente dalla loro volontà – la barzelletta italica del consenso informato a un ricatto è sotto gli occhi di tutti –, che presenta tratti estremamente preoccupanti, se non già nell'immediato certo sul medio-lungo periodo. Ogni innovazione tecnologica infatti parte da un bisogno sociale desiderabile. Tuttavia, il suo uso commerciale è determinato dalle occasioni di profitto (o di potere) che genera per i titolari dei suoi brevetti ben più che dal suo benefico potenziale. La sperimentazione sui corpi umani ha un valore economico potenzialmente inestimabile e le grandi corporation, che ben sappiamo comportarsi istituzionalmente da sociopatici, incuranti di ogni impatto sulla vita, sono strutturalmente pronte a tutto. Esse non si sono certo mai fatte scoraggiare dalla atroce storia che ha portato all'elaborazione del decalogo di Norimberga, come reso tristemente celebre dalle sperimentazioni letali di un antibiotico proprio di Pfizer sui bambini nigeriani di Kano nel 1996".
L'Autore è anche "politicamente contro il coinvolgimento del nostro paese in avventure belliche, che nulla hanno a che fare con il ripudio della guerra di cui all'articolo 11 della Costituzione": "vorremmo anche poterci dichiarare pacifisti e vincolati dal "ripudio della guerra" dell'articolo 11 della Costituzione, senza essere arruolati nelle file di Putin dalla propaganda bellica occidentale (sostenuta dai soliti oligopoli finanziari), che naturalmente non è diversa da quella dell'altro fronte".
L'Italia è diventata "il luogo in cui sperimentare anche offline la logica dell'online, e dunque l'antidiritto nel cuore della culla del diritto occidentale". Perciò, è urgente "cogliere l'essenza che caratterizza l'esperienza della democrazia liberale distinguendola, almeno in alcune fasi storiche, dai totalitarismi". E tale essenza – questa è la tesi centrale che si ricava dalla lettura del libro - risiede "nel riconoscimento strutturale, in quanto tale implicito, del "diritto di essere contro", una protezione costituzionale di natura qualitativa della minoranza dissenziente". |