L'ultima seduta del Gran consiglio del fascismo Stampa E-mail

Francesco Pellegrini

L'ultima seduta del Gran consiglio del fascismo

Clueb, pagg.256, € 20,00

 

pellegrini ultima  Francesco Pellegrini, ricercatore storico indipendente, ricostruisce, in questo libro, quello che avvenne a Roma, nella Sala del Pappagallo di Palazzo Venezia, il pomeriggio e la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, durante la "riunione fiume" (terminò alle 2.20 del mattino del 25) del Gran consiglio che decretò la fine del Regime fascista.

  Poiché, per ordine di Benito Mussolini, della riunione non venne redatto alcun verbale ufficiale (il Duce, infatti, "si oppose alla volontà del gerarca Dino Grandi di ospitare, per l'occasione, uno stenografo"), utili "a ricostruire un'immagine di senso" sono risultate "le dichiarazioni postume dei partecipanti", che l'Autore ha sapientemente raccolto e riordinato inserendole quali tessere nel mosaico.

  Nella prima parte, al fine di "meglio decodificare e comprendere le affermazioni di Mussolini e dei gerarchi coinvolti in quella fatidica riunione", Pellegrini ripercorre gli avvenimenti richiamati dai partecipanti nel corso del Gran consiglio, "attingendo a documenti e dichiarazioni" e soffermandosi, in particolare, "su alcuni controversi episodi della Seconda guerra mondiale che ebbero una forte ricaduta nella genesi del Gran consiglio: la caduta dell'isola di Pantelleria, la campagna militare di Sicilia, la resa della piazzaforte di Augusta per mano degli Alleati, e il convegno di Feltre, con il faccia a faccia tra Hitler e Mussolini".

  Nella parte centrale del volume, che si estende per quasi centocinquanta pagine, l'Autore cerca di riscrivere, sulla base dei documenti oggi disponibili, "il verbale che non fu mai scritto" (come recita anche il titolo del capitolo). "Tuttavia – spiega il ricercatore – alcuni dei partecipanti, come Luigi Federzoni, Alfredo De Marsico, Giuseppe Bottai e Gaetano Polverelli riuscirono a raccogliere, dal vivo, alcune osservazioni e appunti, testimonianze preziose per fissare una prima traccia utile. Di particolare valore sono gli appunti presi da Luigi Federzoni, pubblicati nel dicembre del 2020 dall'Archivio centrale dello stato e che permettono allo storico di procedere a un'analisi dei fatti più completa e precisa. Altri protagonisti, come lo stesso Mussolini, Dino Alfieri, Enzo Galbiati, Tullio Cianetti, Giuseppe Bastianini, Giacomo Acerbo, Roberto Farinacci e Cesare Maria De Vecchi redassero, nei mesi e negli anni seguenti, personali ricostruzioni, dedicando al Gran consiglio del 24 luglio alcuni paragrafi delle loro memorie e dei loro diari, e altri ancora, come Grandi, Carlo Scorza e Alberto De Stefani, vergarono volumi espressamente dedicati al tema".

  Conclude il volume un breve capitolo in cui vengono ripercorsi, ora per ora, gli avvenimenti del giorno successivo, il 25 luglio 1943: "Trascorsa quasi una giornata dopo la conclusione del Gran consiglio, alle 22.53, attraverso i microfoni della radio, Giovanni Battista Arista lesse il celebre comunicato: «Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni dalla carica di capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato di Sua Eccellenza il Cavaliere Benito Mussolini,e ha nominato capo del Governo, Primo ministro, Segretario di Stato il Cavaliere, Maresciallo d'Italia, Pietro Badoglio»".