Nascita della Turchia moderna Stampa E-mail

Gert Brojka

Nascita della Turchia moderna

Novalogos, pagg.379, € 24,00

 

Brojka turchia  Gert Brojka, dottore di ricerca dell'ateneo torinese, ricostruisce in questo documentato saggio l'origine e lo sviluppo del nazionalismo turco nell'arco temporale compreso tra la seconda metà dell'Ottocento e la morte di Mustafa Kemal Atatürk avvenuta nel 1938.

  Il volume è diviso in tre capitoli. Al primo l'Autore ha assegnato una funzione introduttiva, descrivendovi la nascita della coscienza nazionale turca nell'ambito dell'Impero Ottomano.

  Il secondo capitolo è dedicato al secondo periodo costituzionale dell'Impero Ottomano fino alla nascita della Repubblica (1923), allorché si ebbe "il passaggio dall'ottomanismo come concetto universale di cittadinanza al nazionalismo turco". Questa fu "una fase di enormi cambiamenti e di trasformazione del pensiero intellettuale, nella quale il nazionalismo turco si formò e consolidò attraverso l'esperienza delle guerre balcaniche e della Prima guerra mondiale".

  Nel terzo capitolo, infine, l'attenzione è concentrata sull'attuazione del nazionalismo mediante la pedagogia nazionale nella Repubblica turca.

  "Nella seconda metà del XIX sec. - spiega Brojka -, alcuni degli intellettuali giovani ottomani iniziarono a rivendicare la loro etnia, evidenziando la lingua turca. Queste prime inclinazioni sul nazionalismo degli uomini di cultura e di alcuni uomini di Stato, diedero inizio alla turchificazione dell'impero, riscoprendo la loro identità etnica". Prendendo atto dei cambiamenti globali e dell'esaurirsi dell'ottomanesimo, i turchi "cominciarono a scoprire il loro passato storico antico e si incamminarono versa la via del nazionalismo".

  La gioventù turca rivestì un ruolo essenziale nell'affermazione dell'identità turca e, in particolare, nella "creazione della nuova lingua come unico obiettivo per il futuro. La forza e la virtù risiedevano nella lingua vernacolare".

  Nella creazione della coscienza nazionale, la dimensione linguistica era fondamentale. Similmente a quanto avveniva in Germania e in Ungheria, anche la lingua turca doveva essere purificata e in particolare andava "ripulita dai termini arabi" e persiani.

  Un altro passo decisivo nella formazione nazionale fu rappresentato dal ruolo assegnato "all'interpretazione storica e al suo mito dell'antichità, in una visione della nazione perenne". Sull'esempio giapponese, le madri turche avrebbero dovuto "educare la prole con le leggende e i racconti del glorioso passato turco, un popolo eroico, nobile e maestro delle arti".

  In tale ottica "perennista" della storia nazionale turca, venne valorizzata la figura di Gengis Khan, il quale "era di sangue turco" e segnò "il periodo più potente, più glorioso e più radioso nella storia turca".

  Soprattutto dopo le guerre balcaniche, l'Anatolia "assunse una primaria importanza", cominciando a essere vista "come culla della cultura turca dove si parlava il vernacolare, ma anche come territorio della patria turca" e finendo con l'assumere pure "connotazioni mitiche": "Essa era considerata la vera culla e l'anima della nazione, che con il sacrificio dei propri figli aveva scritto pagine gloriose della storia turca, ma alla fine fu dimenticata insieme al suo importante passato".

  L'Autore, nell'ultima parte del volume, riconosce a Gazi Mustafa Kemal Pascià Atatürk – padre dei turchi – un ruolo "di estrema importanza nella costruzione del nazionalismo turco".