Valentina Rita Scotti
La Turchia di Erdoğan
il Mulino, pagg.165, € 14,00
Valentina Rita Scotti, docente di Diritto Pubblico Comparato presso la European Law and Governance School (ELGS) in Grecia, propone in questo saggio una lettura del ventennio di Recep Tayip Erdoğan alla guida della Turchia, uno dei Paesi più dinamici nell'attuale scenario politico internazionale.
L'Autrice spiega che "la democrazia maggioritaria che contraddistingue la Turchia di Erdoğan non rappresenta una vera novità per la vita istituzionale del paese, ma si pone in linea di continuità con il passato e può semmai intendersi come l'esasperazione di una cultura politica abituata alla presenza di figure forti e carismatiche". Questo, tuttavia, non equivale a "una generale acquiescenza della popolazione, che, al contrario, pone sempre maggiore attenzione al rispetto dei diritti fondamentali e delle dinamiche democratiche al di là del mero momento elettorale".
La politica di Erdoğan mira a "trasformare la Turchia in una potenza regionale, capace di partecipare alle scelte globali in maniera attiva". Pur restando fedele - "ma non subalterna" - all'alleanza con l'Occidente, Ankara "consolida i rapporti con i vicini già avviati negli anni Novanta e rilancia il suo ruolo a livello globale come affidabile potenza regionale e come pivot del mondo musulmano".
In tale contesto, "trova spazio un nuovo progetto di politica estera, elaborato dall'ammiraglio Cem Gürdeniz. Il progetto Mavi Vatan (patria blu) prevede che il ruolo geostrategico della Turchia passi per il controllo dei mari che la circondano. Da qui derivano il forte impegno turco in Libia e Siria, l'interesse per lo sfruttamento del gas nel Mar Nero e la ferma volontà di non cedere terreno dinanzi alle pretese greche per la definizione di un mare territoriale che di fatto limita la sovranità turca a poche miglia marine dalla sua costa".
I vent'anni di Erdoğan alla guida della Repubblica di Turchia hanno prodotto "una chiara evoluzione non solo del paese e delle sue istituzioni, ma anche dei pilastri dottrinali su cui l'ordinamento turco si fonda sin dall'inizio dell'era repubblicana".
"Nel solco della tradizione" – fa notare l'Autrice – "il leader è l'architrave su cui l'egemonia dell'intero partito si regge; così, a vent'anni dal primo insediamento dell'AKP, alcuni autori hanno cominciato a evidenziare le similitudini di leadership tra Kemal ed Erdoğan e a elaborare una dottrina dell'erdoganismo, una one-man rule fondata sul neopatrimonialismo come sistema economico, sul populismo come strategia politica, sull'islamismo come ideologia politica". |