Lucio D'Angelo
Il radicalismo sociale di Romolo Murri (1912-1920)
Edizioni FrancoAngeli, pagg.171, € 21,00
Lucio D'Angelo, docente di Storia contemporanea presso l'Università di Perugia, ha studiato a fondo la figura e il pensiero di Romolo Murri. In questo agile saggio, esamina un aspetto spesso trascurato dalla storiografia murriana: la concezione che l'ex sacerdote – sospeso a divinis il 14 aprile 1907 e scomunicato a vitando dal Sant'Uffizio il 22 marzo 1909 – aveva del radicalismo "e in qual modo essa andò, prima, formandosi nel suo impianto generale e, poi, precisandosi nei particolari".
Secondo l'Autore, è "più che probabile" che Murri sia stato affiliato alla Massoneria prima di maturare la decisione di aderire al Partito radicale nelle prime settimane del 1912, benché dell'affiliazione massonica murriana "manchino a tutt'oggi prove documentali".
"Una volta iscrittosi al Partito radicale – spiega D'Angelo -, egli ne divenne in poco tempo uno dei dirigenti più considerati, tanto che il 30 aprile fu chiamato a far parte, per cooptazione, della direzione centrale, della quale rimase membro sino al novembre 1919".
Il programma murriano perseguito all'interno del Partito radicale mirava all'attuazione di un'assoluta libertà religiosa e della completa laicizzazione dello Stato, rendendo "pienamente democratico l'apparato statale, non solo mediante un ampio decentramento amministrativo e l'accrescimento e la difesa delle autonomie locali, ma anche, e soprattutto, opponendosi con vigore alle crescenti ingerenze dell'amministrazione statale centrale e del potere esecutivo nell'attività legislativa".
Sul piano sociale, la funzione che Murri attribuiva al sindacato coinvolgeva tutte le classi "e riguardava, pertanto, non «i soli operai salariati», ma «le più varie professioni ed uffici sociali». Inoltre, mirava ad avviare un «processo di reintegrazione organica della società», sia ricostituendo le «funzioni sociali in unità corporative» e ricercando «l'armonia e l'equilibrio tra di queste», sia studiando il modo di «dominare i moti popolari e dirigerli a fini positivi, verso una più alta giustizia», sia tutelando i «supremi interessi dei consumatori contro le coalizioni e le possibili esorbitanze dei singoli gruppi di produttori». Per il deputato di Montegiorgio, dunque, i sindacati andavano trasformati, in obbedienza ai supremi interessi della collettività nazionale, da organizzazioni rivendicative di classe in associazioni professionali suddivise per settori lavorativi e per categorie produttive".
Alla luce di tali idee propugnate dall'uomo politico marchigiano, non stupisce che egli si sia avvicinato al movimento fascista "a cominciare dai mesi estivi del 1921".
Il volume è arricchito da un'ampia antologia di testi murriani risalenti al secondo decennio del Novecento. |